L’aeroplano è simbolo del futurismo: questa sentenza epigrafica di Marinetti è un buon viatico per chi si appresti a recensire una mostra sull’aeropittura, tra le innumerevoli invenzioni dell’ingegno futurista forse la più suggestiva. Anticipando di qualche mese i festeggiamenti per il centenario della fondazione dell’Aeronautica Militare Italiana (che avverrà il prossimo 28 marzo), la galleria Futurism&Co ricorda l’audace manipolo di artisti, capitanato da Giacomo Balla – primo firmatario, nel 1931, del celebre “Manifesto dell’Aeropittura” – con una nutrita esposizione di opere ispirate dalla metamorfica, scoppiettante poetica marinettiana.
Aleggiava, tra quei risoluti e fattivi avanguardisti (che non si limitavano soltanto a decantare il volo aereo ma lo praticavano), sempre in cerca di nuovi e spiazzanti alfabeti plastici, un’ingenua fiducia positivistica nel progresso umano, velocizzato – si immaginava – dai continui, inarrestabili prodigi della meccanica; una fiducia sussidiata dalla volontà ferma e ostinata di affrancarsi dal giogo della natura e delle sue leggi, e di divincolarsi – si sperava – dai limiti angusti di quell’«umano troppo umano» di nietzschiana memoria, nell’anelito ad «una nuova spiritualità extraterrestre» (così nel citato manifesto). Per inciso, tale ingenua fiducia, mutatis mutandis, è rintracciabile ancora oggi, sorprendentemente, in vaste aree del mondo culturale.
Va sottolineato, per amore di completezza, come proprio l’Aeronautica Militare sia stata, per i futuristi, una continua fonte di ispirazione e di stimolo: dai combattimenti aerei di Francesco Baracca e di Francesco De Pinedo, alle imprese memorabili di Gabriele D’Annunzio e di Guido Keller, fino alla straordinaria trasvolata atlantica di Italo Balbo a cui verrà dedicata, nel 1931, la prima mostra di Aeropittura a Roma.
Nella piccola galleria gestita dalla famiglia Carpi – una famiglia di studiosi e di collezionisti d’arte futurista, dalla cui collezione privata proviene gran parte delle opere esposte – si assiepano, effondendo d’intorno una vaga, intermittente sensazione di tribolazione panica – come una tenue impressione subliminale a tratti affiorante – dinamismi, viraggi cromatici, composizioni plastiche, vortici celesti, simultaneità prospettiche, ritmi spaziali, paesaggi cosmici, partoriti tumultuosamente dai pennelli intrepidi di Balla, Prampolini, Dottori, Benedetta, Sibò, Crali, Tato, Baldessari, Oriani ed altri avanguardisti.
Dinanzi a tali visioni policentriche, mercuriali, evocanti sinteticamente «Le prospettive mutevoli del volo», l’occhio è costretto ad una mobilità continua a cagione del fatto che «Gli elementi di questa nuova realtà non hanno nessun punto fermo». Mentre il pensiero, sospinto dal gioco audace delle analogie, spontaneamente corre – l’accostamento è azzardato ma suggestivo – a certe più recenti intuizioni postmoderne che sembrerebbero addirittura precorse dai nostri futuristi, come, ad esempio, la pervasiva concezione della «Modernità liquida» teorizzata dal sociologo-filosofo Zygmunt Bauman.
La mostra “Forze del cielo. Da Balla alle aerovisioni”, presso la Futurism&Co Art Gallery di Roma, sarà visitabile fino al 28 febbraio 2023.
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