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Ezio Gribaudo, al Museion The Weight of the Concrete
Mostre
Nel 1968 la casa editrice Edizioni d’arte Fratelli Pozzo pubblica la monografia Ezio Gribaudo – Il peso del concreto, un’antologia che mette a confronto le prime opere grafiche di Ezio Gribaudo (Torino, 1929-2022) con una selezione di poesia concreta, a cura di Adriano Spatola. La poesia concreta, forma di sperimentazione poetica nata durante gli anni Cinquanta, dialoga con l’ermetica iconografia di Gribaudo mostrando dei tratti similari. I suoi logogrifi sono infatti intricati discorsi visivi, una sorta di linguaggio in codice in bilico tra figurativo e informale. The Weight of the Concrete nasce ispirandosi a questa edizione del ‘68 che chiaramente rappresenta la natura poliedrica di Ezio Gribaudo, artista ed editore di libri d’arte, a quel tempo direttore della Edizione d’arte Fratelli Pozzo.
La mostra è stata prodotta e presentata prima dal Grazer Kunstverein in collaborazione con l’Archivio Gribaudo di Torino e poi con Museion. Le opere di Gribaudo sono valorizzate dall’intervento scenografico di Davide Stucchi (Vimercate, 1988), artista invitato dai curatori ad interagire con le opere. Dopo aver visitato l’archivio Gribaudo e compreso la dimensione artistica dell’artista torinese, Stucchi idea un assetto scenografico che si è armonizza perfettamente con le opere. Entrando in sinergia con la produzione di Gribaudo si ispira alla sua pratica interdisciplinare, avvalendosi di oggetti ready made e materiali industriali, poetica condivisa da entrambi. I giochi di luci e ombre creati dai rilievi dei logogrifi, installati su bianchi pannelli in polistirene, sono intensificati dalla luce fredda dei minimali neon immaginati da Stucchi. Queste prime opere di Ezio Gribaudo sono state presentate alla Quadriennale di Roma (1965), alla Biennale di Venezia (1966) e alla Biennale di Sao Paulo in Brasile (1967).
Con il tempo i logogrifi si sono trasformati in eleganti e leggeri volumi chiamati da Ezio Gribaudo “sculture portatili”. Anch’essi monocromi bianchi, realizzati scavando il polistirene espanso, diventano rappresentazioni tridimensionali dei suoi enigmi visivi. Il materiale utilizzato da Gribaudo acquisisce progressivamente concretezza negli anni Ottanta. Una serie di logogrifi in legno di tiglio ricorda le matrici utilizzate per la creazione dei primi lavori grafici. Davide Stucchi condividendo l’atteggiamento giocondo di Ezio Gribaudo, utilizza blocchi di cemento come base delle opere, rivelando al loro natura scultorea. Il gesto concettuale del giovane artista milanese fa riferimento alla parola inglese “concrete” che si può tradurre anche in “calcestruzzo”. Inoltre la disposizione delle opere, logogrifi bianchi appesi alle pareti della white room e logogrifi in legno, distesi sui supporti scenografici a pavimento, creano un particolare gioco di chiaro scuro all’interno dello spazio.
Una tenda di perline trasparenti, ideata da Davide Stucchi, diventa un passaggio nella transizione verso i nuovi esperimenti a colori di Ezio Gribaudo. Editore, oltre che artista, utilizza materiali di scarto e inchiostri tipografici per la realizzazione di nuove opere. Come orizzonti al tramonto, i dipinti della serie “Cieli” ricordano la pittura a campi di colore, esprimendo una nuova poetica. Gli interventi di Davide Stucchi si inseriscono con discrezione, come un filtro che in maniera spettacolare amplifica la produzione di Ezio Gribaudo. Nell’ultima stanza Stucchi ricopre di moquette pavimento e supporti espositivi, ricreando lo studio torinese di Gribaudo e omaggiando il rapporto intimo tra opere artistiche e attività editoriale. Una selezione di cataloghi, documenti e lettere, corrispondenze con artisti internazionali, testimonia l’intensa storia di Ezio Gribaudo.
La mostra è accompagnata dalle opere sonore di Tomaso Binga, CAConrad, Bryana Fritz, Susan Howe e David Grubbs, Katalin Ladik, Hanne Lippard, Nat Marcus e Patrizia Vicinelli, con l’intento di completare l’opera monografica pubblicata nel 1968, in cui sono presenti principalmente poeti maschili. È nel 1978 durante la 38a Biennale d’Arte di Venezia che i Magazzini del Sale ospitano Materializzazione del linguaggio, a cura da Mirella Bentivoglio. Una mostra che accoglie 80 artiste donne ed è una delle prime al femminile dell’Esposizione Internazionale. Con questo stesso spirito, in autunno uscirà il volume II dell’opera Ezio Gribaudo – Il peso del concreto, immaginato come una nuova antologia sperimentale per interpretare le opere di Gribaudo, alcune delle quali inedite, con una nuova selezione storica e contemporanea di poesia concreta. La seconda parte, pubblicata da Axis Axis e Grazer Kunstverein, a cura di Lilou Vidal e Tom Engels, accoglierà i testi di Luca Lo Pinto, Monica de la Torre, Alex Balgù e Nat Marcus.
L’Archivio Gribaudo, guidato dalla sua presidente Paola Gribaudo, figlia di Ezio Gribaudo, insieme al nuovo comitato scientifico composto da Lilou Vidal, Tom Engels, Eva Elisa Fabbris ed Elena Filipovic, continua a sviluppare un ricco programma culturale. Durante i giorni di Art Basel, la sezione Feature presenterà una mostra personale di Gribaudo, una rivisitazione dello studio dell’artista di Via Palladio negli anni ‘70. Inoltre alcune delle sue opere sono adesso in mostra alla Fondazione Accorsi Ometto di Torino e alla Galleria Le Vite di Milano. Da poco è stato inaugurato, presso l’Arazzeria Scassa di Asti, l’arazzo dedicato all’opera Diari di New York (1961). Infine, nel mese di luglio sarà possibile partecipare ad un incontro di artisti e poeti nello studio torinese in Via Biamonti. Sede dell’Archivio Gribaudo, ai piedi della collina torinese, si distingue come un luogo straordinario che per sua natura e composizione è una vera e propria opera d’arte.