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A Verona, negli spazi monumentali del Palazzo della Gran Guardia, fino al 2 ottobre 2022, è in corso la mostra “Caroto e le arti tra Mantegna e Veronese“, a cura di Francesca Rossi, Gianni Peretti, Edoardo Rossetti, la prima mostra dedicata a Giovan Francesco Caroto (1480 circa – 1555), «con oltre 120 opere provenienti da alcune delle più prestigiose collezioni italiane ed estere, che presenta l’evoluzione del grande pittore, seguendolo dagli esordi giovanili al riconosciuto ruolo di artista. Attraverso una serie di interventi conservativi sostenuti per la mostra e un’estesa campagna di analisi diagnostiche, l’esposizione diventa anche l’occasione per dare un contributo alla salvaguardia della sua opera e per approfondire la conoscenza dell’operatività tecnica del pittore», hanno spiegato gli organizzatori.
L’esposizione – hanno proseguito – «si colloca idealmente tra due analoghe manifestazioni promosse dal Comune di Verona attraverso il Museo di Castelvecchio: “Mantegna e le Arti a Verona 1450-1500” (settembre 2006-gennaio 2007) che, accanto alle opere del grande pittore padovano, aveva contrapposto i prodotti pittorici, grafici e scultorei degli artisti locali variamente da lui influenzati e “Paolo Veronese. L’illusione della realtà” (luglio-ottobre 2014), dedicata al maggior pittore cittadino del Cinquecento. Il percorso espositivo è articolato in sezioni che evidenziano momenti particolari della carriera di Caroto e significativi aspetti dei suoi interessi e della sua personalità artistica.
Sei sezioni hanno un impianto espositivo tradizionale, mentre tre ospitano installazioni multimediali».
L’opera di Caroto
«L’arte a Verona nella prima metà del XVI secolo, fiorita tra i due giganti Mantegna e Caliari, è un periodo ancora per molti aspetti da indagare. Non mancarono in quegli anni figure di grande qualità e di personalità inconfondibile, soprattutto nel campo della pittura e della miniatura, come Girolamo Dai Libri, Francesco Morone, Paolo Morando detto il Cavazzola, Francesco Torbido detto il Moro, Nicola Giolfino, e molti altri. Anche nel campo dell’architettura si assiste a un rapido adeguamento linguistico sulle formule più moderne grazie a personalità come Gian Maria Falconetto e Michele Sanmicheli.
Tra tutte queste figure di artisti, Giovan Francesco Caroto emerge come la più interessante e la più complessa. Il profilo a lui dedicato da Giorgio Vasari permette di seguire il suo percorso di formazione artistica.
Intelligente, curioso, spiritoso, vagabondo, fu a Mantova, alla corte dei Gonzaga, sotto l’egida di Mantegna; a Milano, al servizio di Antonio Maria Visconti; a Casale Monferrato, alla corte del marchese Guglielmo IX Paleologo. Conobbe e apprezzò la pittura fiamminga e nordica (tra Milano, Verona e Venezia), ma anche Raffaello e i suoi seguaci, tanto da rendere credibile l’ipotesi di un suo viaggio di studio a Roma. Esercitò la pittura, la miniatura, il disegno naturalistico, la medaglistica, la statuaria. Si dedicò soprattutto alla pittura devozionale pubblica e privata (pale d’altare, Madonne con il bambino), ma raggiunse forse i suoi esiti più personali e felici nel ritratto e nella pittura di paesaggio», si legge nel comunicato stampa.
I curatori della mostra Francesca Rossi, Direttore dei Musei Civici di Verona, Gianni Peretti, Storico dell’arte, Edoardo Rossetti, Scuola Universitaria Professionale Svizzera Italiana – SUPSI Lugano, «evidenziano il ruolo di primordine dell’artista: “Giovan Francesco Caroto è l’emblema della capacità degli artisti veronesi di muoversi su aree geografiche diverse della Penisola riuscendo a contaminare quanto appreso in gioventù e inserendo la loro città in una complessa rete di relazioni artistiche. Inoltre, la biografia di Giovan Francesco Caroto è in qualche modo emblematicaper comprendere l’evoluzione dei fatti artistici padani durante i primi quattro decenni del XVI secolo. La sua formazione e i suoi spostamenti dimostrano l’importanza del sistema delle piccole corti italiane nella formazione del linguaggio della ‘maniera moderna’, ma soprattutto l’avvicendamento del ruolo guida nel paesaggio artistico italiano che si attua attorno alla metà del secondo decennio del Cinquecento, con il dialogo serrato e innovativo giocato tra Milano e Venezia. La mostra raccoglie per la prima volta a confronto gli esiti di anni di ricerche di studiosi dell’arte veronese e milanese sulle sfaccettate relazioni che hanno legato i due vivacissimi centri di produzione culturale dell’epoca”».
Il percorso espositivo
«Il progetto espositivo è frutto di ricerche che hanno coinvolto vari istituti del sistema museale veronese, dal Museo di Castelvecchio, in qualità di capofila, al Museo degli Affreschi G.B. Cavalcaselle, Museo Archeologico al Teatro Romano, Museo Lapidario Maffeiano e Museo di Storia Naturale, accanto a un’ampia rete di collaborazioni interistituzionali e prestiti nazionali e internazionali, con un ruolo cruciale svolto da due partner scientifici, i musei di Palazzo Ducale di Mantova e del Castello Sforzesco di Milano, testimoni del valore dell’esperienza itinerante di Caroto, che esercitò la sua attività artistica proprio tra le città di Verona, Mantova e Milano».
Tra i prestatori si contano collezionisti privati e importanti istituzioni museali nazionali e internazionali tra cui la Fondazione Accademia Carrara di Bergamo, il Palazzo di San Sebastiano e il Palazzo Ducale di Mantova, le Gallerie degli Uffizi di Firenze, la Gallerie Estensi di Modena, il Castello Sforzesco di Milano, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, la Pinacoteca di Brera di Milano, il Musée du Louvre di Parigi, il Museo Brukenthal di Sibiu, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, lo Staatliche Antikensammlungen und Glyptothek e lo Staatliche Graphische Sammlung di Monaco di Baviera, il Szépművészeti Múzeum di Budapest, lo Städelsches Kunstinstitut di Francoforte.
Il Comitato Scientifico della mostra comprende: Antonella Arzone (Curatore del Gabinetto Numismatico – Museo di Castelvecchio, Musei Civici di Verona), Margherita Bolla (Studio, didattica e ricerca in ambito archeologico per allestimenti e valorizzazione musei, monumenti e aree archeologiche della Verona romana – Musei Civici di Verona), Luca Fabbri (Curatore delle collezioni d’arte medievale e moderna – Museo degli Affreschi G.B. Cavalcaselle, Musei Civici di Verona), Maria Teresa Franco Fiorio (Storica dell’arte, Ente Raccolta Vinciana di Milano), Stefano L’Occaso (Direttore di Palazzo Ducale, Mantova), Sergio Marinelli (Storico dell’arte), Paolo Plebani (Conservatore – Accademia Carrara, Bergamo), Alessandra Zamperini (Dipartimento di Culture e Civiltà, Università di Verona).
Co-prodotta da Civita Mostre e Musei e realizzata con la collaborazione del Dipartimento Culture e Civiltà dell’Università di Verona, l’esposizione ha ottenuto il patrocinio del Ministero della Cultura e della Regione del Veneto ed è sostenuta da contributi di Airbnb, Fondazione Città Italia, Soroptimist – Club di Verona e la sponsorizzazione tecnica di ERCO.