Fino al 3 giugno 2024 è possibile visitare presso gli spazi della Chiesa dei Ss. Crispino e Crispiniano e del foyer dell’Hotel Villa Igea di Palermo la mostra Nonostante Ballarò del fotografo siciliano Francesco Bellina e del designer e artista sardo Antonio Marras. Nata dall’incontro tra i due artisti, la mostra riporta una descrizione umana e sensibile degli abitanti e dei protagonisti del quartiere in cui sorge uno degli storici mercati di Palermo, con i quali a più riprese Marras ha instaurato un rapporto coinvolgente, indispensabile per la costruzione di un’indagine sociale sorretta dalla moda.
Le creazioni stilistiche dell’artista sardo fungono da pretesto per generare una ribaltata e intensa connessione con Ballarò, che nelle dirette ed eleganti fotografie di Bellina fa da scenografia vissuta e reale ad un racconto fortemente animato da sguardi, sorrisi, posture, ma soprattutto da tutti quei props ormai naturali del quartiere che evidenziano emarginazioni territoriali e particolari e compromesse condizioni sociali di luoghi apparentemente lontani.
Il progetto, in cui Bellina e Marras hanno mantenuto una decisa coerenza con le proprie produzioni e i propri approcci, ha reso possibile fare finalmente dei cittadini i veri protagonisti contemporanei, evadendo dalle solite e noiose abitudini in cui Ballarò viene inquadrato nella mera ottica di lontana cornice scenografica e turistica, che alimenta l’emarginazione nei confronti dei tossicodipendenti e delle comunità estere trasferitesi nel tempo tra i vicoli del quartiere.
Nonostante Ballarò è una mostra semplice, frutto di un progetto sincero e libero da ricorsi a forme pretenziose, in cui si addensano in modo naturale e per nulla invadente alcuni simboli di una narrazione silenziosa e umile, tramite i quali è possibile addentrarsi nelle vicende, forse soltanto immaginabili, alle spalle di ogni sguardo ritratto e con cui percepire un senso di naturale vicinanza. È in questo modo che moda e fotografia, da sempre fianco a fianco nella generazione di nuovi canoni estetici, producono una bellezza prossima, accessibile e veritiera, ovvero quella originaria dell’individuo stesso, appartenente anche alle assurde sfaccettature della propria vita, affinché non dimenticare le donne e gli uomini di ogni singolo quartiere più emarginato.
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