Una mitologia delicata ma anche potente ed evocativa, figure intrise di luce, sfondi scanditi da rapidi ritmi coloristici, per rischiarare una dimensione tanto privata, intima, quanto ancestrale e condivisa. È il racconto visivo che emerge dalle opere di Emma Talbot, artista britannica già vincitrice del prestigioso Max Mara Art Prize for Women nel 2020, alla sua prima personale in una galleria in Italia, nella sede di Mucciaccia Gallery Project, a Roma. Intitolata Visions, la mostra sarà visitabile fino al 4 giugno 2024 e presenta dieci dipinti su seta e 14 disegni, per delineare l’immaginario creativo dell’artista, che nel 2022 è stata scelta dalla curatrice Cecilia Alemani per partecipare alla 59ma Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, The Milk of Dreams.
«Dopo la mostra di Maryam Eisler, il nostro percorso continua ad approfondire la creatività femminile, ospitando una delle artiste più rappresentative in questo senso nel panorama artistico internazionale di oggi», ha commentato Giulia Abate, direttrice artistica di Mucciaccia Gallery Project, introdcendo la personale di Emma Talbot. Accompagna la mostra un catalogo pubblicato da Dario Cimorelli Editore, con l’intervista all’artista di Catherine Loewe e il testo di Wells Fray-Smith, curatrice del Barbican Center di Londra e in precedenza curatrice alla Whitechapel Gallery di Londra, dove ha diretto il Max Mara Art Prize for Women.
«Visions continua l’accurata analisi del paesaggio interiore, del pensiero e dell’emozione personali dell’artista», scrive Wells Fray-Smith nel testo critico che accompagna la mostra. «I dieci dipinti su seta sono episodi a sé stanti di un’unica narrazione, che racconta la duplicità e insieme la complementarietà di ciò che è “politico” e ciò che è “personale”. Proprio come nelle storie e nelle immagini di visionari come Hildegard van Bingen prima di lei, i dipinti colorati di Emma Talbot ci sfidano a immaginare che potrebbe esserci un’altra via, ricordandoci che anche di fronte all’atrocità, alla crisi climatica e alla sofferenza, esistono sempre la bellezza, la speranza e la curiosità».
«Visions è una serie di opere dipinte su seta, che esplorano la capacità di sintonizzarsi con un modo di pensare che va oltre la normalità, di riconoscere una voce o un segno che alimenta l’immaginario dello spettatore», ha specificato la stessa Talbot, in una conversazione con Catherine Loewe. «Le mie figure sono molto spesso in caduta libera o fluttuanti, si allungano o precipitano, nel tentativo di instaurare una connessione con qualcosa che può sostenerle», ha continuato l’artista, nata nel 1969 a Stourbridge e recentemente trasferitasi in Italia, a Reggio Emilia, dove vive e lavora.
«Nel dipinto Ancients, ad esempio, due figure sembrano allo stesso tempo cadere e arrampicarsi in uno spazio decorato da motivi etruschi, quasi come se scavassero alla ricerca di un’archeologia misteriosa per mettersi al riparo di un radioso e protettivo sguardo antico. I miei dipinti riflettono sul desiderio emotivo di essere guidati verso un futuro sicuro, sui nostri legami con la natura, con gli antenati, con la tecnologia e con l’amore».
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