Visitabile fino all’8 settembre 2024 a Grosseto, presso gli spazi del Polo culturale Le Clarisse, la mostra Stile Cappiello – La rivoluzione dei manifesti d’arte è curata da Mirko Morini, capo dipartimento di Manifesti d’epoca alla Cambi Aste a Milano, e da Mauro Papa, direttore del Polo culturale. Indagare l’arte del manifesto, oggi, vuol dire indagare la storia del costume e dei rapporti sociali e, allo stesso tempo, indagare il concetto stesso di arte. Perché l’affiche è stato – forse anche più dei dipinti o delle sculture con cui tradizionalmente identifichiamo gli oggetti d’arte – uno dei più efficaci strumenti di divulgazione estetica e di educazione artistica delle persone, tanto che un celebre cartellonista, Achille Luciano Mauzan, definiva l’arte pubblicitaria dei manifesti “arte per il popolo”.
In particolare, l’arte pubblicitaria di Leonetto Cappiello (Livorno, 1875 – Cannes, 1942), uno dei padri del moderno cartellonismo italiano, ha rappresentato una vera e propria rivoluzione, non solo per la bellezza che esprimeva ma perché sovvertiva il modo di vedere e quindi la sensibilità – e la percezione della realtà – del pubblico che la osservava. Le vere rivoluzioni sono sempre, prima di tutto, rivoluzioni estetiche. Creano progresso e creano linguaggi nuovi, a prescindere dai contenuti che trasmettono.
E questa rivoluzione toccò anche Grosseto. Il nuovo codice figurativo proposto da Cappiello – lo “Stile Cappiello” – a Grosseto visse tre momenti topici: negli anni Venti, quando si diffusero in città i manifesti d’arte di Marcello Dudovich, Achille Luciano Mauzan, Aldo Mazza ed Emilio Malerba; negli anni Cinquanta, quando lo stile “francese e italiano” dei manifesti pubblicitari era rappresentato da Federico Seneca, Giovanni Mingozzi, Romolo Castiglioni, Nico Edel e Alfredo Lalia, e infine – dopo la crisi dei manifesti d’arte negli anni Sessanta – negli anni Settanta, quando il volterrano Aulo Guidi fondò la prima agenzia grafica e pubblicitaria di Grosseto e dette nuovo impulso a questo tipo di produzione artistica.
Il nucleo centrale della mostra in Clarisse è quindi dedicato allo stile di Leonetto Cappiello, privilegiando le opere prodotte in un decennio – quello degli anni Venti del Novecento – che esattamente un secolo fa vide arrivare i primi manifesti illustrati a Grosseto. Le opere originali di Leonetto Cappiello (manifesti, ma anche bozzetti e altri oggetti) sono esposte in Clarisse insieme ai manifesti di Dudovich, Ballerio, Hohenstain, ma anche di Depero, Sironi, Nizzoli e Marangoli in un percorso che va dalla réclame Liberty alla perdurante influenza di Cappiello su autori del secondo dopoguerra, da Armando testa agli anni Settanta. Una sezione, per esempio, è dedicata alla pubblicità Campari, mettendo in relazione i due manifesti Campari firmati da Cappiello con quelli di Depero, Nizzoli, Mauzan e Marangoli. Tutte queste opere sono di proprietà di un unico collezionista di origine grossetana, Federico Guidoni.
Accanto alla sezione dei manifesti originali, nei numerosi monitor del Polo Le Clarisse sono esposte fotografie – provenienti dagli archivi fotografici Gori, Bieffe e Innocenti – che documentano scorci urbani con manifesti pubblicitari a Grosseto dagli anni Venti agli anni Settanta. A completare il percorso della mostra, una sezione espositiva è dedicata ad Aulo Guidi (Volterra, 1939 – Grosseto, 2012). Guidi, originario di Volterra, negli anni Settanta portò nel capoluogo maremmano nuove tecniche e nuove visioni di creatività: un laboratorio di grafica moderna (Ideogram, fondato nel 1970), un nuovo modo di intendere e produrre le stampe d’arte e una singolare apertura verso le nuove tematiche dell’immagine pubblicitaria.
L’esposizione sui manifesti d’arte, infine, non coinvolge solo il Polo culturale Le Clarisse, ma è “diffusa” nel centro storico della città, con l’allestimento di due sezioni “fuori mostra”: la galleria dell’antiquario Ticci, che per l’occasione espone dipinti originali di Aleardo Villa (Revello 1865 – Milano 1906) e manifesti d’arte della sua epoca, e il Caffè Latino, che è decorato alle pareti, in modo permanente, da grandi manifesti pubblicitari firmati da Leonetto Cappiello, Camille Bouchet, Mario Bazzi e Robert Wolff.
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