Alla Galleria d’Arte Moderna fino al 14 novembre 2021 la mostra “Ciao Maschio. Volto, potere e identità dell’uomo contemporaneo” «descrive l’evoluzione della rappresentazione e del ruolo dell’uomo contemporaneo nella società e l’influenza che questi cambiamenti hanno avuto sulle arti, in particolare dalla seconda metà degli anni Sessanta fino al presente periodo post-ideologico», ha spiegato l’istituzione.
La mostra è stata realizzata dal Comitato Scientifico composto da Maria Vittoria Marini Clarelli, Arianna Angelelli, Claudio Crescentini, Costantino D’Orazio, Andrea Minuz, Federica Pirani, Fiorenza Taricone, Daniela Vasta.
Nel percorso espositivo sono presenti opere di, tra gli altri, Claudio Abate, Vito Acconci, Valerio Adami, Franco Angeli, Giacomo Balla, Gianfranco Baruchello, Mirella Bentivoglio, Vinicio Berti, Umberto Bignardi, Tomaso Binga, Felice Carena, Lisetta Carmi, Elisabetta Catalano, Claudio Cintoli, Gino De Dominicis, Giorgio de Chirico, Agnese De Donato, Willem De Kooning, Shepard Fairey, Flatz, Rosa Foschi, Franco Gentilini, Gilbert & George, Guerrila Girls, Alberto Grifi, Renato Guttuso, Mark Jenkins, Alfredo Leonardi, Carlo Levi, Sergio Lombardo, Urs Luthi, Renato Mambor, Carlo Maria Mariani, Fabio Mauri, Alessandra Mercadini, Ugo Nespolo, Luigi Ontani, Pax Paloscia, Pino Pascali, Luca Maria Patella, Giuseppe Penone, Anders Petersen, Lamberto Pignotti, Cristiano Pintaldi, Fausto Pirandello, Michelangelo Pistoletto, Gerhard Richter, Piero Sadun, Franco Sarnari, Giulio Aristide Sartorio, Howard Schatz, Mario Schifano, Toti Scialoja, Scipione, Gino Severini, Cesare Tacchi, Tato, Paolo Ventura, Francesco Vezzoli, Andy Warhol, Erwin Wurm, Alba Zari.
«Promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, la mostra fa parte del programma Estate Romana 2021. L’esposizione, realizzata con la collaborazione del Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale e curata da Arianna Angelelli e Claudio Crescentini, presenta oltre 100 opere, tra dipinti, sculture, grafica, fotografia, film d’arte e sperimentali, video, video-performances e installazioni, di cui molte mai esposte prima o non esposte da lungo tempo, provenienti in parte dalle collezioni d’arte contemporanea capitoline – Galleria d’Arte Moderna, Museo di Roma a Palazzo Braschi, collezione d’arte contemporanea di Sovrintendenza al MACRO, CRDAV Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive – oltre che dal MAXXI, dal Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, da UniCredit SpA, da Fondazioni e archivi d’artista, da altre istituzioni pubbliche e private», ha ricordato il museo.
Il percorso espositivo di “Ciao Maschio. Volto, potere e identità dell’uomo contemporaneo” nelle parole della Galleria d’Arte Moderna:
«La mostra va oltre un semplicistico e monolitico tema legato alla “concezione di mascolinità”, mettendo in luce le problematiche e i contrasti interni alla costruzione “plurale” dell’arte relativa alla figura maschile, riflettendo anche sulla dimensione politica dei corpi o, ancora, soffermandosi sulla natura intermediale e identitaria di questi stessi.
«Come nel film del 1978 diretto da Marco Ferreri, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 31º Festival di Cannes e di cui volutamente la mostra cita il titolo, anche in una sorta di omaggio al grande regista italiano, l’esposizione si sviluppa per sequenze tematiche, che delineano attraverso l’arte il volto, il potere e l’identità maschile nel loro divenire sociale e politico, dalla fine dell’Ottocento fino al nostro XXI secolo. All’estrema metafora di Ferreri, nel suo continuo congegno di esplorazione della crisi maschile contemporanea, si rende omaggio in mostra con la proiezione del film d’arte di Mario Schifano Ferreri.
La mostra si apre con una installazione urbana site specific della street artist Pax Paloscia intitolata Contemporary Gods, creata su uno dei temi portanti della sua ricerca iconografica, l’adolescenza maschile intesa come fase di passaggio, transizione, caratterizzata da intensi cambiamenti psicofisici così come fisici. Tele dipinte e fotografie che s’incontrano/scontrano con la fisicità femminile, rappresentata dalla scultura Bagnante (1934) di Marino Marini.
Le sezioni della mostra prendono avvio da Il volto del potere, una vera e propria installazione di opere che copre un’intera sala del museo, costruita come una “invadente” carrellata di volti e corpi maschili sul potere. Immagini di sindaci di Roma e altre personalità politiche e della vita civile pubblica legate a vario titolo alla storia contemporanea della città, riprodotti da “artisti maschi”. Uno spaccato artistico ma soprattutto sociologico che intende caratterizzarsi, prima di tutto, come “vetrina”, dal punto di vista allestitivo come vera e propria quadreria, tramite la quale riflettere la materia di cui l’arte maschile, nei secoli, si è nutrita per confermare il proprio potere. Di particolare rilievo l’esposizione, dopo un lunghissimo tempo, del Ritratto del Sindaco Onorato Caetani (1906-1910) di Giacomo Balla (collezione Galleria d’Arte Moderna), per la prima volta a confronto con un altro ritratto del Sindaco Caetani, sempre di Balla, del 1912, proveniente dalla Fondazione Camilla Caetani di Roma. Due raffinatissime opere che bene testimoniano, se ancora ce ne fosse il bisogno, la grandezza pittorica dell’artista alle soglie del Futurismo, e l’utilizzo politico della sua arte. Le due opere sono a loro volta messe a confronto con la forza dirompente delle forme distorte dal colore del Cardinale decano (1930) di Scipione, ancora uno dei capolavori della collezione d’arte della GAM.
Uno spazio speciale sarà dedicato al potere politico del Novecento, fra est e ovest, con ritratti di Presidenti U.S.A. – Kennedy, Obama, Lyndon Baynes Johnson – di Vinicio Berti, Shepard Fairey, Sergio Lombardo, Franco Sarnari, ecc. – a confronto con quelli di Lenin, Mao, Chruščëv e Ho Chi Min, di Mario Schifano, Franco Angeli, Marco Lodola, ecc. A questi volti e corpi del potere saranno abbinati i volti e i corpi dei protagonisti di quello che può essere definito come “potere maschile nel sistema dell’arte” con particolare riguardo per il secondo Novecento, quando, in pieno boom di rivendicazioni sociali e politiche femministe, gli “artisti-maschi” sembrano ancor più arroccarsi in una loro linea di gestione del sistema contemporaneo dell’arte strutturato sulla divulgazione, tramite l’arte, del proprio corpo artistico in versione egolatrica.
Specifico focus sarà dedicato a Il volto del terrore, con i ritratti ufficiali di tre dittatori – Hitler, Mussolini, Stalin – simboli emblematici del terrore del Novecento e memoria viva della violenza sui popoli. Tre “maschi” che hanno devastato il mondo e di cui i volti, e quindi il potere, saranno difficili da cancellare dalla nostra storia e dalle nostre coscienze. Così come insegnano le opere di Fabio Mauri e Gerhard Richter con cui vengono confrontati ritratti dei tre dittatori insieme alle universali parole di Hannah Arendt tratte da La lettera Eichmann a Gerusalemme: resoconto sulla banalità del male (1963). Per non dimenticare.
Altra sezione della mostra è dedicata a Identità maschile a partire dalla millenaria cultura che troppo spesso ha inciso sulla educazione e che l’arte ha ben evidenziato e rappresentato nei decenni con l’elaborazione di opere sulla guerra e sulla violenza dell’uomo sull’uomo, sulla famiglia intesa nelle diverse forme e possibilità così come sul tema della bellezza e dell’autocoscienza del Sé.
Una sezione è dedicata a Culto del corpo ed etica dello sport, nella ricerca di quello che potremmo considerare “un altro corpo”, soprattutto dalla seconda metà del Novecento, anche in relazione al genere non-binario o genderqueer e all’identità di genere. Temi d’indagine fondamentali del nostro secolo. Avere il corpo “giusto” diventa oggi un compito da svolgere per stare in società e ottenere riconoscimento, per “farsi riconoscere”. In questa duplice dimensione, che intreccia natura e cultura, il corpo, in particolare quello maschile, può acquisire un aspetto e un’identità adatti alle richieste del contesto o, al contrario, per opporvisi, criticando i codici condivisi o rinunciando a essi. Correlato a questa sezione, un tema prediletto dall’uomo contemporaneo, che gli artisti d’oggi hanno delineato in specifiche sfaccettature e punti di vista, quello dello sport e del corpo modellato dallo sport, che spesso diventa esso stesso forma d’arte.
Nell’incontro fra le esigenze di ricerca e quelle di analisi del soggetto/oggetto “maschio” non potevano mancare gli Uomini visti da donne, l’altro sguardo sull’uomo contemporaneo, nel nostro caso attraverso l’obiettivo di fotografe e lo sguardo di artiste italiane del secondo Novecento: Tomaso Binga, Lisetta Carmi, Elisabetta Catalano, Agnese De Donato, Rosa Foschi, Alessandra Mercadini, Alba Zari. ecc. Un riscontro/scontro di peculiarità visive tutte da investigare, nell’ottica di una “artista-donna” che ritrae un uomo, spesso un “maschio-artista” o un maschio di potere.
Chiude la mostra un’altra installazione urbana, Till Death Tears Us Apart(2017), di uno dei più famosi urban artist americani, Mark Jenkins, realizzata in collaborazione con Wunderkammern Gallery. Provocatoria ricerca di una sorta di “fine assoluta” dell’uomo. L’installazione di Jenkins è drammatica e destabilizzante, ma anche coinvolgente e surreale nella sua struttura iper-realistica, soprattutto perché inserita in uno spazio museale, fuori da un classico luogo di vita quotidiano. Quindi in situazione e posizione inusuale, tanto da sembrare ancor più enigmatica e ambigua, in una visuale ormai tipica del famoso urban artist americano.
In mostra anche una rassegna di film d’arte intitolata «Un Supermaschio», realizzata con il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, in collaborazione con il CSC – Archivio Nazionale Cinema Impresa, curata da Annamaria Licciardello (Cineteca Nazionale), e dedicata al cinema sperimentale italiano degli anni Sessanta-Settanta, attraverso il quale s’intende indagare il “super-Io” filmico maschile di questo periodo. Il titolo, infatti, è diretta citazione di un romanzo, diventato poi un soggetto cinematografico mai terminato, di Alfred Jarry (Le Surmâle, roman moderne, 1902), a sua volta apertamente citato in un film d’arte di Ugo Nespolo (Un Supermaschio, 1975-76), sul tema dell’uomo – il superuomo appunto – dedito alla sua diversità, anche quella d’amare, rispetto alla civiltà occidentale borghese. Programma della rassegna con cadenza quindicinale.
A corollario della mostra, nel periodo luglio-ottobre, saranno organizzati eventi, incontri e reading all’aperto, nel chiostro-giardino della GAM e alla Casa del Cinema, nel tentativo di ampliare lo sguardo tematico verso altre forme di linguaggi artistici, con interventi a più voci che spazieranno dalla poesia alla letteratura, dall’azione al teatro».
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