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Aprirà sabato, 5 aprile 2025, alle ore 18, presso lo Spazio Iris di Spoltore, Nhandejara, mostra personale di Giulia Cauti, terzo appuntamento della serie Naturale, dopo le esposizioni di Prisca Baccaille e William Santoleri e di Francesca Romana Cicia ed Eirene. Curata da Beatrice Ciotoli e Irene Iodice, la mostra prosegue il percorso di ricerca portato avanti dall’artista romana e incentrato sul rapporto tra corpo, materia e ambiente, con un’attenzione specifica alle relazioni tra pratiche artistiche e saperi ancestrali.
Giulia Cauti, la biografia
Artista, costumista e performer, Giulia Cauti ha ottenuto un Visual Arts Master Degree in Costume Design presso la Royal Academy of Arts di Anversa, Belgio, e ha frequentato il Fashion Institute of Technology di New York City. La sua ricerca è incentrata sulla traduzione del trauma attraverso pratiche visive e performative, con particolare attenzione alla materialità effimera e ai biomateriali come metafore di vulnerabilità e trasformazione.
Attiva dal 2013 nella progettazione di costumi per teatro, cinema e TV, ha arricchito il proprio percorso con una formazione attoriale a New York e attraverso l’influenza di tecniche somatiche come il Body Mind Centering. Tra i suoi progetti recenti, Trauma(tanz), basato su mappature del trauma incarnato, e TRAUM+RAUM=TRAUMA, sviluppato in collaborazione con un osteopata e presentato come serie fotografica, video e pubblicazione.
Il percorso di Nhandejara
Il progetto prende avvio da una residenza di Cauti in Brasile, sviluppata nell’ambito del programma Italian Council 2024, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, con il supporto del gruppo di ricerca Floresta Cidade e come evoluzione di un precedente progetto avviato presso la Royal Academy of Fine Arts di Anversa. Durante il soggiorno in Sud America, Cauti ha avuto occasione di lavorare a stretto contatto con alcune comunità indigene, tra cui l’Aldeia Maraka’na di Rio de Janeiro e il centro Útero Amotara Zabelê a Ilhéus, Bahia, confrontandosi con rituali legati alla spiritualità femminile, alla trasmissione del sapere e al legame con la terra.
Uno degli elementi centrali del percorso è stata la partecipazione al Circolo Sagrado Feminino, cerimonia guidata dalla leader indigena e attivista Potyra Guajajara, che riflette una visione ciclica e comunitaria dell’identità e del gesto creativo. In questi contesti, l’artista ha approfondito la riflessione su pratiche collaborative legate al corpo e all’ambiente, integrando elementi rituali nella sua ricerca plastica, già orientata verso l’impiego di biomateriali.
Il titolo Nhandejara, proveniente dalla cosmologia tupi-guaraní, è formato dalle parole “Nhanderú” (nostro) e “Jara” (signore/divinità), e allude a una forza creatrice diffusa, non gerarchica, che permea ogni essere. Il riferimento mitologico diventa in mostra una chiave interpretativa per interrogare l’idea di sacro, cura e generatività in una prospettiva non occidentale.
La mostra includerà una performance collettiva nata da un workshop partecipativo rivolto a donne del territorio. Durante il laboratorio, ciascuna partecipante è stata invitata a dare forma a una propria esperienza attraverso l’uso dell’argilla, materiale simbolico e terreno, impiegato come strumento di ascolto e condivisione. Le opere realizzate — testimonianze intime ma anonime — saranno presentate in mostra in una dimensione dialogica che coinvolge il pubblico in modo attivo.
La mostra di Giulia Cauti allo Spazio Iris sarà visitabile fino al 26 aprile.