Yuri Ancarani, È solo un film, 2024. Rassegna di proiezioni di filmati dell'artista, Studio Casoli, Filicudi. Ph Daniele Molajoli
Lontana, avvolta da un cielo plumbeo in un’aurea nostalgica: sullo sfondo il volto di Murano. Una calma piatta, un’immagine statica, strappata dal dinamismo del tempo se non fosse per il dolce ondulare timido, costante, del mare. In un momento esasperato ed eterno, dai lati opposti dell’inquadratura un aereo e un battello si affacciano, seguendo ognuno la propria traiettoria. Si incontrano, si scontrano e si attraversano anche se su piani diversi: essere così dentro a un’immagine da riuscire ad anticiparla. Dietro di loro lasciano la sincronicità di un evento casuale, surreale, quasi impossibile, che nel film non poteva trovare spazio, scartato nel montaggio. Il video Synchronocity (2024) riproduce qualcosa di così finto che per quanto reale ne avrebbe messo in discussione la veridicità.
La mostra È solo un film di Yuri Ancarani nello spazio di Studio Casoli, visitabile fino al 17 luglio, espone per la prima volta delle fotografie, cristalline e dalle linee rigorose fedeli alle inquadrature pulite dell’artista. Sono immagini estratte dal suo film Atlantide (2021), presentato in anteprima alla 78° Mostra del Cinema di Venezia e in numerosi festival internazionali. È possibile estrapolare immagini fotografiche dal movimento del cinema?
Quella da Studio Casoli è una mostra che delinea un nuovo capitolo nella ricerca di Ancarani, rivolta al concetto di sintesi, su come poter <<rappresentare con compiuta semplicità decenni di lavoro sul movimento>>, racconta l’artista. Una rappresentazione che può avvenire attraverso le immagini statiche, che hanno la presunzione di rimanere ed essere così studiate. Questo è il nucleo nevralgico dell’esposizione. Quelle che l’artista ci mostra sono la restituzione perfetta, attraverso un lavoro di post produzione impeccabile, di visioni date dalla leggerezza tecnologica di una macchina che può realizzare foto e cinema nello stesso momento, scattando 25 immagini per ogni secondo di ripresa. <<Questa mostra diventa l’occasione per sperimentare un tentativo di sintesi e sfidare la semplificazione del mio lavoro: la rappresentazione del movimento in un’immagine>>. Trasferire in un corpo espositivo ciò che è e che nasce come corpo cinematografico, crea delle contro narrazioni, delle riletture, non solo del film stesso ma anche dell’idea totalizzante di cinema e delle strutture.
Con È solo un film, Ancarani ci fa percorrere un viaggio tra la narrazione delle mitologie lagunari di Atlantide, nascoste, segrete, da quegli occhi turistici che solitamente vivono Venezia. Ci fa posare lo sguardo, spinto da una curiosità voyeurìstica, sulle superfici limpide di un mare il cui orizzonte si fonde indistinguibile a quello del cielo di Pellestrina (2024); su mani che tengono, tra le dita, i tratti spinosi di un fiore di carciofo, dal colore acceso, attente a non ferirsi di San Erasmo (2024). Ci fa percorrere le geometrie architettoniche dell’imbarcadero di Punta Vela (2024) e i corpi di giovani ragazzi che vi si inseriscono, che qui stanno insieme, si riposano oppure si rincorrono. Quelle di Ancarani sono immagini che rappresentano un movimento. Sono immagini statiche, sospese, come corpi fermi in un salto, in un tuffo, che non arrivano mai a compiere. Possiamo solo immaginare come andrà a finire e riamane solo un brivido d’oblio: nel bel mezzo di un salto. Troppo lontani dalla terra ferma e di fronte al volto, ormai, di qualcosa d’ignoto. Di spiazzante.
Dalla città magica di Venezia si approda nell’incontaminata bellezza di Filicudi. È solo un film è accompagnata anche da un’ampia rassegna di proiezioni all’aperto di filmati dell’artista. Inoltre, in accordo a un interesse di Ancarani e dello Studio Casoli stesso che da tre anni ha trovato qui una nuova dimensione aggiunta alla sua storia, al di fuori di un circuito sistematico che apre in questo modo a una sperimentazione più libera, il corpo mostra disperde alcune delle sue fotografie tra i luoghi emblematici di Filicudi, abbracciando l’isola nella sua interezza.
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