A differenza della vasta maggioranza delle città occidentali, la topografia di Venezia costringe abitanti e visitatori a spostarsi a piedi, obbligandoli a creare un percorso continuo tra i loro appuntamenti giornalieri. Lo stacco fisico e temporale che normalmente provvedono automobili e mezzi pubblici viene così eliminato dall’esistenza, portandosi via quelle parentesi, pause apparenti dal flusso della vita, che permettono all’individuo di analizzare, assorbire ed assimilare le esperienze, e, in un secondo momento, distinguerle le une dalle altre.
Imbarcarsi in un pomeriggio culturale nella città significa dunque uscire di casa dopo pranzo, ed d’un tratto ritrovarsi sul medesimo uscio che si era lasciato una manciata d’ore prima, domandandosi dove siano finite, quelle ore, che adesso non sembrano uno spettro di colori, suoni e odori che si rincorrono sfumati, una miscela delle esperienze vissute, che vi piombano addosso tutte insieme mentre lo scatto della chiave nella toppa apre il portone che vi sta di fronte.
Questo modo di vivere la città ne rende gli elementi del panorama culturale legati a doppio filo, creando un coro di voci che, seppure interessanti se osservate singolarmente, parlano collettivamente allo spettatore, portandolo all’interno di un dialogo culturale che si fa di stagione in stagione più vivace. A dare ancora più vita e colore a questo dialogo nel lasso di tempo a cavallo tra la fine di un anno e l’inizio del prossimo, sono le voci della Galleria Alberta Pane, la 193 Gallery, lo Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno. Sentiamo cosa ci dicono.
La Galleria Alberta Pane sembra richiamare il valore del dialogo culturale, aprendo una mostra corale, On and Beyond, proiettata verso il futuro, con una riflessione sulla definizione di scultura contemporanea. Protagonisti sono Christian Fogarolli, Luciana Lamothe, Marie Lelouche, Fritz Panzer, Michelangelo Penso ed Esther Stocker. Gli artisti approfondiscono una grande varietà di temi – dal disagio psichico esplorato dalle opere da Fogarolli, alla ricerca del crocevia tra arte e scienza del lavoro di Penso, fino al confronto tra esperienza interiore ed esteriore di Lelouche- rispecchiati dal largo spettro di pratiche utilizzate, dagli objets trouvés ai video della performance Amorfa di Lamothe. Una costellazione di opere fondamentalmente diverse, apparente caleidoscopiche, che si uniscono per un’esplorazione a tutto tondo di cosa significa essere scultori oggi.
Spostandoci di qualche fondamenta, troviamo 193 gallery, che conferma la propria presenza in laguna per il 2025 portando le opere Jade Fenu nei loro spazi a Dorsoduro, una volta sede di una farmacia di cui si vede ancora l’insegna. La galleria, animata dalla direttrice Clemence Pons, sempre attenta alla scena artistica del “Grande Sud”, propone una selezione di artisti che esplorano la diversità culturale attraverso il linguaggio visivo. La mostra aperta a dicembre, Interferenze, esplora l’opera di Feu, ponendo l’accento sul tema del costante cambiamento, sia nella vita che della pratica artistica del pittore. Nelle tele, l’artista pare calarsi nel contrasto prodotto dalla natura e gli elementi artificiali, dibattito che risulta particolarmente calzante con il panorama lagunare che si scorge dalle finestre della galleria.
La relazione articolata tra natura ed artefatto è ripresa nella mostra sull’opera di Theo Range, 0 1KAROS, curata da Yasmine Helou a Spazio Penini. Il giovane artista inglese ha prodotto un’installazione ad hoc per lo spazio a Castello, che da un lato s’interroga sulla distinzione tra arte ed artigianato, per poi, arricchito dalla consapevolezza del valore intrinseco dell’imperfezione, spostare la riflessione sull’arte prodotta dall’intelligenza artificiale, strutturalmente priva della vulnerabilità al centro della produzione artistica umana. Range rende omaggio alla fluidità della coscienza umana e alla intrinseca consapevolezza, in perenne evoluzione, che ci rende un qualcosa in più che un semplice insieme di elementi stagni.
Restando a Castello, troviamo Marco Godinho, che torna a Venezia – dopo aver esposto al Museo Fortuny e al Padiglione Lussemburgo della 58esima Biennale d’Arte – con una mostra personale curata da Chiara Boscolo, Claire e Paul di Felice alla Galleria 10 & zero uno. La mostra, La mer Le vent Le vent La mer Le sud Encore Le sud Encore Le temps Encore Encore Le vent (…), pone al centro l’incontro, sia esso con il mare, il vento, parole o individui. Nel rincontrare la laguna, Godihno ripercorre i suoi stessi passi, dialogando con le proprie opere Written by Water e Left to Their Own Fate. Abbracciando il tema del ritorno caro ad Omero, Godihno si inserisce nel dialogo culturale locale arricchendolo con una riflessione che utilizza parole, fotografie e video di proprie performance passate per esplorare le nozioni di pellegrinaggio e flânerie, e i legami di quest’ultime con la contemplazione, la condivisione e l’azione.
On and Beyond, Galleria Alberta Pane, 14 dicembre 2024 – 1 marzo 2025
Interferenze, 193 Gallery, 14 dicembre 2024 – 9 febbraio 2025
0 1KAROS, Spazio Penini, 14 dicembre 2024 – 15 gennaio 2025
La mer Le vent Le vent La mer Le sud Encore Le sud Encore Le temps Encore Encore Le vent (…), 10 & zero uno , 16 novembre 2024 – 12 gennaio 2025
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