-
-
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
-
Designer italiani e fiori francesi a Berlino: due mostre da non perdere
Mostre
Nella parte occidentale di Berlino sorge lo storico quartiere di Charlottenburg, con viali alberati e palazzi decorati. Berlinesi e visitatori amano il fascino di questa zona della città. Nel cuore di Charlottenburg, Wilmina è un hotel con una ricca storia. La facciata classica lungo la Kantstraße prelude a un giardino segreto: un hotel di nuova concezione che offre 44 camere. Originariamente tribunale e prigione femminile, l’insieme architettonico protetto è stato trasformato dallo studio Grüntuch-Ernst Architects.

Costruite nel 1896, le strutture originali sono state utilizzate come tribunale e prigione fino al 1985. Adesso, invece, chi vi arriva trova camere eleganti, vista sul giardino, sala biliardo, sauna, ristorante Lovis. E poi il panificio interno, Wilmina Brot, che offre pane a lievitazione naturale fatto a mano, e il bar LOTTA, che serve snack dolci e salati fatti in casa, da godere in giardino.

Durante la ristrutturazione, le porte delle celle sono state modificate per incontrare gli standard di protezione acustica e antincendio. Le camere nascono dall’unione di due celle e le piccole finestre a grata sono diventate più grandi ma le sbarre originali rimangono, sospese.


Lo studio berlinese Grüntuch-Ernst Architects, fondato da Almut Grüntuch-Ernst e Armand Grüntuch, gestisce progetti su diversa scala, dalla pianificazione urbana alla realizzazione di edifici, con interventi anche nel mondo dell’arte, come accaduto per il contributo tedesco alla Biennale di Architettura di Venezia del 2006. Notevole il libro che ne racconta la storia.


Da questo hotel si raggiungono in pochi minuti di camminata due mostre che vale la pena vedere.
Alchimia: designer italiani degli anni ’80 al Brohan Museum
Al Bröhan Museum, il museo del design, si rende onore ai designer milanesi degli anni ‘80 di Alchimia e Memphis. Sotto il patrocinio congiunto del Presidente federale Frank-Walter Steinmeier e del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, la mostra visitabile fino al 7 settmebre 2025 al Bröhan Museum è la prima grande retrospettiva di questo movimento che fu importante per il XX secolo e ha riunito i più importanti designer di quel periodo, tra cui Alessandro Guerriero, Alessandro Mendini, Ettore Sottsass, Andrea Branzi, Lapo Binazzi e altri.

Se il Bauhaus e il modernismo tedesco sono stati le pietre miliari della prima metà del secolo, Alchimia rappresenta il punto di svolta principale della seconda metà del secolo. Nella seconda metà degli anni Sessanta si sviluppano in rapida successione tutta una serie di gruppi di designer, come Archizoom e Superstudio. Il gruppo Alchimia, fondato a Milano nel 1976, ha portato alla perfezione e al grande successo internazionale i diversi approcci degli anni Sessanta. Con i suoi progetti, Alchimia ha propagandato una contro-realtà, un’altra visione del mondo. È un mondo pieno di allegria, colore ed estetica, che intende far capire che un’altra realtà è concepibile.
La mostra sarà successivamente esposta all’ADI Design Museum di Milano.

Böse Blumen, I fiori del male alla Collezione Scharf-Gerstenberg
Partendo dal disegno a carboncino Fleur du Mal (del 1890 circa) di Odilon Redon, conservato nella Collezione Scharf-Gerstenberg, la mostra, aperta fino al 4 maggio 2025, conduce il visitatore in un viaggio attraverso l’arte del primo periodo modernista fino alle opere contemporanee che fanno luce sui vari aspetti dell’estetica di Baudelaire. Oltre a una piccola selezione di opere create come risposta diretta alle sue poesie, la mostra si concentra su temi specifici che sono centrali in Les Fleurs du Mal. Tra questi, la depressione, che Baudelaire chiamava “spleen” e a cui dedicò gran parte della sua poesia, le consolazioni dell’erotismo e dell’ebbrezza, ma anche il fascino del kitsch, e l’estetizzazione della malattia e della decadenza.

