Il Labirinto della Masone di Fontanellato ospita la mostra “Ugo Celada da Virgilio. Enigma antico e moderno” a cura di Cristian Valenti, visitabile fino al 17 settembre 2023. Atmosfere sospese, bellezze criptiche e luoghi magici accomunano il luogo e l’arte di Ugo Celada da Virgilio (1895-1995). Artista isolato, non inserito nel dibattito critico dell’epoca, visse un periodo di fama tra gli anni ‘20 e gli inizi degli anni ’30, esponendo alle Biennali d’Arte di Venezia e alla Permanente di Milano per poi essere dimenticato poco a poco. La mostra nasce con la volontà di raccontare e riscoprire questo artista.
Il Labirinto della Masone, aperto nel 2015 a Fontanellato (PR), è un parco culturale con il più grande labirinto al mondo di bambù progettato da Franco Maria Ricci – editore, designer, collezionista d’arte, bibliofilo – con gli architetti Pier Carlo Bontempi e Davide Dutto. Esso ospita spazi culturali per più di 5mila metri quadrati, destinati alla collezione d’arte di Franco Maria Ricci – circa 500 opere dal Cinquecento al Novecento – e a una biblioteca dedicata ai più illustri esempi di tipografia e grafica.
Ugo Celada visse una vita lunghissima, dal 1895 al 1995, un secolo esatto, un secolo in cui è testimone dei più grandi cambiamenti e stravolgimenti della storia dell’umanità. Tuttavia, in questo caos, il pittore mantovano riesce a rimanere sempre fedele a sé stesso e alla sua arte, un’arte classica e personale, slegata dal contesto politico, sociale, storico e artistico in cui vive. Le immagini di Celada sono statiche, inespressive, intrise di bellezza, avvolte in un’atmosfera sospesa e magica. Il pittore, soprattutto nella ritrattistica, riesce ad appiattire la prospettiva emotiva e psicologica in favore dell’oggettivazione dei caratteri individuali dei soggetti, grazie al sapiente utilizzo della pittura nel suo aspetto più artigianale.
La mostra si sviluppa attraverso tre sale. Nel percorso sono state inserite opere di artisti a lui contemporanei, considerati dallo stesso Celada come maestri o fonti di ispirazione, con la volontà di collocare l’artista nel contesto culturale del suo tempo. Nel primo spazio sono esposte opere con tematiche che concernono gli aspetti familiari e i nudi. Sono gli anni della formazione e della creazione di uno stile personale. Le opere in questa sala dialogano con un dipinto di Hayez e uno di Archimede Bresciani da Gazoldo.
La seconda sala, invece, si concentra sulla rappresentazione della figura umana e, quindi, della ritrattistica. Le opere di Cagnaccio da San Pietro, con cui Celada condivide una certa sensibilità, e di Giorgio de Chirico, considerato l’unico dei suoi contemporanei che abbia saputo padroneggiare realmente gli strumenti dell’arte, accompagnano il percorso alla scoperta del pittore mantovano.
Il terzo e ultimo ambiente è caratterizzato da nature morte, tra il metafisico e il surrealista, in cui il pittore crea un’atmosfera sospesa mescolando scorci prospettici alla Cézanne e trovando una coerenza iconografica con le opere esposte di Giorgio Morandi e Gregorio Sciltian. Inoltre, vengono presentati paesaggi en plein air, caratterizzati da una pennellata veloce, in cui l’artista segue le orme del naturalismo lombardo.
Celada cercava in tutto un canone del bello, che è terreno di studio ed elucubrazioni da tempi immemori, prendendo significati e significanti diversi nel corso della storia. Nel Simposio, Platone considera che l’idea di bello si esprima nelle cose perché la loro bellezza sensibile è il riflesso dell’idea. Seguendo le orme, quindi, dell’estetica platonica Ugo Celada da Virgilio non presenta una bellezza reale ma rappresentazioni idealistiche.
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