A Milano, a pochi passi da Parco Sempione, l’opera radicale di Giuseppe Chiari e la pratica multidisciplinare di Luca Massaro convivono negli stessi spazi, quelli della galleria VIASATERNA. Due produzioni contemporanee che abbracciano il presente e il passato più recente esaltate per le loro peculiarità tanto singolari quanto dialoganti; due voci soliste, che, come in un brano musicale, cantano alternatamente o insieme, dando vita a “Duetto”, aperta al pubblico fino al 24 marzo.
Nata nel 2015 su iniziativa di Irene Crocco, la galleria rende omaggio all’immaginaria Via Saterna, descritta da Dino Buzzati tra le tavole di Poema a Fumetti. Un luogo protetto ed elegante, una white box da scoprire, la cui sequenza di ambienti permette la costruzione di percorsi articolati, che favoriscono la presenza di allestimenti ritmici e coinvolgenti.
Uno spazio espositivo che avvolge, affascina e accompagna l’incedere attraverso la selezione di numerose opere su carta e collage realizzate da Chiari tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90 e le tele metalliche ed esuberanti sculture di Massaro, tratte dal recente Dizionario Vol.1 (Art Paper Editions, 2023). Fil rouge, l’interesse per la contaminazione tra immagine e linguaggio e l’uso di tecniche di manipolazione per scindere il contenuto dal contesto, che vede i due artisti intraprendere un’indagine formale e semiotica sull’impatto visivo del testo scritto.
Spaziando tra composizioni musicali sperimentali, partiture e frasi che hanno caratterizzato la sua produzione più tarda, segnata dalla vicinanza al gruppo Fluxus, Giuseppe Chiari vede nell’interazione tra arte, musica, gesto e linguaggio la chiave per sbloccare una forma di esperienza spontanea e non condizionata e in ogni atto, segno o suono una parte integrante di ciò che è la vita nel suo sfaccettato complesso.
Per questo Chiari manipola, lavora, colora, graffia e trasforma le proprie partiture musicali in composizioni visive, non più da suonare ma da guardare e vivere, mentre la serie di opere successive cerca, attraverso frasi e frammenti di conversazione, un dialogo aperto con il pubblico, giocando con l’ironia e l’assenza di senso, incoerenza ed ambiguità.
Sotto gli stessi alti soffitti del piano superiore e le volte in mattoni del piano inferiore, convivono le opere di Luca Massaro, giovanissimo artista che pone al centro della propria ricerca il linguaggio in quanto forza paradossale e conflittuale. Due serie di 24 opere, dipinte a mano in bianco su sfondo nero riflettente che si accompagnano a soffici sculture dai colori accesi – un punto interrogativo adagiato sul pavimento e un punto esclamativo appeso alla parete a mo’ di punchball. Massaro esplora l’effimero panorama urbano e online, mettendo a nudo l’azione combinata della cultura contemporanea, dell’arte visiva, della comunicazione grafica e della pubblicità nel negoziare il valore culturale, sociale e politico delle immagini che incarnano la nostra visione collettiva.
Ipnotizzanti, le lightbox & e La notte. Quest’ultima, posizionata sul tetto del palazzo sede della galleria, funge da luminosa ed emozionante chiusura di una narrazione fondata su rimandi, associazioni, contrasti, costruzioni di significato, ma anche su una preziosa capacità: quella di riuscire a lasciar parlare le opere stesse.
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