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Franco Losvizzero: la sua Apoteosi coinvolge l’intero Castello Orsini di Soriano Nel Cimino
Mostre
di redazione
«Apoteosi è una mostra che parte dal basso – delle nostre viscere – per arrivare al punto più alto, dove o si spicca il volo o si cade», sostiene Franco Losvizzero, che incontriamo in occasione della sua mostra (qui maggiori informazioni) Castello Orsini di Soriano Nel Cimino per approfondirla.
Quando è nata l’idea di questo progetto e come l’ha sviluppata, da un punto di vista formale e anche concettuale?
«Apoteosi nasce quando mi è stato chiesto di fare alcuni sopralluoghi per la Biennale di Viterbo e sono stato ispirato dal Castello Orsini di Soriano nel Cimino. Un luogo che racchiude in sè delle forti contraddizioni: un’imponenza storica e una bellezza medievale che si incontrano e scontrano con il suo passato da carcere di massima sicurezza (sino al 1989) e i panorami mozzafiato in cui è immerso. Una torre antica che sovrasta tutto il paese su cui svetta la mia istallazione come una bandiera. Visibile a decine di chilometri, la Donna coniglio, evoca un possibile salto nel vuoto. Un luogo doloroso sui cui l’arte può fungere da balsamo o solo provocare una riflessione».
Ha definito Apoteosi un percorso alchemico-esperienziale. Come si inserisce e come si sviluppa nel Castello Orsini di Soriano?
«Alchemico-esperienziale perché è come entrare nel ventre della “Montagna Sacra”, come la definirebbe Alejandro Jodorowsky, mio maestro per tanti anni. C’è un’incisione del 1600 che apre il catalogo della mostra che feci nella Galleria di Pio Monti, dal titolo 11 La Porta Alchemica che ben illustra gli alchimisti che seguono il coniglio bianco sotto la montagna dell’elevazione. Lo fanno bendati e sono alla ricerca della Pietra Filosofale. Questo, già dal ‘600, credo fosse il percorso da affrontare per assurgere alla sapienza ed è questo che cerco di evocare nell’intraprendere il percorso di nove stazioni nel Castello Orsini. Cinque stanze tra il cortile e le celle d’isolamento e salendo su per la Torre altre quattro fino a giungere al merlo più alto: l’Apoteosi».
L’opera che dà il titolo all’intero progetto fa riferimento a un fatto tragico di qualche anno fa. Quali sensazioni o sentimenti vuole suscitare e quali sono le reazioni che sta ricevendo?
«La Donna Coniglio è per me un “conduttore” nel paese delle meraviglie che è dentro di noi, ma così era anche per lo Psicopompo negli inferi e successivamente Caronte. Essere sulla soglia tra due mondi è ciò che contraddistingue questa performance che ho portato in tanti musei e fiere per oltre 12 anni (in questo caso in forma di calco in resina). In quest’occasione è testimonianza di un passo da cui non è possibile tornare. Alla Galleria Nazionale feci proprio Caronte come performance. Scegliere una torre, la più alta del paese, per togliersi la vita, significa scegliere di andarsane nel modo più eclatante. Questo mi ha turbato e incuriosito allo stesso tempo. Molte persone che stanno visitando Apoteosi ne escono turbate e l’Arte, io credo, deve arrivare anche allo stomaco e far riflettere. L’arte che arreda non mi interessa molto».
Cosa si aspetta da questo progetto e cosa ha in cantiere per i mesi a venire?
«Da questo progetto mi aspetto di far comprendere, un po’ di più, la mia ricerca che mi rendo conto è sfaccettata. C’è pittura, installazioni, sculture in vetro e meccaniche; ci sono i mostri, c’è un riferimento al Barocco – mai veramente sviscerato -, al mondo alchemico e all’inconscio, perciò alla memoria non solo mia ma dell’intera umanità. Credo che Apoteosi sia una mostra e un’installazione site-specific che racchiude molti concetti e poetiche che ho cercato di approfondire in questi 25 anni di carriera: la detenzione, il rito, simbologie dell'”oltre-morte”, la deformazione esteriore ed interiore. Un viaggio dentro l’inconscio che spero coinvolga ognuno di noi. In questi giorni festeggio 18 milioni di visualizzazioni sul mio canale youtube e nell’immediato futuro ci saranno due appuntamenti a cui ho il piacere di invitarvia A fine agosto, il 31, inauguro una personale di sola pittura e disegni con pubblicazione di un libro, dal titolo io scavo il vulcano presso Edizioni e Galleria “Il Cervo Volante” di Tommaso Cascella, in Via Delle Fonti a Bassano in Teverina (10 min. Da Apoteosi). Questa mostra mi permette di mostrare il nocciolo della mia ricerca: i disegni olio e grafite su carta A4. Poi, in ottobre, il 4 e il 5, a Pistoia, negli spazi di Dynamo Art Gallery saranno visibili tante mie opere tra cui il Can Volante, scultura di 2 metri e mezzo realizzata in ceramica».