15 aprile 2025

Da Amedeo Modigliani a Pinot Gallizio. Echi del ‘900 alla Fondazione Bottari Lattes

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Fino all'11 maggio, a Monforte d’Alba in provincia di Cuneo, la Fondazione Bottari Lattes racconta l’universo creativo di Mario Lattes a partire dalla sua collezione personale: la msotra "Echi del '900" raccoglie oltre quaranta opere tre le più significative

Echi del ‘900: le collezioni della Fondazione Bottari Lattes, 2025. Installation view, Fondazione Bottari Lattes, Monforte d'Alba (CN)

Esiste il daimon del collezionista? Se il daimon, come voleva James Hillman sulla scorta della tradizione della filosofia platonica, è l’incarnazione mitica di un talento, una vocazione quasi ossessiva che inevitabilmente conduce ciascuno al proprio destino, la passione profonda di chi colleziona opere d’arte rientra a pieno diritto nella categoria. Collezionare è un gesto molto più significativo che un semplice accumulare e ricercare oggetti e opere. È, appunto, una vera e propria vocazione, un talento, un modo di esprimere e insieme dare forma concreta al proprio carisma personale, al proprio carattere.

È questo, almeno, quello che pensa Armando Audoli, curatore della mostra Echi del ‘900: le collezioni della Fondazione Bottari Lattes da Amedeo Modigliani a Pinot Gallizio, da poco inaugurata nella sede della Fondazione a Monforte d’Alba (CN) e realizzata in collaborazione con Ente Fiera Alba. E, ammirando la collezione di Mario Lattes e sua moglie Caterina, è difficile non trovarsi d’accordo con il pensiero del curatore.

Echi del ‘900: le collezioni della Fondazione Bottari Lattes, 2025. Installation view, Fondazione Bottari Lattes, Monforte d’Alba (CN)

Mario Lattes (Torino,1923 – 2001) fu un personaggio complesso, dalla grande cultura artistica e letteraria, che agì nella sua vita in modo versatile e insieme puntuale in diversi ambiti del mondo creativo a lui coevo. Pittore a sua volta, ma anche editore e scrittore, Mario Lattes fu appunto anche collezionista attento alle tendenze più incisive della sua epoca a livello internazionale. E la collezione Lattes continua ancora oggi, grazie alla moglie Caterina, Presidente della Fondazione e collezionista a sua volta.

La mostra, visitabile fino al prossimo 11 maggio, si articola in una serie di più di quaranta opere, tra dipinti, acqueforti, incisioni e disegni, tutti provenienti, appunto, dalla collezione Lattes. I nomi sono di altissimo livello: da Lucio Fontana a Georges Braque, da Fausto Melotti a Italo Cremona, da Osvaldo Licini a Maurice Utrillo e molti altri. Numerose le incisioni, per le quali Mario Lattes coltivava una vera passione, tra le quali spiccano quelle di Jean Paul Velly e Jiri Auderle, datate intorno alla seconda metà degli anni settanta. Non mancano dipinti di autori importanti della corrente informale torinese, come, tra gli altri, Giacomo Soffiantino e Francesco Tabusso. Ma i pezzi più interessanti, attorno ai quali ruota tutto il percorso espositivo, sono un Pinot Gallizio del 1963 e un raro disegno originale di Amedeo Modigliani che rappresenta un uomo baffuto intento a fumare la pipa.

Echi del ‘900: le collezioni della Fondazione Bottari Lattes, 2025. Installation view, Fondazione Bottari Lattes, Monforte d’Alba (CN)

A queste opere si alternano lavori dello stesso Lattes, in perfetta armonia espositiva e tematica con il contesto. Tutte le opere fanno, appunto, parte della collezione Bottari Lattes. La stessa esposizione si svolge negli spazi della Fondazione, tra scaffali pieni di affascinanti libri antichi e moderni e una splendida terrazza affacciata sulle Langhe.

Alla fine della visita rimane in mente l’affascinante sentore di un tempo passato, ma denso di preziosi suggerimenti da cogliere e meditare. La selezione delle opere esposte testimonia l’importanza di una collezione costruita in modo preciso, con le radici ben piantante nel milieu culturale novecentesco di cui fa oggettivamente parte, ma le cui emanazioni sono ancora oggi per noi ricche di significato. Certamente dal punto di vista storico e storico-artistico, ma anche rispetto allo spirito in cui ancora oggi si può costruire una collezione. L’atto del collezionare, creando una collezione passo dopo passo, con occhio attento e vigile ai mutamenti e alle suggestioni del tempo in cui si vive, così come del territorio in cui si abita e a cui si sente di appartenere, è infatti un gesto pieno di significato e dalle ripercussioni non indifferenti su tutto l’ambiente culturale. Un modo di fare, questo, che forse oggi abbiamo in parte perduto, o stiamo perdendo.

Echi del ‘900: le collezioni della Fondazione Bottari Lattes, 2025. Installation view, Fondazione Bottari Lattes, Monforte d’Alba (CN)

L’idea di una collezione che guardi al territorio e insieme sia capace di spaziare lontano, in contesti internazionali; che sia costruita con pazienza e passione, con l’occhio, puntuale ed entusiasta a sua volta, di un artista di pregio, è in sé stessa un valore. Non solo perché ci permette di assaporare la temperie culturale di un’epoca ormai da noi sempre più distante, ma anche perché fa pensare e invita a rivalutare il pregio e, insieme, il merito dell’atto di collezionare stesso. L’idea è, insomma, che creare una collezione voglia dire insieme testimoniare, dare valore e conservare la memoria del presente. Un presente, anche il nostro, destinato prima o poi a diventare passato e storia: per questa ragione chi colleziona ha in certo senso la responsabilità di ispirare le generazioni a venire, dando loro entusiasmo.

Nel caso della collezione Lattes siamo noi quelle generazioni successive, che hanno assistito e assistono a tanti mutamenti e trasformazioni tanto del fare artistico, quanto del collezionismo. L’idea che una collezione, ancora oggi, corrisponda a una visione del proprio mondo culturale e personale, e insieme dell’epoca e del territorio a cui si appartiene è quindi una riflessione importante, da non lasciar cadere.

Echi del ‘900: le collezioni della Fondazione Bottari Lattes, 2025. Installation view, Fondazione Bottari Lattes, Monforte d’Alba (CN)

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