Categorie: Mostre

Frank Auerbach, per una pittura meditativa: la mostra a Venezia

di - 4 Maggio 2024

Impasti densi e sottrazione di pigmenti, cromie pastello e gesti ponderati. In occasione della 60° Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, a Palazzo da Mosto è visitabile Starting Again, una personale di Frank Auerbach (Berlino, 1931). Si tratta dell’acclamato artista tedesco-britannico che vinse il Leone d’Oro alla Biennale del 1986. Le opere di oltre 50 anni di produzione creativa vengono portate a Venezia da Max Levai, ex presidente della Marlborough Gallery e fondatore dello spazio espositivo The Ranch, negli Hamptons, vicino a New York.

Starting Again, fruibile fino al 28 giugno 2024, è allestita al piano terra e al piano nobile del Palazzo lagunare, che per la prima volta si apre al contemporaneo. L’iter conta 11 dipinti a olio, tutti provenienti da collezioni private ed esposti di rado tra il 1969 e il 2016. La mostra è inoltre accompagnata da un saggio ad opera di Hilton Als, scrittore, critico teatrale e vincitore del Premio Pulitzer nel 2017.

Palazzo da Mosto, piano nobile, Venezia

I soggetti tipici di Auerbach sono gli stessi da sempre: ritratti di persone care e vedute dal suo studio di Londra. Lungo il percorso si incontra, ad esempio, il volto di una delle sue muse: Julia Yardly Briggs Mills, modella professionista e grande amica dell’artista per il quale posò due volte alla settimana nell’arco di oltre quarant’anni. Compaiono anche l’effigie di Paula Eyles, del figlio Jake e della moglie di Auerbach.

La pratica pittorica dell’artista, che viene solitamente associato alla scuola di Londra, è peculiare e meditativa. Ogni quadro può avere una gestazione di mesi o addirittura di anni. Ciascuna pennellata, gravida e pastosa, è ripetuta o cancellata, nel tentativo di creare una connessione profonda tra forme, figure, atmosfere. Non di rado Auerbach opera in due direzioni opposte e complementari: stratificazione e asportazione di vernice.

Frank Auerbach, Starting Again, Palazzo da Mosto, Venezia

L’artista che viene considerato un adepto dell’espressionismo – poiché le sue opere sembrano cercare un equilibrio tra immagine e stato emotivo – è stato criticato negli anni ’50 per “l’ingombrante” matericità dei suoi lavori. Proprio quella densità della pittura a impasto che in verità è custode di numerosi livelli di lettura, semantici e spirituali.

Auerbach, oggi novantenne, abituato a lavorare febbrilmente e in completa solitudine nel proprio studio, in una recente intervista ha dichiarato: «Continuerò con questo processo per tutto il tempo che esso richiede», confermando la sua tecnica paziente, fatta di iterazioni, rifacimenti e sperimentazioni.

La frammentazione strutturale della sua pittura permette una continua riconfigurazione del soggetto dipinto. In questo modo ciò che a prima vista può apparire un paesaggio, si scopre in verità essere un viso e viceversa. Ciò che vibra sulle tele di Auerbach è una carica figurativa che vira verso un mitigato astrattismo. In una tensione affine a quella che caratterizza il neorealismo americano.

Frank Auerbach, Starting Again, Palazzo da Mosto, Venezia

L’allestimento dell’esposizione si sposa con la storica dimora che lo accoglie. Anch’essa stratificata, come le opere di Auerbach. Palazzo da Mosto infatti fu costruito nel Cinquecento dall’architetto Antonio Ponte, a pochi passi dal luogo in cui avrebbe progettato il noto Ponte di Rialto. Si racconta che egli fece del Palazzo l’edificio più alto (ad oggi) di Venezia, in modo che avesse una vista indisturbata su Rialto. I primi ad abitarlo furono i Muti, una famiglia di mercanti bergamaschi di seta, al tempo in cui la città divenne fulcro di scambio e commercio con l’Oriente. In seguito abitò la dimora Francesco Vezzi, che portò da Vienna a Venezia i segreti della porcellana di Meissen.

Frank Auerbach, Starting Again, Palazzo da Mosto, Venezia

Nel corso del Seicento, poi, il Palazzo cambiò proprietà molte volte, finché non venne acquistato dalla famiglia Baglioni, specializzata nella realizzazione di libri religiosi, che arricchì stanze e saloni con stucchi, affreschi e mobilio ancora oggi presenti in situ. La storia variegata e intrigante del Palazzo, che fa da cornice alle opere di Auerbach, è raccolta in un libro scritto dall’architetto Francesco da Mosto.

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