È la maestosa Villa Olmo di Como che ospita la mostra collettiva Cosmos. The Volcano lover realizzata da Fondazione Como Arte in collaborazione con il Comune di Como, l’Accademia Pliniana e con il patrocinio del Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei duemila anni dalla nascita di Plinio il Vecchio. È proprio in occasione del Bimillenario pliniano che la città comasca omaggia il suo più illustre cittadino, proponendo un dialogo vivo e dinamico tra antico e contemporaneo.
Nelle decorate sale neoclassiche della villa si snoda un’esposizione trasversale partendo da una varietà di reperti archeologici risalenti all’età romana antica e provenienti dal Museo Archeologico Paolo Giovio di Como, dal Museo delle Civiltà di Roma, dal Museo di Storia Naturale di Milano e con stampe antiche provenienti dalla Collezione Achille Bertarelli del Castello Sforzesco di Milano e dalle Collezioni Naturalistiche del Liceo Alessandro Volta di Como. Una Wunderkammern che porta lo spettatore ad immergersi nella realtà contemporanea a Plinio, viaggiando tra naturalia e mirabilia del tempo. Il corpus di opere e reperti antichi viene accompagnato da una visione tematica del tutto attuale, raccogliendo opere di artisti a noi contemporanei: si tratta della mostra collettiva curata da Sonia D’Alto, nella quale 18 personalità si pongono in dialogo diretto con le antichità.
Il percorso si apre con l’ installazione site-specific del collettivo artistico Slavs and Tatars, rappresentante un grande portale in filato di lana che invita i visitatori ad entrare nel mondo pliniano. Lo spettatore si trova immerso in un mondo culturale che viaggia tra antico e contemporaneo, favorendo il dialogo tra i nuovi linguaggi della Storia dell’Arte e l’origine della conoscenza enciclopedica.
Cosmos. The Volcano lover è una mostra nella quale il tema della potenza della natura è senza dubbio una delle riflessioni filosofiche portanti dell’evento. La metafora del vulcano come forza erotica legata alla natura, alla morte e alla rinascita si trova in ogni opera presente nel percorso espositivo, partendo dalle antichità fino alla contemporaneità. È la stessa figura di Plinio che è legata in modo indissolubile alla potenza del Vesuvio che portò alla disastrosa eruzione del 79 d.C, evento nella quale perse la vita.
Plinio il Vecchio non fu solo uno scienziato né solo uno scrittore: esso fu, per prima cosa, un uomo spinto da una forte curiositas che lo portò a scrivere la Naturalis Historia, la summa di tutte le conoscenze possibili ai tempi in cui visse, un’unica opera suddivisa in 37 libri dalla quale nasce il concetto stesso di proto-enciclopedia. Influenzò Petrarca, Boccaccio, Alberti, Leonardo, Vasari ma continua a influenzare attivamente ancora oggi. È proprio qui che nasce l’idea di valorizzare in modo concreto l’attualità delle parole pliniane, che attraversano trasversalmente la storia e gli artefatti umani.
Si parla di cosmo, di umanità, di natura, di prodotti dell’intelletto umano ancora oggi; si tratta di argomenti universali che colpiscono più o meno consapevolmente la quotidianità. Scienza e arte non sono contrapposte ma collaborano per tessere la rete del sapere condiviso, e Cosmos. The Volcano lover è il risultato eclettico di questo pensiero. Il percorso espositivo racconta dell’ossessione per la meraviglia e per la ricerca di conoscenza a volte spinta al limite: gli artisti esposti utilizzano diversi medium tra i quali l’installazione, tessile, videoarte, scultura e pittura per indagare la completezza positiva e negativa della realtà in senso cosmologico. Le opere contemporanee si inseriscono in un dialogo umano lungo millenni e in continuo movimento, dove la stratificazione del sapere condiviso porta inevitabilmente ad un ripensare costante sulla natura da noi conosciuta.
Proprio come Plinio, gli artisti sono stati spinti dalla stessa curiositas. Si tratta di Maria Theresa Alves, Yto Barrada, Mirella Bentivoglio, Rossella Biscotti, Jimmie Durham, Chioma Ebimana, Rose Marie Eggmann, Petrit Halilaj, Pauline Curnier Jardin, Pauline Julier, Mike Kelley, Lavanya Mani, Aldo Mondino, Raffaella Naldi Rossano, Diana Policarpo, Nico Vascellari, Alice Visentin, Slavs and Tatars.
«Tutto il percorso espositivo raccoglie pratiche artistiche che ancorano le loro ricerche in una visione del tempo stratificata e tellurica, sensitiva delle trasformazioni geomorfiche, dell’essere implicati con ogni forma vivente», ha affermato la curatrice Sonia D’Alto. La mostra offre quindi uno spaccato non solo sulle pratiche artistiche ma su un percorso di conoscenza umana condiviso, in un continuo dialogo stratificato e atemporale.
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