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Erwin Wurm: il contemporaneo alla Marciana
Mostre
di Zaira Carrer
Tra i celebri dipinti di Tiziano, Tintoretto, del Veronese e di altri maestri del Rinascimento, si sono insinuate in queste giorni delle sculture che sembrano incrinare lo spazio-tempo e destabilizzano lo spettatore: sono panciute macchine sportive realizzate in vetro, figure allungate — o schiacciate — dai colori accesi e grosse bolle simili a fagioli da cui spuntano gambe sottili.
Queste apparizioni sono frutto del lavoro dell’artista austriaco Erwin Wurm (classe 1954), oggi riunite alla Biblioteca Nazionale Marciana per la suggestiva personale dal titolo Deep, che mira a dare allo spettatore una sorta di panoramica globale della produzione dell’artista, facendolo riflettere su alcuni dei temi che per Wurm sono più pressanti.
Il corpus delle opere esposte, infatti, ruota intorno all’idea che molti degli oggetti con cui entriamo in contatto quotidianamente svolgano un ruolo ostentativo, come aveva già intuito nel 1899 l’economista e sociologo Thorstein Veblen nel suo lavoro La teoria della classe agiata. Per Veblen, infatti, ogni forma di proprietà nasce innanzitutto dal desiderio di emulare la ricchezza altrui. Da questo punto di vista, l’acquisto di auto, vestiti e così via proviene soprattutto da un impulso all’ostentazione e da una ricerca di approvazione sociale.
Queste considerazioni si ritrovano anche nei lavori di Wurm, che, attraverso il mezzo scultoreo, indaga proprio la dinamica che ci porta ad identificarci in certi oggetti, in particolare nell’abbigliamento, che funge da seconda pelle, ci definisce e ci modella. Wurm presenta così camicie, giacche e pantaloni che stanno in piedi da sé: rigidi, potenti, ma al tempo stesso vuoti, privi di una presenza umana.
Per l’austriaco, inoltre, la mostra costituisce un’occasione per ritornare a Venezia, dove ha già esposto quattro volte in passato e con la quale ha intessuto negli anni un rapporto che va oltre alla sola professionalità. Spiega l’artista stesso: « Amo l’Italia e specialmente Venezia; fin da bambino venivo molto spesso qui con i miei genitori. Poi ho iniziato a venire con gli amici: vivevo a Graz, nel sud dell’Austria, che non è lontano dal confine (…). Ora ho anche un appartamento a Venezia ».
Si tratta, dunque, di una connessione emotiva, ben radicata in Wurm, che, come suggerito dal titolo della mostra, cerca sempre un legame che vada oltre la superficie, che si caratterizzi per la sua profondità: « Sono profondamente coinvolto. Sono profondamente innamorato. Sono profondamente assorto nella passione e nella gioia. Sono profondamente coinvolto dalla letteratura. Sono profondamente coinvolto dall’arte ».