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Getsemani: Gabriella Ciancimino al Museo del Novecento di Milano
Mostre
Tornano in campo gli ideali in un dialogo tra l’arte del passato e quella del presente. Il Museo del Novecento a Milano, che accoglie arte e scultura moderna e contemporanea italiana ospita “Getsemani”, un progetto site specific di Gabriella Ciancimino artista rappresentata dalla Galleria Gilda Lavia di Roma. Resterà fino al 5 febbraio il wall painting nato nell’ambito di “Level 0”, l’iniziativa di ArtVerona in collaborazione con quattordici istituzioni d’arte contemporanea italiane per promuovere artisti emergenti. Con un titolo impegnativo, non si può non pensare a quello degli ulivi a Gerusalemme dove Gesù fece il suo discorso, questo è un giardino visionario che condensa ideali e speranze di un futuro dove l’uomo potrà sviluppare un rapporto migliore con la natura, riconoscendo prima di tutto che ne è parte integrante.
«La mia ricerca è focalizzata sul concetto di ‘Relazione’ da cui deriva la tendenza a concepire un’opera come momento d’incontro/confronto. Perché credo fortemente al compito dell’arte come catalizzatore di cambiamento sociale. E allora il campo di sperimentazione ideale diviene lo spazio pubblico», spiega l’artista. «Nei lavori più recenti, analizzo il rapporto tra esseri umani e piante in Natura alla base della costituzione di un Paesaggio come ‘luogo’ di riflessione e nello stesso tempo di salvaguardia della memoria storica e di azione collettiva». Sul muro sono lavorati diversi materiali di stampa libertaria ritrovati in archivi del mondo, stilemi floreali liberty dell’architetto Ernesto Basile, tavole botaniche di piante provenienti dall’area mediterranea e un breve poema da lei scritto sul ruolo del giardiniere, che non coltiva una visione unilaterale, ma avvicina la terra al cielo.
«Getsemani diviene così un punto di incontro tra culture diverse: un giardino in cui convivono specie provenienti dalla Palestina insieme a fiori stilizzati tratti dai frontespizi di alcuni libri editi dalla Casa editrice Sociale di Milano, fondata da Rafanelli la quale, nel corso della sua vita, tentò di coniugare il suo pensiero anarchico alla sua ricerca spirituale sull’Islam», conclude la Ciancimino.