«Scimmia africana», così Amedeo Mancini, ultrà della Fermana vicino ad ambienti neofascisti nel luglio 2016 apostrofò, vicino al belvedere di Fermo, una giovane cittadina nigeriana prima di sferrare un pugno contro suo marito, uccidendolo. Per l’omicidio di Emmanuel Chidi Nnamdi, colpevole di aver reagito agli insulti rivolti alla sua compagna Chiniery, Mancini fu condannato a quattro anni di carcere con il patteggiamento e rimesso in libertà nel maggio del 2017, a meno di un anno dall’omicidio. Da quell’episodio la reazione a catena di razzismo e violenze ha investito la provincia di Macerata facendo balzare la cittadina agli “onori” delle cronache nazionali ed internazionali. Nicola Alessandrini e Lisa Gelli, sono una coppia artistica attiva da vari anni sia con esposizioni in gallerie che con la produzione di opere murarie pubbliche. Ciascuno con il proprio linguaggio, riflettono entrambi sul rapporto tra perpetuazione genetica e cambiamenti socio-culturali.
La doppia personale di Alessandrini e Gelli da Portanova12, “I Figli degli Altri”, presentata durante la Bologna Art Week, con testo critico di Andrea Fazzini e Meri Bracalente di Teatro Rebis, mutua il titolo da una vignetta di Maicol&Mirco di qualche tempo fa. Alessandrini (Macerata, 1977) parte da episodi di cronaca come quello di cui sopra ponendo l’accento sulla figura del primate come archetipo di individuo politico che diviene ricettacolo di tutte le possibilità evolutive/involutive. Particolarmente interessante la serie dei 15 olii su tavola che partono dallo studio del volto di una scimmia che l’artista ha poi raccontato di aver realizzato in quel preciso formato per necessità relative all’essersi portato il lavoro artistico sul posto di lavoro “ufficiale”.
I carboncini e sanguigna di Alessandrini incontrano perfettamente il linguaggio di Gelli (Empoli, 1983) caratterizzato da acquerelli rosacei che raccontano l’adattamento del corpo femminile in correlazione ai ritmi del vivere odierno. Lisa riflette sull’interruzione di questo tramandare genetico prendendo spunto dai vademecum vintage del boom economico che suggerivano le norme di comportamento alle donne del dopoguerra.
Oltre ai lavori individuali il feeling di Nic+Lisa emerge in particolare nel toccante lavoro steso sui tavolini al centro della sala dedicato alla nonna di lei oltre che nel dipinto murale che apre idealmente la mostra con l’allegoria ispirata al Saturno che divora i suoi figli, di Goya.
Un lavoro a quattro mani fortemente politico nel senso più conscious del termine che con operazioni del genere dimostra come i linguaggi dell’illustrazione urban a volte possano essere tutto fuorché leggeri.
Arrivati a questo punto verrà da chiedersi cosa dicesse la vignetta che ha dato il titolo alla mostra: «Voler bene ai vostri figli non fa di voi delle brave persone. Voler bene ai figli degli altri fa di voi delle brave persone».
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Ottimo per le mostre al femminile, con tutti i significati possibili , ma il presente femminile in questo nostro mondo occidentale che risulta sempre e ancora molto problematico perche' guarda al passato e da esso dipende, puo' volgere lo sguardo al futuro ed intravedere un orizzonte piu' sereno e condivisibile da tutti ????