Fino al 5 aprile, la Fondazione Nicola Del Roscio, a Roma, ospita Ghostwriting Paul Thek: Time Capsules and Reliquaries, la mostra personale di Alessandro Di Pietro (1987, Messina), realizzata grazie al sostegno dell’Italian Council (XI edizione, 2022). Il progetto – a cura di Peter Benson Miller e Cornelia Mattiacci – è stato promosso dall’associazione culturale Palazzo Monti di Brescia. Prima di giungere alla Fondazione Nicola Del Roscio, la mostra è stata presentata anche al Watermill Center (NY), al CAN-Centre d’Art Neuchâtel in Svizzera e a Palazzo Monti.
In esposizione alla Fondazione Del Roscio tre nuove sculture, un dipinto e un video, concepiti in relazione alla vita e all’opera dell’artista americano Paul Thek (1933-1988). Tutto è nato nel 2017, quando, durante la residenza all’American Academy di Roma, Di Pietro ha cominciato a pensare a come Thek avrebbe potuto proseguire la sua ricerca post mortem. In particolare, nella capitale l’artista messinese – ma milanese d’adozione – ha incominciato a immaginare una storia basata sul ritrovamento di opere realizzate da un “fantomatico” Thek, a partire dalla sua morte a oggi. L’obiettivo è mettere in evidenza come l’artista statunitense rappresenti tuttora un’inesauribile fonte d’ispirazione per molti artisti contemporanei.
«Il mio intento era quello di lavorare come ghostwriter di Paul Thek», ha spiegato Di Pietro. «Ho continuato le sue misteriose narrazioni con il mio linguaggio, adattandolo ai discorsi che circondano la storia di oggi: narrazioni socio-politiche e fatti del nostro tempo. Il mio processo è stato immaginare come una storia – in questo caso, la storia del lavoro di un artista – sarebbe continuata se non fosse stata interrotta».
Dopo la residenza a Roma, Di Pietro è stato anche in residenza al Watermill Center, centro di sperimentazione di New York, nonché sede ufficiale di un ricco nucleo di opere e documenti riguardanti la figura e l’operato di Thek. Dallo studio di questo materiale è nato Race of a Hippie, un cortometraggio realizzato in collaborazione con lo studio No Text Azienda, ispirato all’iconica scultura di Thek The Tomb, chiamata anche Death of a Hippie del ’67.
Tuttavia, come afferma Miller, «La citazione più esplicita di Thek è data da Br’er Rabbit, una scultura di Di Pietro costituita da un frammento di carne collocato entro una teca». Il curatore ha continuato: «Come abbiamo avuto modo di raccontare nel corso della personale dedicata a Paul Thek alla Fondazione Del Roscio nel 2022, l’artista statunitense ebbe un legame molto stretto con l’Italia; in particolare, grazie a Topazia Alliata, lavorò in una torre medievale fuori Palermo, dalla quale ebbe modo di assistere ad una serie di processioni e riti religiosi. Evidentemente egli ne rimase affascinato a tal punto da tramutare i reliquiari in uno dei punti forti della sua ricerca».
In via Crispi 18, a Roma, è esposta anche un’altra scultura, intitolata To Wong, costituita invece da due fusioni in bronzo di altrettanti scudi, i cui originali si trovano al Metropolitan Museum di New York. Sovrapposti l’uno all’altro, gli oggetti custodiscono al centro la pellicola di un film come fosse una “capsula del tempo”. Anche in questo caso Di Pietro cerca di immaginare opere che Thek avrebbe potuto realizzare oggi (l’artista americano è sempre stato interessato a tematiche socio-politiche di attualità). Infatti, l’opera è dedicata a Joshua Wong, leader delle proteste ad Hong-Kong nel 2014 e perciò condannato più volte al carcere in Cina. Miller ha detto: «Si tratta di un oggetto che richiama il passato, ma che è destinato alle generazioni future, sempre sottoforma di capsula del tempo».
L’ultima scultura in esposizione è Baby cast di Alessandro Di Pietro. Thek negli anni ’70 aveva realizzato una serie di piccoli bronzi che aveva esposto in diversi luoghi con il titolo di Personal effects di Pied Piper (Effetti personali del Pifferaio Magico). Baby Cast non è altro che il negativo di quelle statuette che per Thek rappresentavano un modo per indagare il tema dell’ingiustizia sociale, diffusa anche tramite Hollywood e Disney.
Televisione/Collaborazione è l’unico dipinto in mostra di Di Pietro che si riferisce a quando Paul Thek, durante il suo secondo soggiorno a Roma nel ’66-67, fece parte della band musicale creata da Mario Schifano e dedicata alla psichedelia. “Le stelle” – questo il nome del gruppo, per il quale Thek suonava il tamburello – si esibirono anche al Piper e in un altro locale di Torino. In questo caso Di Pietro allude sia ai funghi allucinogeni, sia ai funghi più comunemente noti, sia alle litografie in cui Cy Twombly si autorappresenta. Thek li adotterà persino come soggetto ricorrente nelle sue opere. Miller afferma in proposito: «In quest’opera Di Pietro si riferisce a molti artisti del passato, allo scopo di mettere in discussione l’idea di autorialità e individualità; vuole essere un’opera corale e collettiva esattamente come il nostro metodo di lavoro oggi, spesso aiutato, per esempio, dall’intelligenza artificiale».
In fondo alla sala principale della Fondazione Del Roscio sono esposte altre opere che però non fanno parte del progetto Ghostwriting Paul Thek, pur essendo state realizzate ancora in fase di studio di testi importanti per la finalizzazione del progetto. Si tratta sia di fusioni a terra con la sabbia, in cui le parole e le idee prendono forma. Infine, un paravento che rappresenta una sorta di storyboard delle storie, delle immagini e dei testi che hanno ispirato Di Pietro mentre concepiva il progetto.
Dopo la tappa romana, i cinque lavori che costituiscono il nucleo centrale di Ghostwriting Paul Thek, entreranno a far parte della collezione permanente del Museo Madre a Napoli. Il volume che accompagna la personale – concepito in dialogo con l’artista, curato da Miller e Mattiacci e pubblicato da Mousse – sarà presentato al Madre nel maggio 2024, in occasione dell’ingresso delle opere in collezione.
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