Palazzo Roverella di Rovigo espone l’opera più completa mai arrivata in Italia di Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901). L’evento ha previsto l’eccezionale raccolta di oltre 200 opere tra affiches, dipinti e disegni provenienti da importanti musei americani ed europei, che ripercorrono il vivacissimo ambiente parigino della fin de siècle. Fucina di talenti, Parigi in quegli anni era infatti meta di incontro di realisti, postimpressionisti e simbolisti. Da qui la scelta di Rovigo di affiancare nella mostra alle 60 opere di Lautrec decine di dipinti e disegni di colleghi e quindi artisti noti a lui contemporanei, con cui amava mescolare l’arte alla vita, arricchendola di suggestioni e tangenze.
Spesso illustrato in maniera incompleta e puramente legata al manifesto, la mostra cerca di restituire l’artista parigino alla storia dell’arte in tutta la sua poliedricità, dal postimpressionismo alla produzione grafica, passando dallo studio del realismo, di Degas e infine di sé.
A 23 anni Henri aveva il suo atelier a Montmatre, ove divenne presto uno degli esponenti di spicco principali. Per lui l’arte divenne la conseguenza di una linea funzionale, precisione espressionistica di forme, corpi e spazio, con la formazione di mélange e tecniche suggestive che contribuirono a rappresentare la società da ogni sua angolazione. Sì avvicinò così al gruppo dell’avanguardia degli Artistes Incohérents, anarchici pittori ed illustratori che trattavano temi artistici con umorismo ed anticonformismo in bistrot, café-chantants, cenacoli culturali, teatri e magazzini dove la libertà di opinione e d’azione si affiancava a quella di costume. Loutrec rimase sempre ancorato al realismo di raccontare una società altolocata ma talvolta anche malfamata, nonostante l’obbiettiva difficoltà commerciale di trattare certe tematiche e soprattutto rappresentarle in maniera spesso ironica.
Le mostre divennero parodie dei salon ufficiali, dinamizzando così la gerarchia dei generi e delle forme. Tratteggiò i momenti più effimeri della vita e con l’invenzione della litografia raggiunse un pubblico sempre più ampio, conservando la sua spontaneità espressiva e introducendo nell’arte sempre più l’iconografia pubblicitaria.
Purtroppo l’alcolismo e la sifilide, contratti in un bordello dove ormai aveva preso casa, di certo non lo aiutarono. Morì nel 1901, pochi mesi prima del suo compleanno.
Toulouse-Lautrec fu un simbolo del clima vivace e libertario parigino, andando oltre al concetto di Belle époque letterario, in un panorama creativo in cui l’ombra di Charles Baudelaire si faceva sempre più spazio. Al calar della sera, capitava così di vedere comparire per i quartieri di Parigi un uomo di bassa statura, dal passo faticoso e dal temperamento inquieto, ma affamato di vivere.
Un uomo che non accettò mai il ruolo che la società gli aveva assegnato, ma le rispose in maniera dannatamente viva, fino alla fine, inebriando la sua malinconia ed infelicità di quell’allegria, amicizia, interesse, arroganza e talento artistico di cui lui e Parigi stessa avevano bisogno. Persona curiosa e desiderosa di vita, lui non ricercava la perfezione nell’ideale di una bellezza senza sapore, ma nei luoghi dove questa aveva il volto comune della società, dedita spesso al vizio ed all’abbandono, scrutandola però sempre con un sorriso, iconico e beffardo.
Fu sicuramente sensibile a questo allegro universo ed ai suoi protagonisti. Per lui il palcoscenico era la città, così come la vita uno spettacolo continuo, che vale sempre la pena di essere vissuto. Perché la destinazione è sempre conseguenza diretta del viaggio che una persona fa.
Il palazzo Roverella e Henri de Toulouse-Lautrec vi aspettano, anche con un programma educativo ludico-didattico, che contribuisce a fare dell’evento un momento indimenticabile per tutte le fasce d’età. La mostra, promossa dalla Fondazione Cariparo, è stata curata da Jean-David Jumeau-Lafond, Francesco Parisi e Fanny Girald, assieme alla collaborazione di Nicholas Zmelty. Il tutto con il sostegno del Comune di Rovigo, dell’Accademia dei Concordi ed il contributo di Intesa Sanpaolo, in un evento che propone l’esposizione prodotta da Dario Cimorelli Editore.
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