Una ricerca dell’invisibile connessione tra le forme viventi, in una trama di richiami simbolici e sensoriali che affondano le radici nella poesia e nella filosofia. Questa l’atmosfera che si può respirare negli spazi di TEMENOS arte contemporanea di Sassari, dove, fino al 17 novembre, è visitabile Corrispondenze, la prima personale dell’artista Elisabetta Brandano, curata da Chiara Cianni.
Nata nel 1978 a Tempio Pausania, Brandano vive e lavora immersa nella campagna gallurese, una dimensione che ispira la sua esplorazione del legame profondo tra uomo e natura. Dopo un primo interesse per il disegno e l’incisione, l’artista si specializza in pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove sviluppa il suo linguaggio visivo distintivo.
Con Corrispondenze, Brandano espande il suo percorso artistico seguendo le suggestioni della lirica di Charles Baudelaire nella raccolta Fleurs du Mal (1857) e sviluppando una tecnica inedita, ispirata alla struttura delle pellicole radiografiche. Sovrapponendo disegni a matita su fogli di carta velina alla pittura, l’artista crea un effetto di “palinsesto” che lascia intravedere strati di forme e simboli nascosti. I soggetti, così velati e trasparenti, sembrano rivelare una dimensione interiore che si muove tra coscienza e inconscio. In queste opere, la figura umana si dissolve e si trasfigura, creando corrispondenze simboliche tra organi, elementi vegetali e animali.
La serie Morfogenetica, nata nel 2017 e qui presente con cinque opere, incarna pienamente questa filosofia. Le figure umane vengono destrutturate e ridefinite: tratti anatomici si fondono con piante e forme organiche in un universo sospeso tra sogno e realtà. Semi, germogli, foglie e organi si intrecciano in una danza silenziosa, rendendo il corpo umano una metafora di costante metamorfosi.
In mostra sono esposti anche due lavori della serie Fossora, concepiti nel periodo post-pandemico del 2022. Fossora è un termine coniato dalla cantautrice Björk, versione femminile di “fossore” (colui che scava). Queste opere rappresentano una discesa nelle profondità dell’interiorità, dove frammenti del passato riemergono in immagini distorte e ambigue, a metà tra l’umano e il vegetale. Nei due ritratti di Fossora, Brandano sovrappone immagini di funghi su carta velina, creando una texture che richiama le elaborate gorgiere rinascimentali, suggerendo l’antica intimità tra uomo e natura.
Il percorso si chiude con Blue rampante con cavallo (2023), un’opera che omaggia Il barone rampante di Italo Calvino. Come il protagonista del romanzo, Cosimo Piovasco di Rondò, che sceglie di vivere sugli alberi per osservare il mondo da una nuova prospettiva, Brandano invita il visitatore a esplorare i rapporti tra uomo e natura da angolazioni insolite, cercando corrispondenze inedite.
«I personaggi delle opere in mostra sono affetti da una contaminazione con la natura così sensibile e puntuale da rimandare ai due amanti protagonisti di una delle dannunziane liriche di Alcyone, La pioggia nel pineto (1902), che, colti da una pioggia improvvisa nella foresta, si fondono nella rigogliosa vita vegetale, che avviluppa il loro essere e i loro corpi: il cuore che diventa una pèsca, gli occhi che si trasformano in una sorgente d’acqua e i denti che si tramutano in mandorle acerbe», scrive Cianni nel testo critico che accompagna la mostra. «Una simbiosi che comporta un processo di trasformazione che costituisce il tema centrale di celebri opere letterarie come le Metamorfosi (Metamorphoseon libri) di Ovidio (43 a.C.-17/18 d.C.) e le Metamorfosi (Metamorphoseon libri XI) di Apuleio (125-170 d.C.) e di miti come quello di Apollo e Dafne che trova una magistrale trasposizione visiva in uno dei più importanti gruppi scultorei di ogni tempo realizzato da Gian Lorenzo Bernini».
Temenos offre così una preziosa occasione per immergersi nel mondo simbolico di Elisabetta Brandano, un viaggio visivo e sensoriale che, attraverso citazioni letterarie e poetiche, invita a “scavare” dentro di noi per ritrovare un filo che unisce il nostro essere al respiro della natura.
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