13 marzo 2025

Gaia Fugazza, fragilità dell’antropocentrismo: la mostra al Museo di Capodimonte

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Porcellane, ossa di calamaro e simboli arcaici: per la sua mostra al Museo e Real Bosco di Capodimonte, a Napoli, Gaia Fugazza rievoca un’umanità fragile e in cerca di cura

Gaia Fugazza, Capriola (viola), 2024, porcellana in terzo fuoco, third firing porcelain, ph Amedeo Benestante

Pollice opponibile, riso e narcisismo patologico: ecco cosa differenzia l’Uomo dagli altri esseri viventi. La mostra di Gaia Fugazza dal titolo Sete, accolta al Museo e Real Bosco di Capodimonte, a Napoli, a cura di a Valter Luca De Bartolomeis e Sara Dolfi Agostini, offre una visione singolare circa l’antropocentrismo di cui è affetto l’universo.

L’artista milanese è da tempo concentrata sul rapporto uomo-natura e sul ruolo che l’essere umano gioca – indipendentemente dai suoi deliri di onnipotenza – nell’ecosistema. Il medium elettivo, in questo caso, è la porcellana: due serie di opere a muro – le prime realizzate nei colori vivaci del terzo fuoco; le altre contaminate con vetro o trafitte da ossa di calamaro – costituiscono il corpus centrale dell’esposizione, risultato di un percorso lungo oltre un anno, compiuto nell’ambito di una residenza artistica che ha visto Fugazza interagire con gli studenti dell’Istituto Superiore ad Indirizzo Raro Caselli.

Gaia Fugazza, Capriola (verde), 2024, porcellana in terzo fuoco, third firing porcelain, ph. Amedeo Benestante

Nella loro bidimensione ed essenzialità, le opere appaiono come fossili del futuro: accenni anatomici, simboli arcaici, elementi di una mitologia in essere compongono “reperti” non collocabili in una precisa dimensione temporale e non ascrivibili ad una specifica derivazione culturale. L’uomo è, per fortuna o suo malgrado, in balia degli eventi del creato più che di se stesso e, soprattutto, non faber fortunae suae.

Gaia Fugazza, Becchi, 2024, porcellana con ossa di calamaro, porcelain with squid bones, ph. Amedeo Benestante

Ad amplificare la sensazione di vaga inquietudine e disorientamento – «Cosa sto guardando?», «Di cosa è fatto veramente?», si chiedono le persone in visita alla mostra – è la deliberata scelta di rendere le opere qualcosa di molto familiare ma impossibile da riconoscere: le ossa di calamaro sembrano piume di plastica, i becchi di polpo sono occhi che scrutano gli abissi. Tutto evolve in direzioni impossibili da prevedere o governare. Lo è addirittura qualcosa di rassicurante come la porcellana: granitica nella sua fragilità.

In occasione dell’inaugurazione della mostra, Gaia Fugazza e gli studenti di musica e danza del Polo delle Arti Caselli Palizzi hanno presentato la performance Acque Dentro, ospitata nel Salone delle Feste del Museo. L’azione, basata sul concetto di esperienza sensoriale quale unità di misura della conoscenza, ha coinvolto performer e fruitori in un gioco di volontario o involontario scambio.

Gaia Fugazza, Capriola (rossa), 2024, porcellana in terzo fuoco, third firing porcelain, ph. Amedeo Benestante

La mostra di Gaia Fugazza sarà visitabile al Museo di Capodimonte fino al 18 marzo 2025.

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