08 giugno 2023

Ciò di cui le parole non parlano: H.H. Lim alla Fondazione Baruchello di Roma

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Negli spazi della Fondazione Baruchello di Roma va in scena un’ampia mostra di H.H. Lim: opere dal 1999 a oggi, per una riflessione intima sul controverso potere delle parole

Il linguaggio, la parola, con le sue sfumature, i suoi limiti e le sue possibilità, sono ugualmente al centro della mostra di H.H. Lim (1954). Allestita nella Fondazione Baruchello di Roma e con la curatela di Carla Subrizi, fino al 26 giugno 2023, saranno visibili dei lavori (dai video, alle sculture, ai disegni, alla performance), che vanno dal 1999 a oggi, alcuni dei quali appositamente realizzati per questa occasione. Siccome “Nessuna parola può parlare” (così il titolo), Lim condivide con noi molte sue riflessioni, molti suoi pensieri intimi. In questo modo, le conferisce un’atmosfera molto più confidenziale, riflessiva, personale.

Qui Lim, oltre a proseguire la sua ricerca sulla parola (manifesta nel lavoro Parole, 2008), condivide anche i suoi timori, le sue perplessità, le sue amarezze. In una maggiore consapevolezza che, nonostante i miliardi di parole (in particolar modo quelle mediatiche, molto di più indefinite quanto inoperose) spese ogni giorno, alla fine resta ben poco. Ma tutto sempre con quella leggera nota di scherno che lo contraddistingue e che, tuttavia, accentua ancor di più quel clima di forte intimità. Un invito, quello di Lim, a prendersi delle vere pause per vedere seriamente quello che abbiamo intorno, quello che accade vicino a noi. E lo fa sin dall’ingresso, dove colloca una delle sue note “sitting sculpture”, una sedia, o meglio, «Una compagna di strada», come la chiama Lim. Posta di fronte a un Autoritratto, le due opere sono indipendenti, seppure sia pressoché impossibile non associarle e vederle strettamente collegate: una pausa di riflessione che l’artista si è dato, in parte imposta dalla superata emergenza sanitaria ma, di sicuro, come una normale conseguenza propria delle restrizioni per ragioni di salute.

«Siccome sono tanti i quesiti che la mia arte mi pone ­-racconta Lim- continuamente cerco una soluzione: tutti i giorni e tutto il giorno. Spesso procedendo per fallimenti, fin quando, però, non trovo la soluzione». Fallimenti che ha voluto rivelare esponendo affiancati i video di Enter the Parallel World. Normalmente mostrati separatamente, entrambi sono il video di una performance dell’artista, durante la quale lui rimane in equilibrio su un pallone da basket per parecchi minuti. Un equilibrio che, però, ha raggiunto dopo molte cadute e parecchia costanza. E questo secondo video è quello a cui Lim tiene molto, perché attesta le difficoltà che si incontrano lungo il percorso. Mentre l’accanita ricerca della soluzione è espressa nelle quattordici tele nere di Pensiero volante su tela (2022) poste a terra nelle quali è riuscito a trovare il modo affinché il gesso si attaccasse alla tela, contrariamente a quanto di prassi accade. Attraverso le quali il visitatore si addentra nelle diverse riflessioni e considerazioni personali dell’artista (si veda ad esempio Almeno un segreto: “le opere / devono mantenere/ almeno un segreto / che non deve mai essere / svelato, in modo da / poter creare la / curiosità per trasformare / l’antidoto della sua / immortalità”).

Tele posizionate al di sotto dei quattro grandi pannelli (250x640cm) che compongono La via (1999) nei quali attiva una riflessione sui temi del linguaggio intrecciati a quelli della filosofia taoista, tratti da Il libro della Via e della Virtù (Tao Tê Ching) di Laozi, fondatore del taoismo. E sempre la parola è la tematica sottintesa nelle sei tele titolate Lucy (2022): simbolicamente, tra i vari significati che si possono attribuire, rappresenta l’inizio della parola. Ma la sua progressiva perdita di contorni netti, attenuati dal sovrapporsi di intrecci di linee nere, suggerisce come la primigenia parola si stia perdendo in un linguaggio che confonde verità e fakenews.

Anche per questo lavoro c’è stata una lunga sperimentazione affinché il carboncino si fissasse sulla tela. A far addentrare sempre più il visitatore nell’intimo universo dell’artista, Lim ha disseminato gli ambienti con tele e tavole di varie dimensioni e poste in posizioni inusuali, sulle quali ha trascritto pensieri (alcuni intimi) e citazioni tratti da contesti e culture diverse, conferendo a ogni elemento la stessa importanza, perché parte della formazione e delle conoscenze individuali, che costruiscono ogni individuo, anche nella sua originalità e unicità.

Così, il “pensierino in grigio” Sembrate normali anche da vicino (2013-2014), si affianca al “pensierino in bianco” Anche i denti storti raccontano chi sei (2015), al “pensierino in bianco” Qualche volta mi domando se il paesaggio ha bisogno di sole (2022), al “disorientato” Che emozione essere disorientato nel mio mondo (2022).

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