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Discontinuità del tempo vissuto: Giulia Maiorano al Museo del ‘900 di Milano
Mostre
Si è appena conclusa la mostra personale di Giulia Maiorano “Sfiori” al Museo del 900 di Milano, un esempio virtuoso di collaborazione tra enti e istituzioni a sostegno di giovani artisti. Tutto parte nel 2021 quando, durante la 16ma edizione di ArtVerona, il lavoro di Giulia Maiorano, rappresentata dalla galleria milanese Ncontemporary di Emanuele Norsa, viene selezionato per il premio “Level 0” da Iolanda Ratti e Andrea Faggiano, curatori del Museo del Novecento.
Il premio “Level 0” è stato istituito nel 2013 da ArtVerona proprio per dare la possibilità ai giovani artisti di esporre e presentare le proprie opere all’interno di un’istituzione museale italiana. In collaborazione con Ashtart, agenzia di management culturale, il premio coinvolge 14 realtà che si impegnano a promuovere la ricerca di artisti emergenti italiani, attraverso un’esposizione, un talk o una pubblicazione inseriti all’interno della propria programmazione di eventi.
Come ha commentato Emanuele Norsa: «Fondamentale è stata la triangolazione che ha visto la collaborazione di diversi enti: la galleria che supporta il lavoro e la produzione dell’artista, ArtVerona che ha creato la possibilità concreta di realizzare questo progetto e il Museo del Novecento che ha avuto lo spirito di selezionare e sostenere la ricerca di Giulia Maiorano».
La collaborazione tra la galleria Ncontemporary e l’artista milanese risale al 2019, con la prima mostra personale di Giulia Maiorano “SINAPSI” curata da Vera Canevazzi, negli spazi milanesi della galleria. A quattro anni di distanza, questo progetto al Museo del 900 è stata una nuova sfida: Giulia Maiorano si è trovata a lavorare a una mostra personale per una grande istituzione, all’interno di uno spazio espositivo complesso.
«L’obiettivo era quello di realizzare un progetto coerente con la ricerca artistica di Giulia Maiorano degli ultimi cinque anni e che allo stesso tempo riuscisse a dialogare con l’identità di un museo così delineata e forte per un’artista emergente abituata a lavorare in galleria. Il risultato è stato ottimo da un punto di vista concettuale, ma anche dal punto di vista estetico. Giulia ha dimostrato una grande capacità di interpretazione dello spazio», spiega Emanuele Norsa.
Infatti, l’artista ha lavorato concettualmente con lo spazio espositivo trasponendo la linearità della percezione del tempo vissuto nella struttura rettilinea del corridoio finale del Museo del 900, dove l’esposizione di Giulia Maiorano ha preso forma. Le quattro opere presentate in mostra rappresentano alcune fasi della vita dell’artista, come la sua infanzia nell’opera Untitled, l’adolescenza e il rapporto con la madre in Mum’s always right e le disillusioni della vita adulta nelle installazioni Castelli in aria e Sfiori. Questi momenti e ricordi della propria esistenza, seppur posti in successione lineare, presentano delle discontinuità e delle rotture.
La scultura in polistirolo Untitled che rappresenta una bambina distesa su un ramo di un albero, è stata posta in alto. Allo stesso modo anche la scultura in ceramica Castelli in aria, in cui Giulia Maiorano gioca ironicamente con i concetti di speranza e disillusione, è posta a un’altezza che costringe il visitatore ad alzare lo sguardo. In questo movimento ondulatorio, tra alti e bassi, l’artista mette in scena lo scorrere del tempo e della vita e la nostra percezione delle esperienze passate e future.
Per questo anche l’illuminazione delle opere gioca un ruolo fondamentale all’intero dell’allestimento. Le opere stesse sembrano emergere dal buio, accese dalla luce, proprio come ricordi che emergono dall’oblio e sfiorano, come suggerisce il titolo del progetto, le nostre coscienze. Anche i materiali utilizzati dall’artista sono fragili: polistirolo, ceramica, cera, sono facilmente deperibili e richiamano ancora una volta alla natura effimera della nostra esistenza. Giulia Maiorano si muove tra passato, presente e futuro, a metà strada tra quello che poteva essere e quello che effettivamente è stato con tono però mai pesante e grave, ma ironico e a tratti quasi scherzoso.