Categorie: Mostre

“Capovolgere è sexy”: il PAC di Milano consacra Marcello Maloberti, con la sua più ampia retrospettiva

di - 3 Gennaio 2025

La Madonnina ci dà le spalle. Colei che brilla d’oro anche nei cieli più cupi e nebulosi di Milano, che dall’alto della guglia maggiore del Duomo ci accoglie a braccia aperte, qui ha lo sguardo al muro, in una capricciosa punizione. Nella Milano capovolta di Maloberti, quella di IN SEARCH OF THE MIRACULOUS (2024) è la statua a grandezza naturale di una Madonna ottocentesca ritenuta miracolosa dalla peculiare capacità di accogliere le preghiere dei credenti, e acquistata dall’artista nell’azienda olandese Fluminalis. A lei però non possiamo rivolgerci, il suo sguardo rifiuta ogni contatto: a chi andranno ora le nostre preghiere?

METAL PANIC di Marcello Maloberti (Codogno, 1966) ripensa il PAC di Milano e lo trasforma nel riflesso metafisico della città meneghina. Le opere che la compongono e che ripercorrono la sua carriera a partire dagli anni Novanta, attraverso nuove produzioni, lavori passati o rielaborazioni apposite per lo spazio, compongono la più ampia e completa retrospettiva dell’artista curata da Diego Sileo in mostra fino al 9 febbraio 2025.

Marcello Maloberti
VIA PADOVA 355; 2024
Courtesy l’artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano
Marcello Maloberti
CIRCUS CUORE MIO, 2019
Installazione performativa, Ulassai
Inkjet print, 50x75cm; 61×86,5×8 cm framed
Courtesy l’artista e Galleria Raffaella Cortese,
Milano

Quello di Maloberti è un intervento artistico che trasforma il Padiglione in un cantiere meticoloso nascosto dentro alla copertura in acciaio zincato di ULTIMATUM (2024) che ne riveste parzialmente la facciata, con un respiro metallico proprio dell’immaginario urbano che caratterizza ormai la Milano contemporanea e che in questa mostra diventa sfondo concettuale. METAL PANIC è un’azione sartoriale dalla sensazione di work in progress che dal fuori, dalla città, ritaglia e trasferisce nello spazio espositivo i suoi elementi, le sue connotazioni, che qui vengono assemblate e ricucite. I tubi metallici simbolo della Milano operosa del Novecento che sorreggono la copertura del “cantiere” sono gli stessi che articolano l’impalcatura dell’opera da cui la mostra prende il nome, dove tutta la violenza delle canne di un fucile viene trasformata da un soffio in un nuovo canto fatto di respiri che riecheggiano acuti in tutto lo spazio, sotto forma di dolci spaventi. Le pinze dei mercati di quartiere tengono alte il sipario dell’Italia contemporanea la cui bandiera è l’intreccio delle trame a quadretti bianchi e rossi delle trattorie tradizionali, mentre il guardrail che traccia i bordi delle strade con TILT (2024) ridisegna lo spazio aprendo a un nuovo percorso fatto d’inciampi, d’incontri, di epifanie proprio come accade camminando tra le vie della città, in cui si ha la sensazione di stare tra le cose.

Marcello Maloberti, METAL PANIC. Veduta della mostra. PAC Padiglione d’Arte Contemporanea 2024.
Foto Andrea Rossetti

Il gesto sartoriale di Maloberti si semplifica nel taglio continuo del paio di forbici nella performance SIRONI (1885–1961) che fanno dell’universo sironiano dei frammenti dando forma alla leggerezza di un quadro privo di ogni dimensione. Lo stesso strumento le cui punte vengono addolcite in CHANCE DI UN CAPOLAVORO (2024) da piume d’oca bianche dalla tensione ultima tra forza e poesia; al contrario di quelle taglienti che tengono aperte le pagine di 277 libri che compongono PETROLIO (2024), l’opera postuma di Pier Paolo Pasolini.

Marcello Maloberti
CIELO, 2022
Installazione performativa
Bangkok Art Biennale 2022
Fotografia di Soopakorn Srisakul
Courtesy l’artista, Bangkok Art Biennale e Galleria Raffaella
Cortese, Milano

Appoggiate allo spazio, le opere prendono forma in mezzo al pubblico manifestandosi come apparizioni semantiche, incontri vissuti come illuminazioni o meglio come martellate in testa che in METAL PANIC si traducono nelle parole di otto MARTELLATE (1990) dove la calligrafia dell’artista vibra grande nella luce bianca dei neon, creando un intreccio di pieni e di vuoti dalle simpatie giocose o dagli immaginari profondi del cuore. Poesie che a loro volta si inseriscono tra la tensione diretta dei Sette Savi (1981) di Fausto Melotti, esposti nel giardino del Padiglione, e l’installazione performativa di BOLIDI (2024).

Marcello Maloberti, METAL PANIC. Veduta della mostra. PAC Padiglione d’Arte Contemporanea 2024.
Foto Andrea Rossetti

Nella Project Room del PAC convivono le memorie più care dell’artista nei lavori più significativi del suo percorso artistico per gran parte realizzati negli anni Novanta, dove al cartello passato e posizionato a terra di KASALPUSTERLENGO (2015) si contrappone quello d’ingresso alla città di Milano che pesante pende sospeso sopra alle nostre teste perché ribaltare è sexy. Mentre la Madonnina ci nasconde ancora il volto in attesa di essere riposizionata al suo posto, Maloberti capovolge le cose, sotto sopra, così che anche il cielo possa finalmente (ri)conoscersi nella vertigine del suo nome ora scritto nel verso giusto.

Durante ogni weekend dell’intero periodo di apertura della mostra, invece, verrà proposta al pubblico la performance LA SUGGERITRICE (2024) che coinvolgerà direttamente i visitatori. In occasione dell’ultimo weekend di mostra, invece, verrà realizzata la performance BACIAMANO che vedrà protagonista l’attore Ninetto Davoli.

Marcello Maloberti, METAL PANIC. Veduta della mostra. PAC Padiglione d’Arte Contemporanea 2024. Foto Andrea Rossetti
Marcello Maloberti, METAL PANIC. Veduta della mostra. PAC Padiglione d’Arte Contemporanea 2024. Foto Andrea Rossetti
Marcello Maloberti, METAL PANIC. Veduta della mostra. PAC Padiglione d’Arte Contemporanea 2024. Foto Andrea Rossetti
Marcello Maloberti, METAL PANIC. Veduta della mostra. PAC Padiglione d’Arte Contemporanea 2024. Foto Andrea Rossetti

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