08 aprile 2025

Edoardo Aruta, disinnescare il soft power della réclame machista: la mostra a Torino

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Nell’ambito del programma di collaborazione con la Fondazione Sandretto, gli spazi di Barriera, a Torino, ospitano una mostra di Edoardo Aruta, che ci fa riflettere sul potere dell’immaginario pubblicitario

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Edoardo Aruta, La battaglia tra bene e male, 2023, bronzo, plexiglass, ferro, faro sagomatore, dettaglio, réclame, a cura di Marta Ferrara - Courtesy BARRIERA - ph. Biagio Palmieri

La materia. Corrotta. Luci e ombre, pieni e vuoti. Frammenti di memorie si susseguono silenziosamente scandendo il tempo di quella che pare una danza, intima e taciturna. Un’oscillazione ritmata attraverso reminiscenze di un passato più o meno consapevole e di quelle esperienze trascorse che si ripercuotono ora sul presente. Quelle di Edoardo Aruta sono atmosfere sensoriali, atti alchemici secondo cui scomporre la stratificazione di significati che definisce l’esperienza personale di ciascun individuo. Un viaggio introspettivo attraverso simboli che hanno segnato la vita quotidiana di un contesto generazionale.

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Edoardo Aruta, réclame, veduta della mostra, Courtesy BARRIERA, ph. Biagio Palmieri

réclame, mostra personale di Edoardo Aruta a cura di Marta Ferrara, è un progetto ospitato negli spazi di BARRIERA a Torino, in occasione della quindicesima edizione di Mirror Project, un programma in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo nell’ambito di CAMPO, corso in studi e pratiche curatoriali. Attraverso il titolo stesso della mostra, affiorano tracce sensoriali afferenti a uno specifico immaginario pubblicitario passato, il cui retaggio patriarcale e machista si ripercuote ancora oggi su intere generazioni.

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Edoardo Aruta, réclame, veduta della mostra, Courtesy BARRIERA, ph. Biagio Palmieri

Una ricerca che disinnesca la violenza più o meno subliminale che connota una serie di oggetti e giocattoli dedicati all’infanzia, un potere soft che opera attraverso la seduzione più che la coercizione. Una stratificazione eterogenea di memorie e ricordi che è testimoniata anche grazie a quel processo metamorfico della materia che trasforma le sculture di Aruta. Bronzi ossidati, piccoli monumenti che recano i segni del tempo. Una serie di significanti sorretti da piedistalli trasparenti. Un archivio mnemonico costituito da calchi e collage anatomici che assumono ora una dignità scultorea.

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Edoardo Aruta, réclame, veduta della mostra, Courtesy BARRIERA, ph. Biagio Palmieri

La pratica di Aruta è ibrida e interdisciplinare, una strategia decostruttiva volta all’analisi di quella narrazione erroneamente dicotomica che contrappone il bene al male, il vigore fisico alla vulnerabilità, l’eroismo alla codardia. Una disamina delle dinamiche intrinseche che caratterizzano la dimensione quotidiana e di quei contenuti che la contrassegnano. Le sue opere vivono una condizione liminale tra desiderio e potenziale estetico, una commistione di pratiche e teorie che, intrecciandosi vicendevolmente, offrono un tentativo di riformulazione dei metodi di approccio attraverso cui gli artisti agiscono nel panorama sociale e culturale contemporaneo.

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Edoardo Aruta, réclame, veduta della mostra, Courtesy BARRIERA, ph. Biagio Palmieri

A conclusione della mostra réclame — il 10 aprile dalle ore 21 — si terrà, sulle rive di Imbarchino al Parco del Valentino a Torino, La Furia del Dire, progetto pluriennale di Edoardo Aruta. Un archivio sonoro composto da vinili, frammenti di messaggi radio, interviste e annunci televisivi darà voce ad alcuni dei momenti cruciali della storia politica e culturale italiana dagli anni Ottanta a oggi. Chiamato a integrare questa documentazione sonora nelle proprie performance live, un gruppo di DJ trasformerà l’evento in una narrazione pubblica. La Furia del Dire esplora il potenziale creativo delle tecnologie sonore, traendo ispirazione dai movimenti musicali nati nelle periferie italiane come forme di espressione collettiva, protesta e sperimentazione.

Edoardo Aruta, Una mano che muove tutto #5, 2025, matita su carta, 24 x 32.5 cm incorniciata, réclame a cura di Marta Ferrara – Courtesy BARRIERA – ph. Biagio Palmieri
Edoardo Aruta, Una mano che muove tutto #4, 2025, matita su carta, 24 x 32.5 cm incorniciata, réclame a cura di Marta Ferrara – Courtesy BARRIERA – ph. Biagio Palmieri
Edoardo Aruta, Una mano che muove tutto #1, 2025, matita su carta, 33.5 x 46 cm incorniciata, réclame a cura di Marta Ferrara – Courtesy BARRIERA – ph. Biagio Palmieri
Edoardo Aruta, Una mano che muove tutto #1, 2025, matita su carta, 33.5 x 46 cm incorniciata, réclame a cura di Marta Ferrara – Courtesy BARRIERA – ph. Biagio Palmieri
Edoardo Aruta, Sirena, 2024, guaina bituminosa su rete metallica, foglia d’oro falso, installation view réclame, a cura di Marta Ferrara, BARRIERA – ph. Biagio Palmieri (15)
Edoardo Aruta, Quando gli asini voleranno, 2021, ottone, faro, dimensioni variabili, dettaglio – réclame, a cura di Marta Ferrara – Courtesy BARRIERA – ph. Biagio Palmieri

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