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Carlos Amorales, Artists of the world, unite! – Casa Di Marino
Mostre
La recente pandemia e l’avvento degli NFT hanno influenzato, come altri fenomeni prima di loro, lo schizofrenico sistema dell’arte. In questo turbine di tendenze a volte patinate, altre quasi esclusivamente di nicchia, sembra esserci anche chi riflette su di sé, scommettendo su un investimento che potremmo definire ibrido in quanto molto vicino a un tipo di collezionismo che punta a sostenere artisti che, nella loro ricerca, affrontano e si confrontano con una storicità riletta in maniera attuale. A Napoli, al civico 9 di via Monte di Dio, al terzo piano di uno stabile che vanta vicini come Palazzo Serra di Cassano, sede dell’Istituto italiano per gli Studi Filosofici, ha sede Casa Di Marino, una dimensione più intima di galleria, che il suo animatore, Umberto Di Marino, ha voluto rinnovare dopo circa 30 anni di attività. Un progetto sartoriale, che nasce dal bisogno di guardare oltre le esigenze di puro mercato e di aggiungere quella scintilla particolare, capace di rivelare il lato più intimo del lavoro del gallerista. «Quello che stiamo cercando di restituire con Casa Di Marino è una diversa dimensione della galleria, che non sia solo legata all’idea di uno spazio espositivo. Vorremo che il pubblico avesse la possibilità di calarsi all’interno di tutti quegli aspetti e quelle dinamiche che strutturano un’attività a conduzione familiare e allo stesso tempo una casa», ci raccontava il gallerista in una nostra intervista.
Casa Di Marino si presenta come un luogo a vista, una residenza dove l’ufficio comunica con le sale, la biblioteca con il salotto, e che funge da grande archivio, sulla scia di un deposito museale. Forse questo cambio di tendenza non stupisce se si considera la storia della galleria. Umberto Di Marino inizia la sua attività nel 1994 in un territorio complesso come quello della periferia a nord di Napoli, che plasma la tendenza espositiva dello spazio su temi sociali e politici, quali «La rilettura delle dinamiche coloniali, il superamento dei principi dicotomici modernisti, la ricerca antropologica», come spiegava lo stesso gallerista in una intervista, che attanagliano un po’ tutti i luoghi di provincia e non solo.
Nel 2005 la galleria si trasferisce in centro città, nella sede di via Alabardieri, dove attualmente è in mostra la personale di Donatella Spaziani, nell’ambito del progetto espositivo “Visto da qui”. Come per altre mostre, anche per questa nessun sovraccarico espositivo, anzi, appena si varca la soglia si viene piacevolmente accolti da una serie selezionata di autoscatti, che in maniera critica testimoniano come la loro presenza/assenza, riempi lo spazio svuotandolo del non necessario. Questa percezione ha sempre rappresentato una scelta direttiva ben precisa della Galleria, attuata in maniera ancora più puntuale con Casa Di Marino.
Il rapporto di amicizia che lega Umberto Di Marino ai suoi artisti si avverte nella necessità di inaugurare il nuovo spazio con uno dei prima artisti esposti agli albori. “Artists of the word, unite!” mette in mostra l’attuale ricerca dell’artista messicano Carlos Amorales. Tutte le opere sono stare prodotte durante il mese di residenza a Casa Di Marino, attraverso il suo personale modo di re-immaginare i modelli legati alla comunicazione. L’artista dagli anni 90′ mette, nei suoi lavori, in discussione la percezione umana e il modo di rappresentarla. In “Artists of the world, unite!” temi come l’identità, l’io interiore, diventano auto-ritratti, figli artificialmente generati dalle parole immesse casualmente da un software sviluppato su una rete generativa avversaria (GAN).
La tecnica usata simula, in un certo modo, il processo creativo, tramite la stimolazione di più informazioni. Nei volti ritratti di Amorales sembrano riaffiorare, non a caso, delle forme che, forse per la loro composizione frammentaria, sembrano ricordare le cifre stilistiche di celebri artisti. I neon che l’artista utilizza in alcuni grandi ritratti-installazioni, richiamano, potenziandola, la cultura napoletana delle icone sacre. Una spiritualità che si libra con quella messicana, donandole un significato mistico dal forte potere magnetico ma che allude, con i suoi effetti psico luminosi a tratti riposanti, a tratti disturbanti, a una dicotomia percettiva sempre più reale.