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Fondazione MACC presenta Questo Anonimato è Sovversivo di Ruben Montini
Mostre
di redazione
“Questo Anonimato è Sovversivo” è la prima mostra personale di Ruben Montini (Oristano, 1986) in un’istituzione pubblica italiana, la Fondazione MACC di Calasetta, a cura di Efisio Carbone, e Camilla Pavan.
Il progetto è nato dal desiderio di abbattere le diversità sociali e politiche attraverso la partecipazione diretta del pubblico che, nell’azione del ricamo, trova la forza di esistere all’interno di una comunità eterogenea che vive nell’unione delle differenze. L’opera che dà il titolo alla mostra è un drappo ricamato di cotone bianco, della lunghezza 30 metri, che ha viaggiato per tutta Europa. Nei 28 paesi dell’Unione Europea (ventisette più l’Inghilterra pre-Brexit) in cui la performance è stata realizzata, il pubblico è stato invitato a ricamare ciò che desiderava, dando vita a un’opera collettiva capace di racchiudere le storie di moltissimi individui. Il titolo dell’opera Questo Anonimato è Sovversivo trae ispirazione da un’intervista di fine anni ’70 di Jean Le Bitoux a Michel Foucault da cui emerge un concetto affascinante dell’anonimato e dalla forte connotazione politica: l’anonimato dei partecipanti crea infatti una sorta di visibilità democratica, sovvertendo il potere e aumentando il senso della comunità.
Scrive il curatore Efisio Carbone: «I temi dell’insularità, della diaspora, dell’emigrazione, delle rotte mediterranee, della ricchezza culturale che popola i confini geografici del mediterraneo con le mille contraddizioni e i temi scottanti che ne derivano, sono diventati pane quotidiano per questo museo di frontiera che guarda al suo territorio e al contempo oltre l’orizzonte marino. Ruben Montini, con la sua straordinaria ricerca, incarna perfettamente ciò che riscontriamo come urgenza narrativa, come valori contemporanei, come necessità di racconto. Il viaggio del suo lenzuolo in “Questo Anonimato è Sovversivo” è un racconto epico-contemporaneo di ben sette anni ascrivibile alla modalità relazionale che l’arte scopre come opportunità rigenerativa alla fine degli anni ‘90.Teorizzata da Nicolas Bourriaud nel 1998 l’Arte relazionale ha avuto in Sardegna una lungimirante pioniera, Maria Lai che nel 1981 con la performance Legarsi alla montagna, si fa portatrice della potenza coesiva dell’arte, che non scaturisce dall’io dell’artista ma da un’azione collettiva».
Questo Anonimato è sovversivo è stato realizzato presso: Royal School of Needlework – Londra, Regno Unito (2017); Museum Europäischer Kulturen – Berlino, Germania (2017); MAN, Museo d’Arte Provincia di Nuoro – Nuoro, Italia (2017); MCK Multimedijalni Kulturni Centar – Spalato, Croazia (2018); Designcentrum – Östersund, Svezia (2018); Dum Umeni Mesta Brna, House of the Arts – Brno, Repubblica Ceca (2018); ATOPOS cvc – Atene, Grecia (2019); Garage Art Space – Nicosia, Cipro (2019); CRUCE Arte y Pensamiento – Madrid, Spagna (2020); Family House – Montreuil, Francia (2020); Family House – Chernomorets, Bulgaria (2020); ACT Gfiajn Tuffiefia, Melliefia, Malta (2020); Family House – Lisbona, Portogallo (2020); Family House – Elblag, Polonia (2020); Temple Bar Gallery + Studios – Dublino, Irlanda (2020); FdG Projects – Bruxelles, Belgio (2020); Tech Arts – Vilnius, Lituania (2020); Casino Luxembourg – Lussemburgo (2020); Museum Arnhem – Arnhem, Olanda (2021); Fiatal Képzomuveszek, Studioja Egyesulet – Budapest, Ungheria (2021); Kunsthalle Bratislava – Bratislava, Slovacchia (2021); Public street – Lubiana, Slovenia (2023); <rotor> Centre for contemporary art – Graz, Austria (2023); Riga Art Space – Riga, Lettonia (2023); Pesula – Fiskars, Finlandia (2023); Eesti Käsitöö Maja rahvakunstigalerii – Tallin, Estonia (2023); Freetown Christiania – Copenaghen, Danimarca (2023); tranzit. ro/Cluj, Cluj-Napoca, Romania (2023).
La mostra si articola in tre sale. Nella prima Questo Anonimato è Sovversivo dà vita a un’installazione monumentale composta da 28 arazzi, uno per ogni paese in cui la performance collettiva è stata realizzata. A partire dalla documentazione fotografica delle singole “tappe”, le figure dei partecipanti atti al ricamo del drappo sono trasfigurate in soggetti ricamati, totalmente privi di sembianze. L’opera, To those hands that make things happen (2023), raggiunge così una rappresentazione unitaria e universale degli individui coinvolti, con l’esaltazione dell’anonimato e l’elusione delle barriere.
Nella seconda sala spazio l’installazione Questo Anonimato è Sovversivo – The Dutch experience (2023) è un’architettura sospesa che richiama la forma di una casa, metafora delle modalità con cui si è svolta in questa tappa l’azione. Da ottobre 2020 a febbraio 2021, il progetto fa parte della mostra “Living, Forgiving, Remembering”, curata da Mirjam Westen presso il Museum Arnhem in Olanda: «Attraverso la collaborazione degli abitanti di tutta l’Unione Europea, il risultato simboleggia “la bellezza dell’UE”: la fusione di persone diverse con origini culturali condivise. Al centro vi è il sentirsi connessi nonostante le differenze. […] C’è un enorme potere nel filo: può unirci in reti sociali e preservare i ricordi. Anche se soffice, come portatore di significati può esprimere una voce critica della società. I tessuti sono stati accettati come mezzo rispettato nel mondo dell’arte, i confini delle forme d’arte tradizionale sono stati spostati. Speriamo che con Questo Anonimato è Sovversivo i confini dell’Europa saranno spinti ugualmente», ha scritto Westen. A causa di un lockdown particolarmente restrittivo, la popolazione olandese ha preso parte al progetto ricamando ognuno nella propria abitazione, documentando la propria esperienza e inviando il proprio contributo affinché potesse essere unito al drappo.
Nell’ultima sala infine è esposto il drappo di cotone lungo 30 metri che dal 2017 al 2023 ha viaggiato per tutta Europa, lasciandosi ricamare dal pubblico e assumendo la forma forma di un’opera corale capace di racchiudere le storie di moltissimi individui. Fili invisibili si intrecciano alle trame ricamate nel drappo bianco, e tracciano storie dagli infiniti percorsi di senso. L’opera accoglie e registra metaforicamente le identità di ogni partecipante, includendo tutte le possibili sfaccettature che nell’anonimato possono esistere.
«L’atto conclusivo del processo creativo è la mostra ospitata al Museo MACC che non vuole raccontare secondo un canone documentaristico il progetto, ma presentare una nuova rielaborazione del viaggio che l’artista offre come momento installativo finale arricchito da nuove opere che raccolgono e interpretano ciò che è stato sublimando il viaggio in epopea e il raccontato in epica di un nuovo umanesimo contemporaneo», spiega Carbone.
La mostra, visitabile fino al 25 giugno, è ampliata dal video che documenta il viaggio del progetto ed è accompagnata dalla pubblicazione del catalogo “Ruben Montini. Questo Anonimato è Sovversivo”. Il testo, con ’introduzione di Ela Bialkowska e i testi critici di Mirjam Westen, Micaela Deiana, Lýdia Pribišová, Martin Vaněk, Malin Ståhl, Angie Wyman e Sophia Malik, e due interviste all’artista realizzate da Mehdi Dakhli e Ugnė Bužinskaitė è corredato di un’ampia documentazione fotografica, illustra come un diario di viaggio, le varie tappe del progetto.