“Mandalas” è il titolo della mostra con cui l’artista ritorna a esporre nella City di Londra, al White Cube di Mason’s Yard. Molteplici farfalle costituiscono caleidoscopiche composizioni: sono i mandala di Damien Hirst. La farfalla è un simbolo che l’artista comincia a utilizzare nel 1989, finendo per caratterizzare una parte consistente dei suoi lavori. Simbolo di bellezza, mortalità e dell’esistenza, la farfalla è stata descritta dall’artista come un “innesco universale”.
Al centro delle composizioni, una singola farfalla rappresenta un punto di convergenza sia mentale che visuale, mentre queste si moltiplicano verso l’esterno in un pattern concentrico. Dipinti, i tondi si contraddistinguono per la patinatura di vernice lucida di uso domestico. Ritmiche, energiche, spirituali, queste opere guardano alla tradizione orientale dei mandala, le immagini religiose fortemente strutturate rappresentanti il cosmo nelle tradizioni induista, scintoista, giainista, buddista.
Traendo ispirazione dalle teche vittoriane di lepidotteri, i Mandalas ripercorrono gli stessi temi della serie “Kaleidoscope”(2001-oggi), dove pure l’artista utilizza questi temi. Mentre però questa precedente serie si connette direttamente all’iconografia cristiana, “Mandalas” affonda le sue premesse direttamente nella cultura orientale.
Proprio come i mandala, utilizzati come veicolo per la meditazione, qui il potere visuale e il legame della parte con il tutto fa in modo che un’eccessiva presenza di dettagli apra a molteplici percorsi e connessioni visuali. Se la gamma cromatica è ristretta, le esplorazioni tonali di un singolo colore consentono una tensione tra la superficie pittorica e la rigidità dello schema generale, arrivando a creare con alcune tonalità dei vortici tridimensionali.
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