23 marzo 2023

“Burning Green”: Andriu Deplazes alla Collezione Maramotti

di

A cosa si riferisce il “verde che brucia”? Andriu Deplazes lo racconta, visivamente, con un nuovo corpus di opere e secondo un’inedita modalità allestitiva nella Pattern Room della Collezione Maramotti

Andriu Deplazes, Burning Green. Exhibition view Collezione Maramotti, Reggio Emilia. Ph. Roberto Marossi

Per la sua prima mostra personale in Italia Andriu Deplazes presenta “Burning Green”, letteralmente verde che brucia, alla Collezione Maramotti ospiterà fino al prossimo 30 luglio. È un immaginario drammatico, quello evocato dal titolo, che si riferisce – come immediato viene da pensare – al paesaggio, alla crisi ambientale, allo sfruttamento del territorio ma anche a molto altro, dalla sfera militare alla quotidianità familiare, trasparente e perturbante resa con colori fluorescenti che connotano le opere esposte.

Per volontà dell’artista, svizzero di origini e residente a Marsiglia, la mostra è tutta da scoprire, passo dopo passo, parete dopo parete: l’inedita – per la Pattern Room – modalità allestitiva impedisce al primo sguardo di avere una visione d’insieme. Solo assecondando, senza paura, questo percorso, avremo la possibilità di guardare, di attraversare mondi intimi organizzati per momenti successivi e di essere guardati.

Andriu Deplazes, Tambursoldat (Tambour soldier), 2023. Acrilico su plexiglass, 251 x 81 x 0,4 cm. Courtesy of the artist and Galerie Peter Kilchmann, Zurich. Ph. Roberto Marossi

«Few pigeons and three musicians soldiers take space before entering in the exhibition» per usare le parole di Andriu Deplazes (alcuni piccioni – in acrilico su bronzo patinato – e tre soldati musicisti si fanno spazio prima di entrare in mostra). I soldati, dipinti su plexiglass e allestiti in prossimità delle vetrate della Pattern Room, intonano – idealmente – una fanfara solenne e marziale che ci accompagna all’interno di un corridoio in occasione della nostra marcia. Il corridoio è volutamente stretto e sulle pareti sono esposti lavori su carta e dipinti su tela che hanno come soggetto un immaginario militare con cui entriamo in relazione: noi guardiamo i soldati e i soldati guardano noi. È sottile e insieme profonda la riflessione Deplazes. Perché il primo spazio che attraversiamo è una dimensione musicale e militaresca? La risposta è nel carattere originario della fanfara, celebrativo e coinvolgente tanto da attirare l’attenzione e la partecipazione dell’essere umano. Ma questa musica non è semplicemente musica e come essa dà ritmo, così controlla e assoggetta rivelandosi per ciò che è «not a game but a war» (non un gioco ma una guerra). Riferito al nostro tempo attuale, e intrecciato con il ruolo dell’essere umano, da un punto di vista filosofico e antropologico, questo pensiero attraverso immagini concrete e suoni evocati, svela ciò che si nasconde dietro il falso mito dell’emozione della fanfara: una forma di assoggettamento, resa esplicitamente dalla situazione che si crea quando, camminando, guardiamo i soggetti militari dipinti, mentre loro ci guardano e i soldati alle finestre guardano a loro volta.

Andriu Deplazes, Burning Green. Exhibition view
Collezione Maramotti, Reggio Emilia. Ph. Roberto Marossi

Lasciando l’esperienza dello spazio militare, entriamo nel secondo spazio, quello familiare, pensato come uno spazio di relazione diretta con le tele esposte, senza che sguardo alcuno controlli i nostri movimenti. Deplazes ha scelto questa narrativa volendo in qualche modo ricordare che dietro a ogni soldato si nascondono uomini e famiglie, sottolineando la difficoltà emotiva che si prova quando si parte e quando si torna dalla guerra. Come se l’elaborazione e la rielaborazione di schemi di potere appartenesse, oltre che alla società, anche alle strutture familiari. I dipinti ritraggono scene di vita quotidiana in interni domestici stranianti o in contesti dominati dalla natura, e sono popolati da alienate figure umane-umanoidi, dai tratti indefiniti.

Andriu Deplazes, Burning Green. Exhibition view
Collezione Maramotti, Reggio Emilia. Ph. Roberto Marossi

Così per esempio in Körper und offene Tür (Bodies and open door, 2023) ci troviamo di fronte a una famiglia riunita intorno a un grande tavolo su cui poggia un vassoio con un pesce rosso morto, mentre un uomo tiene la porta aperta e un altro allaccia una scarpa a un bambino. Oppure in Körper mit Katzen und Blumen am Tisch (Body with Cats and flowers at table, 2023) osserviamo un uomo sullo sfondo e due gatti in primo piano, cui è affidata la presenza vitale. La sensazione è quella di trovarsi di fronte l’unheimlich, perché ciò che è familiare e abituale ci appare diverso. Ma è davvero diverso? Forse si tratta solo di una reazione rispetto a qualcosa che pensiamo di non conoscere, e che invece ci appartiene. Un esempio, forse ancora più evidente, viene da Körper auf Tischtennistisch (Body on tennis table, 2023). Quest’opera ha molto del vissuto di Deplazes: lui vive a Marsiglia, e da quella città riprende un angolo di un parco cittadino che accoglie vite pur sembrando trascurato, dimenticato. Anche in questo dipinto gli uomini che giocano sembrano inermi, malati, come figure sullo sfondo di un wallpaper, dove l’unico dato vitale viene dal cane. 

Andriu Deplazes, Burning Green. Exhibition view
Collezione Maramotti, Reggio Emilia. Ph. Roberto Marossi

Segue, nel corridoio immediatamente adiacente, un momento di calma espositiva. Deplazes sceglie di esporre lavori che richiamano l’hazard, la coincidenza. C’è un approccio fortemente intuitivo ma anche preparatorio rispetto all’ultimo spazio, dedicato al paesaggio. L’arrivo a Reggio Emilia è coinciso con un periodo di osservazione dei settori primari e secondari di cui la città vive, dall’allevamento alla produzione casearia, da cui sono nate opere come Klee lässt Holstein verschwindem (Clover lets Holstein cattles disappear, 2023) e Holstell im Stall (Holstein in cattle stable, 2023). La prima opera nell’ultima immagine è più romantica che realistica. Non è solo uomo, affiancato da due mucche, che tiene un bambino. È piuttosto un monito per il futuro, contro gli allevamenti intensivi, contro lo sfruttamento del territorio, contro un presagio apocalittico come quello di cui Two flourescent balls si fa portatore. Cosa sono? Droni? Animali geneticamente modificati? Nuove armi? Critiche e oniriche insieme, queste opere ci fanno sentire a disagio, ma ci stimolano anche una forte empatia, perché riconosciamo in esse qualcosa di umano, troppo umano. 

I soggetti di Deplazes sono vulnerabili, come lo siamo noi del resto, in balia di una conoscenza che è controllata, trasparente, sfruttata. Attraverso loro abbiamo l’occasione di mettere in discussione la nostra percezione estetica e morale. Con una vena di malinconia ma anche con ironica determinazione, queste opere ci interrogano mentre noi ci interroghiamo sull’identità, sulle dinamiche sociali e sulla condizione del presente e del futuro in rapporto a una natura forse già troppo antropizzata. 

Andriu Deplazes, Burning Green. Exhibition view
Collezione Maramotti, Reggio Emilia. Ph. Roberto Marossi

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui