-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Cere anatomiche: le stranianti visioni del regista David Cronenberg in Fondazione Prada a Milano
Mostre
Andare oltre il tempo. Impossessarsene e ribaltarne la cronologia per rileggere la storia, l’arte e la scienza. La mostra alla Fondazione Prada di Milano accetta questa sfida mettendo in dialogo le cere anatomiche della Specola di Firenze, uno dei musei scientifici più antichi d’Europa e David Cronenberg, il regista che ha rivoluzionato gli schermi con film visionari incentrati sul corpo, da “La Mosca” a “Videodrome”. “Cere anatomiche: La Specola di Firenze | David Cronenberg” rientra nel progetto della Fondazione di aprirsi ad altri musei per proporre una rilettura contemporanea delle proprie collezioni.
Altri esempi? Nel 2019 Fondazione Prada ha presentato “Il sarcofago di Spitzman e altri tesori” curata dal regista Wes Anderson (in collaborazione con la moglie Juman Malouf) e “I tesori del Kunsthistorisches Museum di Vienna”. La penultima è stata “Recycling Beauty” curata da Salvatore Settis e da Anna Anguissola, sul tema del riuso di antichità greche e romane nei secoli successivi. Quest’ultima, invece, in corso fino al 17 luglio 2023, porta alcuni pezzi racchiusi nel museo fiorentino, esistente dal 1775 e attualmente chiuso per lavori di ristrutturazione della sua sede storica: la Specola. Ospita più di 3,5 milioni di reperti animali, la raccolta più ampia al mondo di cere anatomiche del XVIII secolo e la collezione del ceroplasta siciliano Gaetano Giulio Zumbo (1656-1701) realizzati tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo.
Una sorta di trattato didattico-scientifico che, che permetteva di non ricorrere all’osservazione diretta di un cadavere, e quindi studiare l’anatomia del corpo umano. E fin qui la scienza. L’arte sta nelle cere esposte che sono qualcosa di più di corpi per un’indagine anatomica, qui diventano opere d’arte appunto. Un contrasto tra bellezza e morte: assolutamente realistiche, a partire dalla pelle. Le gote sono rosa, come se fossero state cosparse di cipria, i capelli sono pettinatissimi.
Sono esposti gli organi interni forse anche involontariamente estetizzati per togliere l’effetto che può impressionare. Il senso forte è nella curatela: la scelta di esporre solo corpi di donne non a caso. Un dettaglio non da poco mostra l’apparato genitale, ma soltanto quello riproduttivo. Corpi su cui si davano delle definizioni, allora come ora. Ed ecco la sua dirompente contemporaneità. Una delle statue esposte fa il gesto di accarezzarsi la treccia tra due dita, lo sguardo è quasi estatico, simile in tutto a quello delle statue delle sante cattoliche.
E qui si inserisce il cortometraggio di David Cronenberg: regista parte proprio dall’espressione estatica delle Cere. «È stata questa scelta insolita degli scultori ad aver scatenato la mia immaginazione. E se la dissezione avesse indotto la sensazione di estasi, quel rapimento quasi spirituale?». E da qui parte un filmato in cui le statue galleggiano sui loro lettini di cera, dai quali sono inseparabili.