Che cos’è il movimento? L’immagine più ovvia che viene in mente è lo spostamento di qualcosa, che sia un oggetto o una persona, intera o una sua frazione, la transizione da uno spazio a un altro, in un determinato intervallo di tempo, il cambiamento di stato. L’esatto contrario dell’immobilità. Ma cosa succede quando ci spostiamo, come cambia il mondo e la sua osservazione, quali energie vengono messe in agitazione, quali particelle cambiano la loro condizione, andando dall’una all’altra parte, transitando dall’uno all’altro momento. Artista, danzatrice, coreografa, scrittrice, Simone Forti ha percorso questa strada e tutte le sue possibili deviazioni e alla sua lunga ricerca è dedicata “Senza fretta”, mostra in esposizione dal Centro Pecci di Prato, a cura di Luca Lo Pinto ed Elena Magini. Visitabile dal 19 giugno al 29 agosto 2021, si tratta della prima grande retrospettiva che un museo italiano dedica all’artista nata nel 1935 a Firenze, da famiglia originaria di Prato ed emigrata a Los Angeles nel 1938.
Tra il 2019 e il 2020 l’ICA di Milano presentà una sua mostra, mentre recentemente i suoi lavori sono stati esposti alla Quadriennale di Roma. In occasione della retrospettiva al Pecci sarà presentanto anche il catalogo “Simone Forti. News Animations”, un reference book sulle azioni performative delle News Animations, edito da NERO Editions.
Tra disegni, composizioni sonore e video delle performance – alcune delle quali saranno anche riattivate nel corso di una serie di appuntamenti pubblici – attraverseremo l’arte e la vita di una pioniera del corpo e delle sue molteplici esperienze, tra l’astrazione della fisicità e la concretezza del concetto. L’allestimento della mostra al Centro Pecci è stato progettato in stretta collaborazione con Simone Forti, per raccontare con dovizia di particolari l’evoluzione naturale del suo lavoro, con uno sguardo politico e personale. In esposizione, i video delle performance, quelle già concepite per essere riprese, sono messi in stretta relazione con un gruppo di disegni appartenenti alla stessa serie, che raccontano la metodologia interdisciplinare dell’artista nello sviluppare i suoi progetti.
Disegno e immagine in movimento hanno scandito la sua pratica ma è nella danza che si è espressa principalmente l’arte di Forti e, in particolare, nella capacità di improvvisazione del corpo, adattabile ai luoghi, alle superfici, alle concavità e alle convessità della materia, della volontà o della incoscienza. Un focus dell’esposizione al Centro Pecci è incentrato su News Animations, una serie di opere che Simone Forti ha sviluppato dalla metà degli anni Ottanta, in cui analizza la relazione tra linguaggio, movimento e fisicità, partendo dalle notizie sui quotidiani. Le News Animations sono performance in cui l’artista incarna gli eventi delle news attraverso movimento e improvvisazione: la percezione delle notizie sui giornali viene mediata ed esplorata in termini di pressione, peso e bilanciamento, proprio come il linguaggio dei quotidiani si appropria di terminologie proprie delle dinamiche fisiche. Un parallelismo che trova una sua spietata attualità, se messo a confronto con il “dizionario” bellico adoperato dai media per descrivere l’emergenza pandemica e le sue conseguenze.
A raccordare le varie sezioni di questa narrazione, una composizione audio che accompagna il visitatore negli spazi del museo. Questa traccia è composta da un collage inedito di audio diversi che coniuga brani in cui l’artista canta canzoni popolari, interagisce con strumenti fatti a mano, legge brani dal suo libro The Bear in The Mirror: una collezione di storie, prosa, poemi, disegni, foto, lettere, appunti e memorie e collaborazione condotte, nel corso di anni e progetti, con compositori e artisti come Charlemagne Palestine, Peter Van Riper, La Monte Young, tra gli altri.
Ogni settimana, il Centro Pecci anche alcune performance storiche di Simone Forti, come Scramble, Sleepwalkers/Zoo Mantras, Song of the Vowels, Cloths e, per la prima volta in occasione di questa mostra, Rollers, movimento primario parte del vocabolario dell’artista presentata qui come opera completa, e una versione di News Animation realizzata da Sarah Swenson, storica collaboratrice dell’artista.
Concludono il percorso i Bag Drawings, un nucleo di disegni inediti concepiti durante il lockdown della primavera 2020: una serie in cui l’artista ha lavorato sulle buste della spesa, come espressione diretta di un’emotività legata al quotidiano e al familiare.
Artista nota a livello internazionale, Simone Forti è considerata una figura chiave nello sviluppo della performance dalla fine degli anni Cinquanta a oggi. Nata a Firenze nel 1935, Forti emigrò con la sua famiglia a Los Angeles nel 1938. Nel 1955 iniziò a ballare con Anna Halprin, che stava conducendo un lavoro pionieristico sull’improvvisazione nella danza.
Dopo aver collaborato per quattro anni con Halprin nella San Francisco Bay Area, Forti si trasferì a New York, dove studiò composizione al Merce Cunningham Studio con il musicologo Robert Dunn. Qui ebbe modo di lavorare con coreografi come Trisha Brown, Yvonne Rainer e Steve Paxton.
Nella primavera del 1961, Forti presentò un’intera serata di piece inedite chiamata “Dance Constructions at Yoko Ono’s Studio”. Le Dance Contructions si sono rivelati lavori estremamente influenti sia nel campo della danza che delle arti visive. La radicalità dell’opera di Simone Forti risiede infatti nella condivisione di affinità concettuali con le pratiche artistiche minimaliste dei primi anni ’60.
Negli anni, Forti è tornata all’improvvisazione, includendo ampie collaborazioni con musicisti come Charlemagne Palestine e Peter Van Riper. Dall’inizio degli anni ’80 l’artista ha praticato una forma di performance in cui il movimento e il linguaggio si intrecciano spontaneamente, le News Animations.
Il lavoro di Simone Forti è stato esposto in istituzioni museali come il Museum of Contemporary Art di Los Angeles, il Louvre di Parigi, il Danspace di New York. Ha tenuto mostre personali al Kunstmuseum di Bonn, in Germania, nonché la sua prima retrospettiva al Museum der Moderne di Salisburgo, nel 2014. Le opere di Forti sono nelle collezioni di musei internazionali come, tra i vari, il MoMA e il Whitney Museum of American Art di New York e lo Stedelijk Museum di Amsterdam.
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