La personale di Esther Stocker è ospitata nello spazio della Navata dell’ex chiesa di Sant’Agnese, mentre Orditi della razionalità nella zona dell’ex sacrestia. Gli spazi della Fondazione Alberto Peruzzo vennero riaperti nel 2023, in seguito ad un lungo restauro iniziato nel 2015, che ha rivelato la presenza di alcuni reperti, ora ospitati nella zona archeologica.
Appena varcata la soglia dell’area espositiva si viene accolti dall’ambiente bianco e sacrale dell’ex navata dove è ospitata l’installazione site-specific di Esther, comprensiva di opere pittoriche e scultoree che riflettono attorno alla concezione illusoria della razionalità, presentandoci una sorta di passaggio da uno stato di ordine ad uno di caos.
Esther Stocker ci racconta infatti che le sue opere vogliono rappresentare come le «forme di irrazionale possano far parte del razionale», reputando infatti «affascinante come entrambe possano avvenire nello stesso momento». Tali concetti sono ben espressi in Untitled, 2021, opera che ci presenta questa contrapposizione fra rigore e caos, in quanto troviamo qui rappresentati dei piccoli quadrati bianchi su sfondo nero che, essendo disposti in modo tale da sfuggire da una sorta di rigido schema d’organizzazione spaziale, vanno a generare un moto dinamico e caotico. Riccardo Caldura, il curatore, rimarca questo concetto, sottolineando infatti come la sua ricerca «faccia della griglia e dei dispositivi d’ordine un problema». Ed è proprio su questo aspetto, su questa rottura della schematicità, e sugli studi che legano l’arte alla psicologia della percezione, che va generarsi il collegamento alla seconda esposizione Orditi della razionalità definita da Marco Trevisan, Direttore della Fondazione, una mostra da «un respiro molto internazionale». Troviamo infatti venti opere di diciassette artisti differenti, otto dei quali stranieri.
Le opere qui esposte di Biasi Joseph Albers, Alberto Biasi, Dadamaino, Fernand Léger, Paolo Scheggi e altri ancora, derivanti sia dall’archivio della Fondazione Alberto Peruzzo sia da minori realtà museali, come quella ad esempio del Museo Umbro Apollonio di San Martino di Lupari, vogliono proporci una storia, una evoluzione di un genere che ha posto le sue radici nel ‘900, legato ai concetti di astrattismo geometrico e influenzato dai movimenti del costruttivismo Russo, del neoclassicismo di Mondrian, fino ad arrivare al Bauhaus. Proprio qui, a Padova, si è concretizzato e sedimentato nel Gruppo N, composto da alcuni artisti che ritroviamo esposti.
Riccardo Caldura definisce questa sezione come «un ponte fra passato e presente, dove questa – Orditi della razionalità – è la parte storicizzata ». Presentando alcune trame profonde che hanno attraversato il ‘900, permette dunque un dialogo e un confronto con la realtà artistica contemporanea di Esther Stocker.
La Fondazione Alberto Peruzzo tramite queste esposizioni ci presenta dunque due storie, che seppur distanti, sono in realtà vicine, legate da questa evoluzione della forma e dei concetti di astrattismo geometrico e percezione ottica.
Essa inoltre favorisce e sostiene la creazione di un dialogo fra varie entità museali locali, al fine di permettere la creazione di alcune attività di scambio, di prestito e di collaborazione. Questi prestiti costituiscono infatti per Marco Trevisan una occasione per « valorizzare quelli che sono stati i momenti più rilevanti per la storia dell’arte contemporanea nel territorio veneto ».
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