In occasione del centenario dalla nascita, Enrico Baj mette nuovamente piede a Palazzo Reale con la mostra BAJ. BajchezBaj, ubicata nelle “mura amiche” della Sala delle Cariatidi. Non è infatti la prima volta che il polo culturale milanese ospita tra le sue mura il concittadino meneghino. È il 1971 quando il Comune di Milano propone a Baj di realizzare una mostra proprio in questa sala, sfigurata dai bombardamenti della guerra. Sempre qui era stato esposto il celebre e quantomai attuale, Guernica di Picasso, a cui l’artista guarda per raccontare la tragedia irrisolta della morte del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato da una finestra della Questura di Milano nel dicembre del 1969. Baj realizza quindi I funerali dell’anarchico Pinelli, la sua «pria grande composizione», ma la mostra non vedrà mai la luce.
Il giorno dell’inaugurazione, il 17 maggio del 1972, viene assassinato il commissario Luigi Calabresi che all’epoca della morte di Pinelli si occupava delle indagini sulla strage di Piazza Fontana, portando così alla chiusura repentina dell’esposizione. L’opera che sarà acquistata dallo Studio Marconi, inizia un lungo viaggio che la porterà in giro per l’Europa: Bologna, Rotterdam, Stoccolma, Düsseldorf e Anversa. Nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale torna, dopo un lungo peregrinare, nel 2012 e viene ora inserita in un nuovo contesto espositivo, al centro della sala e in dialogo con le altre opere.
L’iconografia è appunto quella picassiana del Guernica: la moglie e le figlie del ferroviere mosse da un dolore silenzioso ma visibile, gli anarchici sulla sinistra sono controbilanciati a destra da funzionari della polizia che agitano le armi, mentre al centro svetta tragicamente la figura di Pinelli che precipita in eterno, il tutto sotto l’occhio-lampada che osserva e giudica la scena dall’alto. L’assetto è scenografico e le figure sono marionette bidimensionali, immobili e attaccate a un supporto, così come avviene per un’altra grande opera che accoglie i visitatori all’ingresso. L’Apocalisse, che fa sostare il pubblico nella Sala del Lucernario, introduce alla retrospettiva con scherzosi e diabolici mostriciattoli sormontati da un diavolo con sei braccia che mette in mostra le interiora.
A queste opere di dimensione più spettacolare, nel senso letterale del termine, in cui rientra anche la Parata a sei, più simile a un arazzo, vengono affiancate tele, collage, specchi e i Meccano, facenti parte del filone ludico inaugurato nel 1963. Alla pari dei Generali, queste sculture-giocattolo assemblate, si presentano in fila serrata su una piattaforma specchiante pronti alla marcia. Il progetto, curato da Chiara Gatti e Roberta Cerini Baj e prodotto da Palazzo Reale con Electa, che conta circa una cinquantina di opere, tiene conto dell’eclettismo dell’artista. Nell’arco della sua carriera, Baj ha infatti abbracciato e adattato a suo modo Dadaismo, Surrealismo e arte Informale, guardando al gruppo nordico Co.Br.A e arrivando a fondare insieme a Sergio Dangelo il movimento dell’arte Nucleare, che dal macrocosmo restringe il campo d’indagine al microcosmo cellulare.
Momentanee pareti in legno che si aprono come pagine di un libro, evidenziate da colorati drappi usati a mo’ di segnalibro, fungono da supporti di un teatrino ambulante. Su di essi si rincorrono e alternano figure anchilosanti e grottesche, composte da nappe, bottoni, stoffe, cocci di vetro, che si burlano volutamente della società borghese del tempo – se non di tutti i tempi – con il sorriso dissacrante tipico dell’ironia. Il riso e il mondo immaginifico di Baj sembrano aderire alla scritta murale sessantottina “la fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà”, attribuita peraltro all’anarchico Michail Bakunin. I festeggiamenti per il secolo si allargano anche al Museo della Ceramica di Savona e al MuDA – Museo Diffuso Albisola di Albissola Marina, dove vengono esposte le ceramiche. Il cerchio si chiude infine con la pubblicazione di Electa, che riunisce i percorsi espositivi, la cui grafica è curata dallo Studio Leonardo Sonnoli.
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Baj, apocalisse, trae ispirazione dalle figure illustrate sul soffitto del Battistero di Firanze.
Finora nessuno se n'è accorto?