In occasione del 125° anniversario dalla propria nascita, l’American Academy in Rome propone una suite di mostre per celebrare il proprio rapporto con la città di Roma. Era il 1894 quando, all’ombra del Gianicolo, l’Accademia venne fondata con l’obiettivo di offrire a giovani artisti e architetti d’oltreoceano la possibilità di formarsi sulle pratiche della tradizione.
Decennio dopo decennio, i borsisti del Rome Prize vi si sono recati per esplorare i svariati campi dell’umanesimo, in una crescente contaminazione interdisciplinare che nel secondo dopoguerra ha reso l’Accademia un’istituzione nella città di Roma e un laboratorio dinamico e unico, catalizzatore di incontri e idee innovative. “Encounters I & II”, curate da Peter Benson Miller, rievocano il clima di fermento culturale che ha attraversato la storia di questo luogo, fornendo al pubblico alcuni esempi rappresentativi di collaborazioni virtuose che qui sono nate, e che hanno avuto un impatto duraturo in particolare nello sviluppo di alcune forme di astrazione in arte e in architettura. Il primo appuntamento ha aperto le porte al pubblico lo scorso 19 ottobre e si concentra su tre “incontri” illuminanti, avvenuti tra alcuni borsisti del Rome Prize e personalità che frequentavano l’Accademia nel secondo dopoguerra.
Il percorso espositivo – che si fregia di alcuni testi e materiali rari conservati nell’archivio dell’Accademia stessa, oltre ad importanti prestiti internazionali – si apre con l’opera Drawing No. 19 (Related to zone) di Philip Guston (1949 Fellow), allestito accanto ad alcuni spartiti originali di John Cage. In questa prima parte si spiega come l’artista venne ispirato dal compositore americano, a partire da quando questi, alla fine del 1949, eseguì una delle sue sonate per piano all’Accademia. Da quel momento Guston entrò a par parte del circolo d’avanguardia di Cage, continuando a frequentarlo anche una volta rientrato negli Stati Uniti, diventando il pioniere dell’astrazione meditativa negli anni Cinquanta.
Si passa poi alle illustrazioni neo-romantiche di Eugene Berman (1959 Resident), liberamente ispirate a Piranesi e Füssli, che restituiscono la visione stratificata della città di Roma descritta nella raccolta di saggi Rome and a Villa. Il volume, opera della scrittrice Eleanor Clark che in quegli anni era molto legata all’Accademia di Roma, è dedicato a Laurence e Isabel Roberts, che la guidarono dal 1946 al 1959. L’ambiente finale è riservato alla coppia di architetti Stephen Kieran (1981 Fellow) e James Timberlake (1983 Fellow) e a come questi subirono l’influenza decisiva del pittore Al Held (1981 Resident), che in numerose conversazioni al caffè dell’Accademia li introdusse alla concezione spaziale del modernismo. Accanto alle astrazioni di Held, rappresentate in mostra dall’opera Padua II, si possono ammirare bozzetti e fotografie che dimostrano come i due architetti si ispirarono all’artista per ricavare la propria cifra stilistica, quella degli impianti a vista.
“Encounters I” prevede anche alcuni eventi collaterali: il prossimo 21 novembre è prevista una conversazione tra l’artista Julie Mehretu (Roy Lichtenstein Resident) e la designer J. Meejin Yoon (2006 Fellow – Colin Rowe Resident). La coppia sarà protagonista del secondo appuntamento della mostra – Encounters II – previsto per maggio 2020, in cui il focus sarà spostato su come queste tecniche nate nel passato vengano impiegate ancora oggi per rispondere alle esigenze politiche e sociali degli Stati Uniti.
Alice Bortolazzo
Dal 19 ottobre all’8 dicembre 2019
Encounters I| American Academy in Rome
AAR Gallery
Via Angelo Masina, 5, Roma
Orari: sabato e domenica dalle 16:00 alle 19:00
Info: www.aarome.org
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