Da una parte, uno street artist che ha fatto dell’anonimato la sua cifra stilistica più evidente, dall’altra un maestro, anzi, un profeta dell’arte contemporanea, il cui volto è diventato un’icona dei nostri tempi. Facile intuire che si tratta di Banksy e Andy Warhol ma cosa hanno in comune? Tra le varie, la sperimentazione sia di metodo che concettuale sulle tecniche di riproducibilità, dalla serigrafia allo stencil. E ad approfondire tutti gli altri punti di contatto ma anche di distanza tra Warhol e Banksy, è una mostra curata da Sabina de Gregori e Giuseppe Stagnitta, visitabile al Palazzo della Cultura di Catania fino al 2 giugno 2022 e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Catania.
«L’obiettivo di questa mostra è far dialogare i due più importanti Business Artist della storia dell’arte: due artisti che non si sono mai conosciuti, non si sono mai parlati, e che pur trovandosi l’uno all’opposto dell’altro finiscono per convergere in quei punti di sutura che rendono l’anonimo famoso e il famoso anonimo. È nell’ambiguità dei loro messaggi che l’uno getta un ponte verso l’altro. È nella differenza tra le loro personalità che si annida una somiglianza profonda», così i curatori introducono la mostra.
Più di 100 le opere in esposizione, provenienti da famose collezioni private di tutto il mondo e da importanti gallerie d’arte: come la Kate Moss ritratta da Banksy nella posa della famosa Marilyn Monroe di Warhol, oppure la ragazzina con l’hula hoop realizzata a stencil a Nottingham nel 2020 come invito a recuperare il senso delle cose, e ancora il famoso Self Portrait del 1967 di Warhol. E poi le opere più significative, come i ritratti politici di Mao e Lenin di Warhol e il dipinto di Lincoln, Winston Churchill e la Regina Elisabetta di Banksy. Ad accompagnare la mostra, un saggio sui due artisti, a cura di de Gregori e Stagnitta, pubblicato da Fandango Libri.
«Chi era Andy Warhol? Era, come la rivista Time ha continuato a definirlo in modo diffamante, un supremo spacciatore di trovate pubblicitarie? O era, come insistono a considerarlo legioni di collezionisti e seguaci, un profeta, la cui visione ha saputo catturare la vera, effimera, parcellizzazione del nostro tempo?», spiegano i curatori. «Da una parte, dunque, Warhol e le sue opere divenute un prodotto di consumo e il suo nome un vero e proprio brand, e dall’altra Banksy grande esperto di comunicazione che continua a far parlare di sé trasformando il vandalismo di strada in un evento internazionale da prima pagina, capace di raggiungere l’intero pianeta, ormai un brand di successo riconosciuto in tutto il mondo, e non solo in quello dell’arte», continuano. «Banksy, come Warhol, diventato un vero e proprio marchio come la Coca-Cola o la Nike. Due artisti le cui più celebri opere mai realizzate sono loro stessi: “Nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti” diceva Warhol e Banksy risponde: “Ognuno nella vita avrà 15 minuti di anonimato”. Figure geniali, capaci di creare un cocktail potente di celebrità, satira e voyerismo e che hanno saputo trasformare la loro arte in un evento straordinario».
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