18 aprile 2024

Dialoghi e connessioni pittoriche nella doppia mostra da Renata Fabbri, a Milano

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A Milano, la Galleria Renata Fabbri ospita la prima personale in Italia dell'artista polacca Dominika Kowynia. Nel Sotto Project, invece, l’incontro spontaneo tra Chris Rocchegiani e Sophie Westerlind

Dominika Kowynia, All These Waves. Veduta della mostra presso Renata Fabbri, Milano, 2024. Foto: Mattia Mognetti.

Un doppio appuntamento quello della Galleria Renata Fabbri a Milano, che accoglie la primavera con la personale di Dominika Kowynia e, nella Sotto Project Room, con l’incontro tra Chris Rocchegiani e Sophie Westerlind. Protagonista indiscussa è la pittura, che alterna momenti figurativi ad altri misteriosi e astratti.   

Chris Rocchegiani, Sophie Westerlind, Il mio Telaio, la tua Laura. Veduta della mostra presso Renata Fabbri, Milano, 2024. Courtesy le artiste e Renata Fabbri. Foto: Mattia Mognetti

Le narrazioni intime e l’omaggio alle grandi scrittrici di Dominika Kowynia

All These Waves è il titolo che dà voce alle tele dell’artista polacca Dominika Kowynia in occasione della sua prima personale in Italia. La mostra, accompagnata da un testo critico di Giovanna Manzotti, offre al pubblico atmosfere a tratti misteriose e rarefatte. Tra i vari filoni portati avanti da Dominika, uno dei più significativi è la condizione delle donne in Polonia, messa a dura prova dalle ingiustizie sociali e dalla cultura patriarcale di cui ancora oggi sono visibili le tracce. Ne sono un notevole esempio le figure dipinte dall’artista, inserite all’interno di ambienti cupi e ambigui con ampie campiture di colori sui toni scuri. Il pericolo che si avverte investe le donne, ritratte durante attimi di riflessione, dolore e possibili minacce esterne. 

Dominika Kowynia, Things, 2023. Olio su tela, 130×110 cm. Courtesy l’artista e Renata Fabbri. Foto: Mattia Mognetti.

È il caso di Things (2023), in cui emerge il secondo filone narrativo, quello della memoria familiare. Su uno sfondo scuro, due dei presenti si stringono in un abbraccio. Ma quello che a prima vista sembrerebbe un gesto d’amore e di trasporto, in realtà potrebbe celare al suo interno qualcosa di pericoloso e imminente. Ed è anche l’esempio di Squeezed (2023), in cui un volto femminile, apparentemente raccolto tra due mani, potrebbe in realtà essere protagonista di qualcosa di molto diverso da una semplice carezza. Non mancano anche i riferimenti a grandi scrittrici, come Virginia Woolf e Margaret Atwood, ma anche a pittrici come Paula Rego, omaggiata del dipinto Eating Rego (2024), che ha dedicato la propria carriera ai diritti delle donne e al diritto all’aborto. 

Dominika Kowynia, Eating Rego, 2024. Olio su tela, 110×130 cm. Courtesy l’artista e Renata Fabbri. Foto: Mattia Mognetti.

L’incontro spontaneo tra Chris Rocchegiani e Sophie Westerlind

Il mio Telaio, la tua Laura, ospitato da Sotto Project Room al piano seminterrato della galleria, mostra un riuscito e piacevole incontro tra due artiste: Chris Rocchegiani e Sophie Westerlind. Il titolo dell’esposizione nasce dal frammento di una conversazione tra le due pittrici in cui il mio Telaio, un’opera di Rocchegiani, si incontra con quella di Westerlind, la tua Laura. I dipinti esposti, variopinti e di formati diversi, si caratterizzano per stili peculiari molto differenti l’uno dall’altro. La pittura di Chris Rocchegiani, fondatrice dello studio CH RO MO insieme al graphic designer Roberto Montani, alterna segni gestuali e istintivi su tele, tavolette in legno e lastre in rame. I corpi rappresentati, evanescenti e chiari, si immergono nell’atmosfera onirica e sospesa. Volti, gambe e schiene si mescolano con alcuni testimoni delle scene come lupi primordiali e uccelli in volo, simboli ricorrenti, che vivono tra il mondo terreno e quello spirituale.

Chris Rocchegiani, Paesaggio, 2019. Olio su tela, 55×45 cm. Courtesy l’artista e Renata Fabbri. Foto: Mattia Mognetti.

Le tele di Sophie Westerlind si caratterizzano per uno stile differente, materico e denso, che si sviluppa a partire da ritratti dal vero che afferrano l’intimità dei soggetti nel quotidiano. In queste occasioni, lo sguardo di Westerlind sembra entrare in contatto con l’anima dei suoi modelli ma mai in modo invasivo. Osservando i dipinti, si nota la fiducia riposta nei confronti della pittrice: i volti sono rilassati, alcuni sorridenti, altri colti nell’attimo del riposo. Interni, boschi e mezzi di trasporto sono solo alcune delle ambientazioni in cui i protagonisti dei quadri sono intenti a svolgere le loro azioni. Il corpo, che si pone come leitmotiv delle due artiste, mette in dialogo le opere attraverso giochi cromatici. Uno stretto rapporto di scambio, che lo spazio del Sotto Project Room contribuisce a rendere unico e confidenziale.

Sophie Westerlind, Perfume, 2021. Olio su lino, 50×40 cm. Courtesy l’artista e Renata Fabbri. Foto: Marco Cappelletti.

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