In ordinem redigere (l’arte di ricomporre memorie) è il titolo dell’ultima esposizione organizzata dalla galleria Marignana Arte, che attraverso una bipersonale vuole riflettere attorno alla poetica dei materiali, intesi per Verónica Vázquez nella loro pura materialità mentre in Maurizio Pellegrin, portatori di memorie, ricordi e sensazioni.
Verónica Vázquez basa la sua arte sulla pratica dell’object trouvé, per la quale gli oggetti da lei trovati vengono svuotati del loro significato originale e ricostruiti in nuove forme. Il materiale diventa il protagonista delle sue opere, che viene disassemblato e ricomposto in strutture d’acciaio che reinterpretano l’idea di tela senza contenerla. In Untitled, 2020, le linee geometriche del telaio, unite da cavi d’acciaio, diventano lo scheletro per la creazione di una sorta di trama creata attraverso sottili lamine di ferro, recuperate da discariche e fabbriche abbandonate.
Questi oggetti, privati dunque del loro significato originale, emergono nella loro pura materialità, mantenendo un legame con la loro identità passata. Un anello di raccordo fra l’artista e l’arte di Pellegrin, può essere visto in De la serie tapices con metales, 2016, nel quale traspare l’interiorità dell’artista, in un’opera dedicata al suo rapporto con il figlio. Ecco che qui Verónica, sepolta dalla materialità dei suoi oggetti, tramite i suoi materiali, mostrare se stessa e le sue sofferenze. Le opere di Vázquez si caratterizzando dunque per essere stratificazioni di forme estrapolate che, pur perdendo la loro funzione originale, acquisiscono un nuovo valore estetico e simbolico.
Maurizio Pellegrin, al contrario, si concentra sulla sostanza degli oggetti, vedendoli come simboli di vita e portatori di una propria identità specifica. I materiali di cui si avvale nelle sue opere sono scelti per il loro significato spirituale e personale. Questo è evidente nell’opera Passaggio a Venezia, 1990, che include riferimenti alla città lagunare dove è nato e fotografie della sua infanzia. Gli oggetti presenti nelle sue installazioni, con cui intrattiene un legame affettivo, provengono non solo dalla sua giovinezza ma anche dai suoi viaggi. Un esempio significativo è Keeping the moon, 2012, dove un tappeto persiano acquistato durante uno dei suoi viaggi, stretto e trattenuto da morse per il ghiaccio, diviene il protagonista dell’opera d’arte.
Il lavoro di Pellegrin si distingue dunque per l’abilità di connettere oggetti di diverse origini in un’unica narrazione visiva, nella quale, dialogando tra loro, creano un tessuto di storie personali e collettive che invitano l’osservatore a riflettere interno al rapporto che insiste fra le loro memorie e gli oggetti della propria vita.
L’esposizione, organizzata in collaborazione con Piero Atchugarry Gallery e Galleria Michela Rizzo, offre uno sguardo approfondito attorno alle pratiche artistiche di questi due maestri contemporanei che, trasformando oggetti comuni in potenti narrazioni visive, sfidano il nostro modo di percepire e interpretare la realtà. Attraverso la loro abilità nel recuperare, ricomporre e ridisporre il passato, liberando gli oggetti dalla loro funzione originaria e trasformandoli in opere d’arte, ci invitano a riflettere sulla natura della memoria e sull’importanza di preservare il legame con il nostro passato.
Maurizio Pellegrin nasce a Venezia nel 1956, città con la quale si alterna, vivendo infatti tra New York e la laguna. È stato direttore del Venice Program Master of Art della New York University. Ha insegnato al Teachers College della Columbia University, al Dipartimento di Architettura della Rhode Island School of Design. Successivamente, nel 2011, è stato nominato direttore della scuola presso il National Academy Museum and School di New York, di cui è poi diventato rettore e dal 2014-2015 è stato direttore creativo del Museo. Sempre nel 2017 ha fondato la New York School of the Arts di cui è attualmente il direttore esecutivo. Le opere di Pellegrin sono state oggetto di oltre 160 mostre personali e centinaia di mostre collettive in gallerie e musei internazionali, tra cui: Museum of Modern Art di New York, San Diego Museum of Contemporary Art, Corcoran Gallery of Art di Washington DC e Cleveland Museum of Contemporary Art.
Verónica Vázquez è nata nel 1970 a Treinta y Tres, Uruguay, dove attualmente vive e lavora. Artista autodidatta, ha studiato disegno, pittura, scultura, incisione, ceramica, arazzo e storia dell’arte. Ha frequentato la Fundación Pablo Atchugarry, dove ha avuto l’opportunità di interagire con il fondatore Pablo Atchugarry e di entrare in contatto con Octavio Podesta, Henrique Broglia, Miguel Angel Battegazzore e Wifredo Díaz Valdéz. Le opere di Verónica Vázquez sono state esposte in numerose mostre personali e collettive in gallerie e musei internazionali, tra cui: Piero Atchugarry Gallery (Tierra Garzón e Miami); MACA, The Atchugarry Museum of Contemporary Art; Centro de Arte Espronceda, Barcelona; Museo Nacional de Artes Visuales, Montevideo; Fundación Pablo Atchugarry, Manantiales; Fundación Gonzalo Rodríguez, Montevideo e Casa de la Cultura, Maldonado. Dal 2014, la galleria Piero Atchugarry rappresenta il suo lavoro, mentre dal 2017 è rappresentata in Italia dalla galleria Marignana Arte.
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