Fino al 10 gennaio 2021 il Castello Campori della Città di Soliera (MO) ospita “Arnaldo Pomodoro. {sur}face”, la mostra personale dello scultore Arnaldo Pomodoro (Morciano di Romagna, 1926). L’esposizione, a cura di Lorenzo Respi, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Arnaldo Pomodoro, racconta la personalità del noto artista che ha segnato profondamente la seconda metà del Novecento italiano.
Il titolo della mostra “Arnaldo Pomodoro. {sur}face” nasce da un gioco di parole tra i termini “superficie” e “volto”. L’esposizione, infatti, intende presentare un aspetto inedito dell’opera di Pomodoro, ossia l’uomo prima dell’opera. Si articola in un percorso che affonda le sue radici nell’esperienza teatrale degli anni Cinquanta, periodo di ricerca e grande libertà creativa, passando per l’Obelisco e le sculture degli anni Duemila, sino al bozzetto in bronzo dell’opera ambientale Ingresso nel labirinto (1995-2011). «I progetti scenici, le grandi opere e le installazioni ambientali sono le testimonianze tangibili che l’uomo-artista ha cercato instancabilmente la complessità della realtà nelle forme perfette, corrodendole con un potente segno informale, istintivo ma sempre razionale, in grado di svelare l’inganno dei sensi quando la vita è vissuta solo superficialmente. {sur}face è un viaggio in timelapse nell’interiorità di Arnaldo Pomodoro alla scoperta delle passioni che hanno stimolato la sua creatività e orientato il suo sguardo critico verso la vita e la storia. La maschera teatrale che indossa l’attore consegnando la ribalta al suo personaggio e il labirinto sotterraneo che disorienta avvolgendosi incessantemente su se stesso sono i confini di uno spazio mentale in cui Arnaldo Pomodoro fatica a delimitare il suo anelito di infinitezza, metafora di libertà e di serenità che ogni essere umano dovrebbe meritare. {sur}face è un’esperienza totale, spaziale e virtuale, analogica e digitale, per conoscere l’uomo», ha spiegato il curatore Lorenzo Respi.
Il percorso della mostra si articola in due parti, per un totale di sette sale espositive. La prima parte è dedicata alla messinscena per La passione di Cleopatra di Ahmad Shawqui sui ruderi di Ghibellina (1989) e presenta i costumi originali, i disegni preparatori e i bozzetti scenografici, oltre alle fotografie e ai video dello spettacolo. La seconda parte racconta la genesi di Ingresso nel Labirinto, un’opera ambientale di circa 170 mq iniziata nel 1995 e costruita quasi interamente in fiberglass patinato con foglia di rame nei sotterranei dell’edificio ex Riva-Calzoni di Milano. Quest’opera è definita dall’artista «una riflessione su tutto il mio lavoro: il gesto di riappropriazione e di recupero di un’attività artistica che ha attraversato i decenni della mia vita e ne costituisce una sorta di sintesi» e viene qui presentata attraverso i rilievi Untitled (fiberglass, 2005) e Continuum (2010) e Ingresso nel Labirinto, studio (2011-2020), per la prima volta esposto al pubblico.
Nell’ultima sala i visitatori potranno immergersi nell’esperienza Labyr-Into, un progetto di Oliver Pavicevic e Steve Piccolo realizzato con le tecnologie GearVR e OculusRifT, che costituisce una libera interpretazione di Ingresso nel Labirinto, coinvolgendo il visitatore in un’esperienza multisensoriale in realtà virtuale di grande suggestione.
L’esposizione prevede anche una sala interamente dedicata ai più piccoli, pensata ad “altezza di bambino” e dotata di supporti didattici audio e video, e visite guidate e laboratori didattici organizzati dal Dipartimento Educativo della Fondazione Arnaldo Pomodoro e la ludoteca Il Mulino di Soliera.
In occasione della mostra, inoltre, è stato installato nella piazza antecedente al Castello l’Obelisco per Cleopatra, concesso in comodato d’uso gratuito al Comune di Soliera per tre anni. Si tratta di un’opera di quattordici metri in corten e bronzo, progettata nel 1989 per la messinscena di Cleopatra e realizzata nel 2008. Il sindaco di Soliera Roberto Solomita commenta così l’installazione dell’opera: «la presenza magnetica dell’Obelisco di Cleopatra, che per tre anni abiterà la piazza di Soliera dà misura immediata di quanto sia cruciale l’apertura ai linguaggi dell’arte contemporanea per consolidare l’identità culturale della nostra città . Grazie al percorso intimo e straordinario all’interno dell’opera di Arnaldo Pomodoro, il Castello Campori conferma la propria vocazione al contemporaneo, come luogo in grado di accogliere il visitatore e accendere curiosità profonde».
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