Quest’estate a Canneto sull’Oglio, un piccolo borgo situato nei pressi dell’omonimo fiume tra la provincia di Mantova e quella di Cremona, riprende l’attività espositiva di BonelliLAB, una delle tre sedi della Galleria Giovanni Bonelli. Protagonista della stagione estiva è la grande mostra collettiva curata da Daniele Capra e Massimo Mattioli Le diable au corps dedicata al desiderio erotico e al piacere sessuale. Partendo da queste tematiche, la mostra indaga temi profondamente attuali quali la scoperta della propria identità e come il desiderio, in tutte le sue forme, rappresenti una forza capace di sfidare le norme sociali e culturali preesistenti, portando a una continua ridefinizione dei valori e delle strutture della società. Un racconto, dunque, incentrato sul corpo e sulla propria manifestazione fisica che gli artisti declinano in maniera differente, ognuno secondo le proprie specificità.
Come suggerisce il titolo, ispirato al celebre romanzo dello scrittore francese Raymond Radiguet pubblicato nel 1923, l’esposizione è un tributo all’eros in tutte le sue forme. Uomini, donne, coppie etero e omosessuali: il concetto di piacere è estremamente versatile e può essere vissuto e interpretato in una varietà infinita di modi. Questa moltitudine si riflette all’interno dello spazio espositivo, un’area di dimensioni museali ricavata in una fabbrica dismessa, dove sono state selezionate oltre cinquanta opere su tela e su carta realizzate da dodici autori nati a cavallo tra gli anni ‘80 e gli anni ’90.
Il primo artista in mostra è Giulio Catelli che attraverso le sue tele raffigura i corpi di giovani ragazzi immortalati in momenti di attesa, svogliatezza e noia. Questi corpi, immersi nella loro quotidianità, sembrano preannunciare un momento intimo o un incontro capace di cambiare il corso della giornata. Le tele, come Lorenzo alla selva di San Francesco o Due ragazzi al parco, appaiono come frammenti di vita, narrazioni sospese, che rimandano a lontani ricordi estivi. Altrettanto interessante è il lavoro di Nicolò Bruno, nel quale il corpo maschile, ricorrente nella produzione dell’artista, viene descritto nella sua malinconica semplicità. Le sue tele sono caratterizzate da corpi fermi, inerti, dove la frenesia vitale lascia il posto ad un’inquietudine sospensione che ne accentua l’isolamento.
Olga Lepri, invece, ritrae nei suoi quadri coppie di amanti che si fondono ed uniscono in maniera estremamente espressiva, dando vita ad una vera e propria danza erotica. L’abbraccio, come emblema del contatto fisico, dove i corpi si mescolano gli uni con gli altri ritorna anche nella produzione di Davide Serpetti in cui i personaggi ritratti divengono icone trascendenti poste all’interno di archetipici paesaggi rinascimentali, o ancora, nelle tele di Maria Giovanna Zanella che attraverso l’uso di colori vividi e pennellate decise mette in evidenza gli aspetti più primitivi e istintivi dell’atto sessuale.
Sabrina Annaloro arricchisce le sue opere con riferimenti a culture e tradizioni lontane. L’artista siciliana attinge ad un vasto repertorio iconografico che spazia dalla tradizione induista alla mitologia greca. Osservando attentamente la superficie pittorica dei suoi quadri si possono cogliere infiniti dettagli e scene dal carattere surreale ed erotico. L’oriente ritorna anche in Paolo Petrolani dove immagini esplicite di falli e rapporti sessuali si uniscono con riproduzioni tratte da fumetti e da cartoon. Allo stesso modo, anche i dipinti di Chiara Calore si distinguono per l’incontenibile accostamento di micronarrazioni. Quest’ultima, infatti, realizza tele di grande formato che appaiono come vivide manifestazioni di visioni oniriche.
Non è soltanto il corpo nella sua interezza ad essere il protagonista di questo racconto. Adelisa Selimbašić, ad esempio, esprime l’attrazione erotica che emanano i corpi focalizzandosi sui piccoli dettagli, close up di intimi momenti di coppia. In Mi piaci come la panna cotta viene ritratto il momento in cui gli amanti, ancora vestiti, si preparano a svelare la loro nudità reciproca, raffigurando i corpi nell’atto di toccarsi e di scoprirsi a vicenda. Lo stesso avviene nelle tele di Flaminia Veronesi, anch’ esse si concentrano su piccoli dettagli anatomici ingranditi. Le mani che si intrecciano, che si toccano e si aggrovigliano, così come la bocca e il naso, diventano i protagonisti, evocando un contatto diretto ed erotico senza ricorrere obbligatoriamente alla raffigurazione diretta della nudità.
Infine, completano il gruppo, Nebojša Despotović e Romina Bassu. Il primo sembra trarre ispirazione dai propri ricordi personali. I suoi dipinti, dalla forte valenza narrativa e caratterizzati da una pennellata espressionista, raffigurano uomini e donne che sembrano uniti da legami di amicizia e intimità. Forse amanti, rivelano il loro legame così come le loro speranze e sogni, senza però celare all’osservatore gli abissi esistenziali in cui sono immersi. La stessa capacità narrativa riscontrata nelle opere di Despotović può essere rintracciata nella pratica pittorica di Romina Bassu. L’artista, attraverso opere come La ricerca, tratta il tema dell’autoerotismo, sottolineando come il piacere non dipende esclusivamente dai rapporti di coppia e lo fa, soprattutto, attraverso una scelta stilistica dal forte impatto cinematografico.
Al termine dell’esposizione il visitatore può ammirare, all’interno di una piccola dark room appositamente ricreata per l’occasione, una serie di disegni di piccolo formato realizzati dai dodici artisti protagonisti, la maggior parte eseguiti appositamente per l’evento. Qui sono raccolti i lavori più espliciti, esposti liberamente senza nessun tipo di censura, che riassumono perfettamente il carattere della mostra promossa da BonelliLAB. Nel buio, o nelle tenebre, il corpo si abbandona al piacere estremo; le immagini di una ragazza che si masturba, il dettaglio di due capezzoli, abbracci e baci appassionati: queste rappresentazioni, esposte come piccole cartoline licenziose, trasformano il visitatore in un voyeur che si aggira nella penombra della stanza.
In conclusione, Le diable au corps rappresenta un tentativo ben riuscito di comprendere come le nuove generazioni di giovani artisti affrontino il tema del corpo e della sessualità, liberandosi dai vecchi cliché e sfidando il pensiero bigotto che ancora oggi grava sulla nostra società.
La mostra sarà visitabile a Canneto sull’Oglio fino al 31 ottobre 2024.
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Solo tre parole: Affascinante Stupendo ....M A G I C O!!!!
BRAVISSIMI LA VOSTRA UNA VERA MAGIA IN TUTTO. VIVA L'ARTE LA CuLTURA : SIETE MAGNIFICI :COMPLIMENTI DI TUTTO E VERO CUORE. Alberto
Bellissimo Bellissimo Bellissimo : NON riesco a trovare le parole per descrivere a MAGICA EMOZIONE CHE MI AVETE FATTO VIVEVERE E CHE MI FATE VIVERE.
SIETE POESIA