“Caravaggio. Il contemporaneo” al MART, una mostra-dialogo tra Caravaggio, Pasolini e Burri. Curata dal Presidente del museo Vittorio Sgarbi, la mostra è visitabile dal 9 ottobre al 14 febbraio 2021.
Con un ritardo di più di tre mesi a causa del coronavirus e dopo una serie di difficoltà per quel che concerne il prestito dell’opera di Caravaggio Il seppellimento di Santa Lucia (1608) causate, per Vittorio Sgarbi, «Da una forte resistenza da parte di figure anche, forse, innamorate del dipinto ma prive di competenza o funzione» – , è giunta al MART, cuore della nuova mostra “Caravaggio. Il contemporaneo”. Il dubbio legato alla concessione dell’opera, di proprietà del Fondo Edifici di Culto, oltre ad aver scatenato polemiche, ha tenuto sulle spine l’intero museo, incerto, sino a qualche settimana prima, della realizzazione effettiva della mostra.
La mostra, visitabile nasce dall’idea che Sgarbi ha elaborato di Caravaggio. Per il Presidente del MART, Caravaggio è contemporaneo perché è paragonabile a Michelangelo e Raffaello, ma solo nel 1900.
«Conviene ribadire due concetti fondamentali e apparentemente contraddittori: tutta l’arte è arte contemporanea; contemporaneo è un dato non ideologico, ma semplicemente cronologico».
“Caravaggio. Il contemporaneo” getta un ponte tra l’arte classica, rappresentata da Caravaggio e la contemporaneità , incarnata da Pier Paolo Pasolini e da Alberto Burri.
La propensione di Caravaggio di ritrarre i violenti, gli esclusi e la vita di strada lo hanno fatto demonizzare dalla Chiesa, con una damnatio memoriae durata secoli. Non vi sono elogi a Caravaggio fino agli anni ’20 del 1900. La sua figura venne rivalutata da uno dei critici più importanti della storia italiana, Roberto Longhi, il quale – come racconta Vittorio Sgarbi durante la conferenza al MART – teneva delle lezioni su Caravaggio, seguite da un giovane e appassionato Pier Paolo Pasolini.
Per Sgarbi, il dialogo tra il pittore seicentesco e l’intellettuale friulano è viscerale. Come Caravaggio, anche Pasolini è stato demonizzato. Dopo essere stato scoperto in compagnia di minorenni, i “fatti del Ramuscello” avvenuti nel 1949, quando ancora risiedeva nel Friuli ed è stato escluso a livello sociale (dimesso dalla scuola in cui insegnava) e politico (cacciato dal PCI). E come quando Caravaggio si è spostato a Roma, anche Pasolini nella città eterna ha incontrato i ragazzi di vita. Con un approccio crudo e profondamente umano, se Caravaggio ha dipinto i ragazzi di vita, Pasolini li ha raccontati attraverso i suoi romanzi e i suoi film. Per Sgarbi, il Bachino malato (1593-1594) di Caravaggio è il Franco Citti di Pasolini. Il fil rouge tra Caravaggio e Pasolini è il martirio, contemporaneo e antico. Il cadavere di Pasolini, straziato e abbandonato, è come quello di Santa Lucia.
Rapportate alle immagini del corpo morto di Pasolini vi sono i dipinti e una scultura dell’artista Nicola Verlato, i quali riproducono il cadavere del poeta. Legata alla morte, vi è il grande dipinto I naufraghi di Cagnaccio di San Pietro.
Il dialogo che Sgarbi analizza tra Caravaggio e Burri, invece, si individua sul piano formale: nella parte alta del quadro Seppellimento di Santa Lucia del pittore seicentesco, la quale risulta essere “identica” alla produzione dell’artista di Città di Castello. Il dramma e il vuoto che troviamo nell’opera caravaggesca lo troviamo in un monumentale Ferro SP (1961) di Burri. Ciò che unisce i due artisti è anche un soggiorno in terra sicula. Caravaggio ha dipinto Santa Lucia, Burri ha realizzato un sudario su Gibellina, il Grande Cretto (1968), presente in mostra mediante le fotografie di Massimo Siragusa.
Una scelta discutibile a livello di coerenza contenutistica è la riproduzione della tela “Seppellimento di Santa Lucia”, realizzata con tecnologie avanzate da Factum Arte e Factum Fondazione. La tela cercherà di colmare il vuoto dell’opera di Caravaggio, la quale farà ritorno a Siracusa il 13 dicembre, in occasione della festa di Santa Lucia.
Vi sono due opere-sipario simboliche per i propri colori -il rosso e il nero- e per i propri temi, ossia la morte e la malattia della civiltĂ , una di Herman Nitsch (dalla collezione del MART) e una di Margherita Manzelli (dalla collezione della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo)
A contornare “Caravaggio. Il contemporaneo” vi sono due Focus di approfondimento dedicati ad artisti visivi il cui lavoro richiama, si ispira o evoca l’estetica caravaggesca: Nicola Samorì e Luciano Ventrone.
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