NM> Contemporary porta per la prima volta nel Principato di Monaco Giangaetano Patanè (1968, Roma), con “Géométrie flexible” (fino al 15 marzo), che apre la programmazione 2021 della galleria.
«La mostra presenta una selezione di opere in cui le differenti tecniche si compenetrano perfettamente richiamandosi l’un l’altra seguendo una poetica rivolta alla dimensione intima delle relazioni personali, esplorando il dialogo tra il sé e l’altro e la rappresentazione dell’inconscio.
Il percorso comprende alcuni lavori chiave della produzione figurativa e conduce lo spettatore fino alle opere degli ultimi anni in cui l’artista si è spostato a un approccio più astratto dove la presenza umana è diventata ermetica e l’esistenza ha assunto forme originali arricchite da interventi tridimensionali e scultorei sulla superficie pittorica», ha spiegato NM>Contemporay.
«Il titolo “Geometria Flessibile“ dà la descrizione linguistica di una serie di quadri realizzati tra il 2018 e il 2020 classificabili come “astrattismo“: una ricerca rivolta all’equilibrio della forma e del colore: una freccia diretta sull’esclamazione “ Che bello!” (Il “bello” come concetto primitivo ossia privo di definizione ma ricavato per intuizione, anche concettuale), come nell’ultima stanza del film 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick in cui ogni sentimento, ogni ragione, ogni perdono pèrdono di significato e il “il bello” rimane l’ultimo moto vitale.
In mostra di contro sono presenti anche lavori che hanno una natura figurativa, questi invece raccontano storie: Tra noi racconta di chi cerca lontano colui che è accanto. Partecipazione tratta la compenetrazione dell’individuo all’universale, petali di noi che vagano nel tempo. Fiumefreddo (la serie di bagnanti), 2015, descrive la bellezza fisica della donna che porta sul proprio corpo i segni delle ombre. Ti cerco per mari e per cieli dove il maschile e il femminile sono uniti dal desiderio ma troppo lontani per toccarsi. È inoltre esposto in mostra un autoritratto in terracotta.
Se si analizza cosa distingue due generi, mi vengono in mente le parole di Claudio Strinati nell’introduzione alla pubblicazione appena uscita Lauri Laine e Giangaetano Patané. Baltico/Mediterraneo di Sergio Rossi (Ed. etgraphiae): «Non è limitandosi a quei pur corretti rilievi che vanno visti e compresi i due maestri protagonisti della trattazione di questo libro e Rossi ne delinea, infatti, le fisionomie ed il valore attraverso un’analisi integralmente aderente allo specifico dei linguaggi, vanificando nel concreto dell’analisi ogni schematizzazione subordinata alle categorie che hanno reso possibile l’elaborazione di tesi globali come quelle del post-modernismo». In estrema sintesi: nell’albero dell’arte visiva, la figura è il tronco, l’astratto ne è il suo fiore».
«Tutto comincia con un pezzo di carbone avanzato dalla brace con il quale disegnavo i corpi sulle pareti della casa delle vacanze già impressionato dalla visione di Guernica. Mi sono formato all’ombra dell’avanguardia pittorica americana e del fumo delle mie sigarette. Vedo in Mark Rothko un riferimento imprescindibile: il valore puramente spirituale del colore.
La mia ricerca più recente e tesa scardinare la bidimensionalità tipica dell’astrattismo puro per una tridimensionalità resa da sospensioni di linee curve colorate distaccate dalla parete di sostegno, o anche dall’uso di materiali diversi contemporaneamente presenti nello stesso spazio rappresentativo; che poi è una ricerca comune agli artisti che più mi interessano nel nostro periodo storico».
«Coltivavo da molti anni l’idea di portare Patané a Monaco, per la sua appartenenza alla realtà artistica romana del Pastificio Cerere che ha trovato molto spazio qui da noi sia per il legame fortissimo dell’artista con la tradizione pittorica e scultorea italiana.
La mostra rappresenta un viaggio emozionale e poetico nelle relazioni interpersonali, esplorando il dialogo tra il sé e l’altro e la rappresentazione dell’inconscio.
La mostra riunisce quadri ad olio, pittura industriale, legno e piombo su tela, sculture in terracotta, tecniche miste su carta raccontando del passato figurativo di Patané ed il suo passaggio negli ultimi anni ad un astrattismo lirico e simbolico.
È una mostra che parla di emozioni e di relazioni con delicatezza e poesia. Non vuole risultare impositiva anzi lascia allo spettatore libertà di reazione ed emozione. Quella libertà che oggi tutti desideriamo più che mai. La “Geometria flessibile” del titolo rappresenta proprio questa libertà ed imprevedibilità della vita.
L’artista scrive al proposito: «Nei miei quadri c’è una ricerca rivolta alla rappresentazione del fluttuante: mai angoli, mai linee rette, mai compasso; anzi le forme ivi rappresentate sono reazionarie rispetto alle regole conosciute, sono linee prodotte da gesti umani, imprecisi, incalcolabili che formano immagini nuove, mai viste prima. Esse appartengono all’ambito della geometria non-euclidea»».
«Le difficoltà di chiudere e riaprire, fissare date ed annullare, ci ha portato a lavorare con un metodo differente spinti dalla voglia nostra e del pubblico di arte e di socialità e dal desiderio di condividere il proprio stato emotivo. Il coprifuoco alle ore 19 a Monaco e alle ore 18 della confinante Francia, ci ha messo in condizione di ricevere in orari prima impensabili ed i visitatori hanno accettato volentieri pur di rivivere l’arte.
Le persone vengono a vedere la mostra con un approccio diverso, si rivolgono alle opere con maggiore profondità. Ciascuno esprime senza timore la propria opinione senza filtri e riallacciandosi al proprio vissuto di questo anno difficile.
La mostra diventa un’occasione di condivisione umana molto forte, a volte choccante ma taumaturgica. Bellissimo il fatto di parlare tra i quadri non solo dei quadri come in una routine prestabilita ma di parlare di tutto rendendo la galleria un luogo d’incontro libero in tutti i sensi».
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