Dopo il successo della mostra dello scorso anno sul pittore spagnolo Joaquin Sorolla (Valencia, 1863 – Cercedilla, 1923), Palazzo Reale apre la prima retrospettiva su El Greco (Creta, 1541 – Toledo, 1614), promossa dal Comune di Milano Cultura e prodotta da Palazzo Reale e MondoMostre, con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia. «Si tratta di un personaggio straordinario e singolare», così introduce il pittore Juan Antonio García Castro, co-curatore della mostra insieme a Palma Martínez – Burgos García e Thomas Clement Salomon alla conferenza stampa tenutasi alla residenza dell’ambasciatore spagnolo in Italia, con sede a Roma. La singolarità del pittore non è solo data dalla sua forte personalità, che a soli 26 anni lo portò ad abbandonare la Creta bizantina e approdare a Venezia per una formazione più completa. È l’uso di colori acidi non mescolati, la grande espressività dei suoi personaggi che lo pongono in un contesto molto più contemporaneo rispetto a quello del suo tempo. A 41 anni, si stabilì a Toledo, dove sognava di ottenere incarichi dal re Felipe II, incarichi che non ottenne mai a causa delle sue iconografie e composizioni originali che disorientarono gli acquirenti.
Il percorso espositivo, spiegano i curatori, è articolato in cinque diverse sezioni, pensate come aree tematiche che ripercorrono la vita dell’artista e il rapporto che egli ha avuto con i luoghi in cui ha vissuto. Importante è l’impatto che hanno avuto i grandi maestri italiani come Parmigianino, Correggio, Tiziano, Tintoretto, Michelangelo e i Bassano nella formazione del pittore cretese. Di uguale importanza furono le permanenze in diversi paesi mediterranei: partendo da Creta in cui nacque, susseguono i soggiorni a Venezia, Roma e Toledo, dove morirà. Questa sua formazione poliedrica gli permise, senza mai perdere la sua originalità, di mettere in dialogo il mondo bizantino orientale con il manierismo occidentale. La prima sezione si intitola Un bivio e affronterà gli esordi del pittore nella sua terra natia, Creta, con la produzione di icone e il successivo apprendistato a Venezia e Roma. Tappe decisive per l’artista. Nella seconda sezione, Dialoghi con l’Italia, si trovano esposte le opere che hanno sentito l’impatto dei pittori italiani, ammirati da El Greco per l’uso dei colori e della luce (Tiziano, i Bassani), per la plasticità delle figure (Michelangelo). Nella terza, Dipingendo la santità, viene approfondita la prima fase di produzione di opere a Toledo. Scene religiose e dipinti devozionali sono i protagonisti, complice anche il mercato dell’arte della città in stretta relazione con il contesto della Controriforma.
Richiamando il sistema delle icone cretesi, nella quarta sezione della mostra, Di nuovo l’icona, i lavori mostrano una profonda introspezione in cui il pittore indaga a fondo le potenzialità espressive dei gesti. A conclusione del percorso per rendere omaggio all’unica opera mitologica realizzata dal pittore nell’ultima sezione, Laocoonte, si trova l’omonima opera, piena di messaggi, molti dei quali al giorno d’oggi non sono stati ancora completamente interpretati. Per la realizzazione di questo progetto espositivo, grandi musei come le Gallerie degli Uffizi e la National Gallery di Washington hanno concesso il prestito di autentici capolavori. La mostra sarà inoltre accompagnata dalla produzione di un catalogo edito da Skira Editore che raccoglie i testi di Panayotis Ioannou, Giulio Zavatta e Alessandra Bigi Iotti, Palma Martínez-Burgos García, José Redondo Cuesta, Ana Carmen Lavín, Fernando Marías Franco e José Riello.
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