Per capire il travagliato presente bisognerebbe conoscere il passato; così per avere una lettura ferrata dell’attualità negli Stati Uniti bisognerebbe confrontarsi con la loro storia.
Due mostre di fotografia documentarista al Haus der Photographie di Amburgo (fino al 3 gennaio) ci aiutano nel rintracciare la morfologia di una nazione con le sue connessioni sociopolitiche: tra migrazioni, conflitti razziali, proteste, ambiente, aree rurali, povertà , comunità emarginate, costumi e abitudini di una società in mutamento; “American Geography” di Matt Black (1970, Santa Maria, California) e “Beautiful America” di Jerry Berndt (1943, Milwaukee, Wisconsin – 2013, Parigi)sono speculari l’una all’altra.
Il progetto “American Geography” per la prima volta viene esposto; Black ha immortalato, tra il 2015 ed il 2016, quarantasei stati; tra i quali la California, l’Oregon, la Louisiana, il Tennessee e New York City, formando delineate aree geografiche che possono essere collegate in una mappa. La serie si concentra sui luoghi più svantaggiati e sui loro abitanti negli Stati Uniti, con fotografie che vanno dai deserti nel sud-ovest, alla cintura nera nel sud-est e alle ex città industriali post-industriali nel Midwest e nel nord-est.
Matt Black ha scardinato il luogo comune del “sogno Americano” rivelando che il vero collante delle comunità a stelle e strisce sia: la povertà . Il mito Americano diventa qualcos’altro, diventa la dura realtà dell’emarginazione.
Il fulcro della mostra si compone di settantotto fotografie che dialogano con oggetti di viaggio. Realizzate in bianco e nero in grande formato quadrato nelle quali emerge la rassegnazione politica e la mancanza di opportunità nelle quali fa da sfondo un intenso paesaggio. I panorami mozzafiato magistralmente immortalati in bianco e nero, rivelano la tensione dei soggetti donando un’aurea sublime alla disperazione.
Altro passaggio temporale con “Beautiful America” di Jerry Berndt che ha documentato il periodo tra gli anni ’60 e ’80, riuscendo a dare uno dei maggiori ritratti dell’epoca e un indispensabile compendio per acquisire documentazione di quei decenni. Combinando il fotogiornalismo con il documentario e la fotografia di strada, Berndt è riuscito a presentare una visione unica della società americana in un arco di trent’anni. La sua capacità analitica nel conoscere gli aspetti sociali salienti è frutto dall’essere stato parte del movimento di protesta; garante nel fornire una visione nitida dei fatti nei quali le questioni centrali della recente storia americana sono immortalate: il movimento per i diritti civili, i diritti degli afroamericani, il patriottismo, i senzatetto; le veementi proteste contro la guerra del Vietnam, il razzismo e il nucleare.
Nelle foto il paesaggio urbano perde la scontata narrazione e diventa una fluente epifania che traspare in una profonda malinconia. I conflitti irrisolti come quelli razziali, che stiamo vivendo in modo aspro in questa difficile fase, nella sua analisi si ripetono oggi come ieri, in un susseguirsi di disordini e di soprusi mai conclusi. La vita quotidiana immortalata, dai concorsi di bellezza alle vedute dei parcheggi, spezza i momenti di turbolenza rivelandoci il tessuto della societĂ , ma anche mostrandoci le mutevoli infrastrutture urbane.
Ne emerge un ritratto senza filtri di una scomoda fase di transizione della storia americana nella quale si specchia il presente.
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