07 dicembre 2024

Canaletto Van Wittel Bellotto. Il Gran Teatro delle città. Capolavori dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica, a Cuneo

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Il Complesso Monumentale di San Francesco a Cuneo ospita la mostra Canaletto Van Wittel Bellotto. Il Gran Teatro delle città. Capolavori dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica, a cura di Paola Nicita e Yuri Primarosa, fino al 30 marzo 2025

Canaletto Van Wittel Bellotto. Il Gran Teatro delle città. Capolavori dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica. Complesso Monumentale di San Francesco, Cuneo. Ph.Monkeys Video Lab

Dodici lavori provenienti dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma sono approdati negli spazi del Complesso Monumentale di San Francesco a Cuneo. Il progetto espositivo, realizzato con la Fondazione CRC e Intesa San Paolo, offre uno spaccato storico inedito sulla rappresentazione degli scenari urbani di Roma e Venezia tra Seicento e Settecento. In quell’epoca la capitale italiana rappresenta la tappa fondamentale del Grand Tour, seguita dal fascino ineguagliabile della città lagunare. Attraverso lo sguardo di Canaletto, Van Wittel, Bellotto e Pannini la mostra invita ad osservare le città in una prospettiva capace di unire egregiamente tecnica pittorica, rigore scientifico e sguardo poetico. Gli scorci panoramici di questi pittori ricordati come “i vedutisti” diventano polaroid del passato intente a celebrare lo splendore delle città. I vedutisti, sulla scia della filosofia illuminista intenta a indagare e conoscere la realtà nel modo più razionale possibile, rappresentano i panorami cittadini con un’esattezza fotografica e un’attenzione al vero senza precedenti. 

Gaspar van Wittel, Veduta di Roma dalla Piazza del Quirinale, 1684. Olio su tela, 48,5 x 122 cm. Courtesy Gallerie Nazionali di Arte Antica, Roma (MiC) – Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck per la storia dell’arte/Enrico Fontolan

La meticolosa tecnica esecutiva di Gaspar Van Wittel (1652-1736) prevede anche l’utilizzo della camera ottica. Per questo motivo, oltre che per un difetto della vista, era conosciuto come “Gaspare dagli occhiali”. L’artista olandese è stato innovatore di questo procedimento, descritto da Giovanni Battista della Porta nel 1539 nel suo libro De refactione optices parte libri novem, mediante cui era possibile riportare scrupolosamente ogni dettaglio.

La Veduta di Roma dalla Piazza del Quirinale (1684) è un olio su tela che immortala la maestosità del Palazzo del Quirinale elegantemente eretto su una piazza colma di aristocratici, gente del popolo, carrozze, cavalli, cani liberi e bambini che corrono. Come in una fotografia, la piazza è congelata nel tempo ma la composizione ritrae questi soggetti in movimento, raccontando le vicende del momento senza tralasciare una piccole dose di humor. La piazza panoramica è dipinta come se fosse un palcoscenico, esaltata dalla costruzione dello spazio, dalle miniature suggestive e dal sapiente uso del colore di Van Wittel.

Gaspar van Wittel (Amersfoort, 1652/1653 – Roma, 1736). Veduta del Tevere a Castel Sant’Angelo, 1683. Tempera su pergamena, 26,5 x 47,3, inv. 1408. Courtesy Gallerie Nazionali di Arte Antica, Roma (MiC) – Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck per la storia dell’arte/Enrico Fontolan

Nel dipinto Veduta del Tevere a Castel Sant’Angelo (1683) il pittore olandese osserva lo scorcio del lungotevere Tor di Nona fino a palazzo Altoviti. L’opera di Van Wittel è un documento importante poiché è antecedente alla distruzione del palazzo cinquecentesco, demolito per la costruzione degli argini del fiume. Il panorama si apre sino alla basilica di San Pietro mostrando inoltre la “spina del Borgo”, l’agglomerato urbano che verrà abbattuto nel Novecento per l’apertura di via della Conciliazione.

Gasparre dagli occhiali non dipinge esclusivamente il panorama architettonico ma le sue vedute sono capaci di cogliere la vitalità del luogo celebrando un popolo ritratto indaffarato e allegro. Il suo interesse nell’osservazione della realtà si estende anche in quei paesaggi in cui domina la natura. Ne è un esempio il dipinto ad olio su tela Isole Borromee (1686-1690 ca). Le isole del lago Maggiore erano di proprietà della famiglia Borromeo che ospitò e molto probabilmente commissionò il dipinto dell’idilliaca veduta che ricorda le scene d’arcadia. Van Wittel ritrae magistralmente l’armonia degli edifici architettonici, situati al centro dell’opera, e la verdeggiante natura in cui sono immersi, animata da alcuni pastori e viandanti. 

Giovanni Paolo Pannini (Piacenza, 1691 – Roma, 1765). Capriccio con la statua equestre di Marco Aurelio, 1745. Olio su tela, cm 186 x 154,5, inv. 2349. Courtesy Gallerie Nazionali di Arte Antica, Roma (MiC) – Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck per la storia dell’arte/Enrico Fontolan

In mostra sono presenti anche due opere del maestro del capriccio architettonico Giovanni Paolo Pannini (1671-1765). Il Capriccio con la statua equestre di Marco Aurelio (1745) ritrae una Roma fantastica in cui colonne corinzie reggono un architettura in rovina costellata di bassorilievi conquistati da selvatiche piante rigogliose. L’imponente statua di Marco Aurelio si erge imponente al di sopra di un uomo che in piedi su alcune rovine replica il gesto dell’imperatore romano, intento a predicare. Nel capriccio di Pannini, caratterizzato da un equilibrio scenografico, si mescolano vedute architettoniche esistenti e fittizie in un capolavoro che si eleva in un puro amore per l’antico.

Venezia è per Giovanni Antonio Canal, noto come Canaletto (1697-1768), una città palcoscenico, un teatro all’aperto. I suoi dipinti, amati in particolare dai grandi collezionisti inglesi dell’epoca, contribuirono indubbiamente ad edificare l’immaginario collettivo della città mito. La Serenissima esercitava un significativo fascino in quel periodo e le vedute di Canaletto erano richieste da mercanti, antiquari e mediatori di ogni tipo. 

Giovanni Antonio Canal detto Canaletto (Venezia 1697 – 1768). Veduta di Venezia dal Canal Grande verso Ca’ Foscari, circa 1735-1741. Olio su tela, cm 69 x 94, inv. 1037. Courtesy Gallerie Nazionali di Arte Antica, Roma (MiC) – Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck per la storia dell’arte/Enrico Fontolan

Le tele di Canaletto danno l’illusione di riuscire ad esplorare la città grazie ad un ineguagliabile virtuosismo pittorico e ad una scrupolosa tecnica che ha saputo conciliare il disegno dal vero e gli schizzi eseguiti con la camera ottica. Le sue composizioni ritraggono cieli sereni e scorci urbani ricchi di dettagli, animati da una moltitudine di piccole e ordinate figure che ricostruiscono la vita urbana. 

Nell’opera Veduta di Venezia con il Ponte di Rialto da Palazzo Dolfin-Manin (1741 ca) riporta con nitidezza descrittiva la complessità degli edifici che attorniano il ponte del Canal Grande, immortalando meticolosamente ogni dettaglio. Una serie di gondole affollano il primo piano della veduta, divenendo esse stesse un ponte tra le arcate rinascimentali che ospitano le botteghe dei carbonari alle opposte sponde della Riva del Vin. Allo stesso modo Canaletto ritrae Veduta di Venezia dal Ponte di Rialto verso Ca’ Foscari (1735-1741), ribaltando il punto di osservazione. 

Canaletto, Veduta di Venezia con il Ponte di Rialto da Palazzo Dolfin-Manin (1741 ca)

Un quadro di Bernardo Bellotto (1721-1780), nipote di Canaletto, conclude il percorso espositivo. La Piazza del Mercato della Città Nuova di Dresda (1750-1759) offre una veduta della città sassone attraverso drammatici chiaroscuri e fredde cromie verdastre caratteristiche dello stile del pittore.  Realizzato quasi certamente per Augusto III documenta la piazza ripristinata dopo l’incendio del 1685. La piazza è stata poi totalmente distrutta dai bombardamenti del 1945 e la tela è quindi una delle poche testimonianze del suo aspetto originario.

Accompagna il progetto espositivo il catalogo edito da MondoMostre con i contributi critici dei curatori Paola Nicita e Yuri Primarosa. Dopo le mostre I colori della fede a Venezia: Tiziano, Tintoretto, Veronese nel 2022 e Lorenzo Lotto e Pellegrino e Tibaldi. Capolavori dalla Santa Casa di Loreto nel 2023, visitate da oltre 54 mila persone, il territorio di Cuneo conferma il suo ruolo come centro di produzione culturale riconosciuto a livello nazionale, costruendo un ponte tra la provincia piemontese e la capitale d’Italia.

Bernardo Bellotto, La Piazza del Mercato della Città Nuova di Dresda, 1750-59

1 commento

  1. Magnifico articolo di presentazione di una mostra di quadri interessanti e significativi.
    Chiarissima anche la parte esplicativa riguardante i singoli dipinti e i loro autori.
    Complimenti per la scrittura fluida e chiara.
    Articolo molto apprezzato 🙂

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