Nelle sede storica della Galleria Doris Ghetta, a Ortisei (Bolzano), in Val Gardena, è stata inaugurata la collettiva “Erosive Forces Shape (Inner) Landscapes”, a cura di Alessandra Troncone, che innesca una riflessione sul concetto di erosione attraverso opere di Francesco Bertelé (Canzo, Como, 1978), Milena Bonilla (Bogotà, 1975), Arturo Hernández Alcázar (Città del Messico, 1978), Arnold Holzknecht (Bressanone, Bolzano, 1960), Alexandra Kadzevich (Odessa, 1992), Vibeke Mascini (L’Aia, 1989) e Finbar Ward (Londra, 1990).
«La mostra si inserisce all’interno di una programmazione a lungo termine della Galleria Doris Ghetta, impegnata sull’approfondimento di temi legati al paesaggio e alle comunità che lo attraversano e abitano», ha spiegato la galleria.
«Considerando quale punto di partenza la specificità del territorio della Val Gardena, – ha proseguito – la mostra pone al centro il concetto di “erosione” quale fenomeno in grado di modificare l’aspetto della superficie terrestre grazie alla sua capacità implicitamente scultorea. Che siano imputabili ad agenti naturali o all’essere umano, le forze erosive modellano il paesaggio in maniera costante puntando a un profilo di equilibrio che determina un nuovo assetto fisico e geologico. Tuttavia, erosive possono essere anche quelle forze che intervengono sull’individuo e sulla società, plasmando superfici invisibili ma non per questo meno soggette a fenomeni di lenta disgregazione.
Nasce da questi spunti “Erosive Forces Shape (Inner) Landscapes”, una narrazione cucita attorno a quelle energie che, con esiti positivi o negativi, creano nuove forme e nuovi assetti, attraverso lo sguardo di sette artisti che descrivono o includono nella loro stessa pratica tali forze».
Ne abbiamo parlato con Alessandra Troncone, curatrice della mostra, nell’intervista qui sotto.
Come è nata la collettiva “Erosive Forces Shape (Inner) Landscapes” e come si inserisce nella ricerca della Galleria Doris Ghetta?
«“Erosive Forces Shape (Inner) Landscapes” nasce da un invito della Galleria Doris Ghetta a concepire un progetto curatoriale che interloquisse con la specificità del territorio di Ortisei, nello stesso periodo in cui si svolge anche la Biennale Gherdëina. Ho deciso quindi di partire dal concetto di “erosione”, inteso in senso geologico ma non solo; come i fenomeni erosivi cercano un punto di equilibrio per la definizione di un nuovo scenario, così gli artisti che ho invitato riflettono su quelle forze ed energie che modellano sia il paesaggio esteriore, sia quello interiore».
Come il concept della mostra entra in rapporto con il territorio alpino in cui è collocata la galleria?
«Questa mostra inaugura sfortunatamente a ridosso della tragedia della Marmolada, avvenuta a una manciata di chilometri da Ortisei, che rende tristemente attuale un concept elaborato mesi fa. Tra tutti gli agenti naturalmente erosivi l’essere umano ha un peso specifico fondamentale e ciò che è accaduto qui vicino ne è l’ennesima prova. La relazione con il territorio è esemplificata dalla bellezza del suo paesaggio montuoso, tuttavia è facile estendere i temi della mostra a una riflessione più allargata sul nostro vivere in un tempo in cui il punto di equilibrio è costantemente precario».
Come sono stati scelti gli artisti e come sarà articolato il percorso espositivo?
«Ho scelto gli artisti basandomi sulle loro ricerche; molti insistono sulla relazione tra elementi naturali e artificiali e nella dimensione corale della mostra collettiva mettono in campo un panorama sfaccettato di forze, anche grazie all’utilizzo di linguaggi diversi (pittura, scultura, installazione, suono). Tra i partecipanti, due artisti fanno parte del roster della galleria (Arnold Holzknecht, Finbar Ward), altri sono artisti con cui ho già lavorato (Arturo Hernández Alcázar, Vibeke Mascini), con altri ancora si è creata l’occasione di collaborare dando seguito a un dialogo già in corso (Francesco Bertelé, Milena Bonilla, Alexandra Kadzevich)».
Può suggerirci un paio di opere su cui soffermarci in modo particolare nel percorso espositivo?
«Arturo Hernández Alcázar ha creato una nuova installazione sonora appositamente per questa mostra. Il titolo è Absent Mountain (fall) e insiste sulla potenza erosiva del suono: nel caso specifico, si tratta di una registrazione rielaborata dall’artista del processo di estrazione della roccia nelle cave di Monterrey, in Messico, mentre materiali provenienti da una cava locale di porfido entrano in relazione con i megafoni che diffondono la traccia sonora nello spazio della mostra. Su un fronte completamente diverso, i dipinti di Alexandra Kadzevich della serie inedita “Mirrors” raccontano della guerra come fenomeno erosivo dell’ambiente familiare: dall’inizio del conflitto nel suo paese d’origine, l’artista ucraina ha collezionato un archivio di immagini di specchi messi in vendita sulle piattaforme online, strumenti attraverso i quali “spiare” l’ambiente circostante che man mano si svuota rispondendo all’esigenza di creare un nuovo assetto domestico».
Una domanda per la galleria: quali saranno i futuri appuntamenti con la Galleria Doris Ghetta?
Il team della galleria: «Il 2022 per Galleria Doris Ghetta è stato un anno di grandi cambiamenti sia dal punto di vista degli spazi (abbiamo rinnovato i locali della sede di Ortisei e da settembre 2021 abbiamo aperto una sede in via Ventura a Milano), che dal punto di vista di organizzazione interna (si è passati a una s.r.l. gestita da tre soci a gennaio). Stiamo cercando di gestire e mettere in pratica una programmazione triennale che tenga conto dei diversi accordi con lз artistз rappresentatз dalla galleria in precedenza ma anche di promuovere mostre curate da professionistз esternз per espandere la nostra rete di relazioni e ricerca. Tra i prossimi appuntamenti ricordiamo la personale del giovane pittore Pietro Moretti che aprirà a inizio agosto. Nel 2022 parteciperemo inoltre alle fiere Art-O-Rama a Marsiglia, viennacontemporary e Artissima nella main section».
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