Un gesto dell’anima. Così l’artista spiega il disegno, con quella sua capacità di esprimere in modo trasparente l’energia dei sentimenti, lasciano un segno della nostra presenza in un mondo non ancora del tutto compreso.
Lo spazio raccolto e asettico della galleria si costella di complessi paesaggi di linee, segni, sistemi che si scoprono ad ogni passo, avvicinandosi all’opera. Disegni che raccontano un viaggio, all’interno del proprio io, delle proprie paure, in una dimensione costruita dalla penna che scorre sul foglio.
Meditazione ed emotività. Da un lato il disegno come un atto meditativo dai tempi molto lunghi, dall’altra tutta l’emotività dell’artista, si relazionano tra loro attraverso la pratica gestuale e si traducono in opere che trasmettono la forza di questi sentimenti contrastanti.
Da cosa nasce l’idea per la mostra?
Forse nasce dalla mia necessità e desiderio di sentirmi partecipe. Condividere il mio lavoro come un dare e ricevere con un pubblico sconosciuto. Michela ha percepito questo e mi ha proposto una piccola personale in questo suo nuovo spazio.
‘Diario’, cosa rappresenta questo titolo?
E’ una parola di uso comune fin dalla nostra infanzia, la presenza di ogni giorno. Qui è una descrizione intima di me attraverso la pratica quotidiana del mio lavoro.
Il disegno. Una componente fondamentale di questa mostra, che ruolo ha nei tuoi lavori?
Il disegno rappresenta il punto di partenza e continuo ritorno della mia pratica artistica. E’ nato come un’esigenza di manifestarmi nel tempo e nello spazio da quando ho eliminato il superfluo.
(Quasi sempre) lo stesso soggetto e segno, una pratica gestuale ripetitiva, la creazione di un linguaggio proprio. Qual è il significato di questo ‘gesto’?
Questo gesto mi rappresenta, nasce dallo studio dell’anatomia umana per divenire una struttura astratta.
E’ una linea continua che si sviluppa su più piani prospettici, scolpendo la bidimensionalità del foglio. Potrebbe appartenere ad una scrittura asemica, come pure ad una geografia mentale in cui tutto per me si traduce.
Opere e tempo..
Quando questo segno mi ha trovata e viceversa, ci dedicavo tutto il tempo che potevo fino a quando il mio corpo me lo permetteva. Ho notato che in passato, quando agli inizi era una sorta di automatismo, disegnare superava i movimenti automatici del mio corpo come il chiudere le palpebre. Continuando cosi, per la dimensione del tratto e il periodo prolungato di lavoro, senza interruzioni, mi ha fatto perdere la vista. Negli anni il segno è cambiato, involontariamente, aprendosi, divenendo una ricerca e non uno sfogo. Le linee si sono fatte sempre più lunghe, tanto da trattenere il fiato per tracciarle dritte. Lo studio del labirinto ha influito sull’evolversi del mio disegno in quanto è il processo e non la meta il traguardo.
Il percorso della mostra
La mostra comprende alcuni lavori monocromatici che, nel tempo, sono stati seguiti da due piccoli colorati in cui le linee si sovrappongono di più, infittendo la trama, fino a sembrarmi delle nebulose.
Il lavoro più recente, invece, ha dimensioni superiori ed è molto colorato. Ha una struttura che supera la rigidità grafica di un tempo acquisendo quasi una forma pittorica, cosa che sto sperimentando.
Se una volta per osservare il mio lavoro bisognava avvicinarcisi, quasi con una lente, perché molto silenzioso, ora, quest’ultimo lavoro, sembra urlare e per guardarlo ci si può allontanare.
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