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La galleria Maurizio Nobile presenta, nella sua sede milanese, Organic Flows, una personale dell’artista emergente Greta Affanni. La mostra riunisce 20 opere, tra dipinti e disegni, che incarnano la poetica della giovane artista toscana, oggi radicata a Bologna, dove vive e lavora. Al centro della sua ricerca, il rapporto complesso e stratificato tra natura e segno, un dialogo che esplora la dualità tra la contemplazione della natura come rifugio nostalgico e l’angoscia che essa può suscitare.
Affanni indaga la natura in una duplice accezione, come spazio di pacificazione e terreno di conflitto, in cui l’essere umano si confronta con le forze imprevedibili del mondo animale e vegetale. Il segno, tracciato instancabilmente sulle sue superfici pittoriche, diventa simbolo di memoria futura, un atto di presagio e trasformazione, sospeso tra catastrofe e rinascita immaginaria. In queste opere, il segno diventa un flusso organico, libero da vincoli, che riflette il potere incontrollabile della natura, e al tempo stesso, si fa espressione della tensione umana di lasciare una traccia, per quanto effimera, nel paesaggio mutevole della vita.
Le sue opere, eseguite su supporti in plexiglass e PVC, materiali che sfidano la porosità tradizionale della pittura, acquisiscono una qualità grafica e intangibile, amplificata dalla tecnica dell’aerografo. Le superfici lisce non solo complicano il processo pittorico, ma arricchiscono l’opera di effetti inattesi, creando un dialogo continuo tra segno e superficie. Queste immagini, spesso astratte ma potenzialmente figurative, si configurano come “embrioni” in perenne trasformazione, testimoni di una natura che Affanni rappresenta in tutta la sua precarietà e forza primordiale.
Il lavoro dell’artista è profondamente radicato nei paesaggi della sua Lunigiana natale. La memoria inconscia di questi luoghi affiora nei suoi tratti e nei suoi gesti pittorici, una rivendicazione di appartenenza che attraversa la sua pratica artistica. Nei suoi dipinti, la natura si fa quindi traccia remota di spazi indefiniti, un’esperienza sospesa nel tempo che invita lo spettatore a immergersi nella percezione intima e fluida dell’artista.
Affanni disegna così un autoritratto anonimo e universale, in cui l’io si dissolve nella vegetazione, nei segni e nei colori della sua visione del mondo. Ogni opera diventa una dichiarazione di sé, celata dietro gesti astratti e forme botaniche.
Nata a Carrara nel 1993, Greta Affanni ha completato la sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2020, sotto la guida dell’artista Giovanna Caimmi. Le sue prime influenze includono i lavori su acetato di Luca Caccioni, le composizioni in nero di Pierre Soulages e le opere grafiche di Kiki Smith e Stefano Ricci. Inizialmente affascinata da artisti come Piero Manai e Francis Bacon, Affanni ha gradualmente affinato una ricerca personale che interroga la natura e il segno, non solo come oggetti di contemplazione, ma anche come luoghi di inquietudine e tensione. Attualmente vive e lavora a Bologna.